In astrologia, Saturno ha molti significati: simboleggia la concentrazione, la spiritualità, la capacità di scendere a compromessi, ma anche la privazione e il senso del dovere. Il passaggio di questo pianeta nelle nostre vite è ciclico, e così gli effetti che l’astrologia gli attribuisce. La storia che racconta l’autrice Akane Torikai, intensa voce del manga contemporaneo, sembra voler fotografare l’ombra passeggera di questo pianeta nella vita di Ritsuko Kaji, protagonista del primo volume di Saturn Return, serie edita in Italia da Dynit manga.
Ritsuko ha scritto un romanzo diventato velocemente un best seller, “Il paese della siesta“, ma dopo questo primo successo sembra aver perso l’ispirazione e non ha più pubblicato né scritto nulla. Sono passati ormai alcuni anni dal suo romanzo d’esordio, ma Ritsuko sembra essersi adattata a una vita più tranquilla, fatta di cura della casa, noiosa routine quotidiana, e dimessa depressione da casalinga inquieta e insoddisfatta.
La monotonia della sua vita, viene spezzata però da un evento che, per quanto catastrofico, riesce a scuoterla dal torpore in cui sembrava essere caduta: Nakajima, suo vecchio amico cui sembra essere ispirato Aoi, protagonista de “Il paese della siesta”, si suicida poco prima di compiere trent’anni, evento preannunciato da una peculiare richiesta di lui. Nakajima aveva infatti chiesto a Ritsuko, anni prima dell’uscita del romanzo, di scrivere di lui e della sua vita, donandogli l’eternità letteraria, perché sapeva che sarebbe morto prima di raggiungere i trent’anni.
Ritsuko lo accontenta, assecondando il pericoloso gioco proposto dall’amico, e la sua morte la sconvolge. Le ricerche sulla vita di Nakajima sono supportate dal nuovo editor di Ritsuko che, affascinato dall’oscura e lunatica personalità della scrittrice, sembra volerla aiutare a cercare nuova linfa per i suoi libri.
Questo primo volume di Saturn Return è denso di avvenimenti, di personaggi, di emozioni, tanto che la lettura va affrontata “a tappe”, per assimilare al meglio ogni informazione. Temi impegnativi come il valore della perdita, le dinamiche di coppia spesso tossiche e nocive e la conoscenza della propria identità e dei propri limiti, vengono filtrati attraverso le lenti inizialmente opache e stanche della protagonista, che poi si fanno sempre più nitide al suo riacquistare di lucidità.
Le relazioni che Ritsuko instaura con gli uomini della sua vita, e in particolare con suo marito, con il suo amico Nakajima e con il suo nuovo editor sono uno specchio inquietante sullo spazio che le donne occupano nel mondo di Akane Torikai: si tratta di relazioni ossessive, opprimenti, velenose e al limite dello stalking ognuna a suo modo, e che logorano goccia a goccia la vita della giovane scrittrice.
La sfumatura più intrigante dell’opera è però quella che analizza il trittico opera d’arte-spettatore-autore, cercando di stabilire una gerarchia tra quale delle tre figure sia determinante nella costruzione e nella fruizione dell’opera. Chi è il vero autore dell’opera d’arte: chi la scrive, chi la ispira o chi la legge? Come può l’arte influenzare le azioni della vita “vera”? E quanto l’arte può garantire eternità ai suoi autori e protagonisti? La storia di Nakajima (Aoi ne “Il paese della siesta”), prima raccontata, poi letta da migliaia di persone e solamente infine vissuta dalla persona reale che ha ispirato il romanzo lascia una porta aperta, anzi, spalancata sul secondo volume della serie, dove Ritsuko continuerà le sue ricerche sulla vita dell’amico.
Il tratto di Akane Torikai è pulito ed elegante, sorprendente nella resa espressiva dei personaggi, ma l’innegabile maestria dell’autrice non riesce comunque ad alleggerire e a rendere agile la lettura, che rimane faticosa e molto stancante, in parte per al consistenza dei temi trattati, in parte a causa di una sceneggiatura di una staticità piuttosto fine a sé stessa. La storia non riesce a decollare, almeno in questo primo volume, e il lettore rimane soffocato dal claustrofobico mondo di Ritsuko.
Attendiamo il secondo volume della serie, in uscita a gennaio, confidando nel fatto che l’ombra di Saturno sia solo passeggera.
Un ringraziamento speciale a Dynit
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