Dynit porta in Italia Ankoku Shinwa – Il mito oscuro di Daijirō Morohoshi, un’opera bella corposa che si presenta come il tentativo di unire la mitologia giapponese al mondo contemporaneo.
L’idea di base è intrigante: Takeshi, un ragazzino apparentemente normale, presenta una stranissima cicatrice e sembra essere il prescelto per qualcosa di molto più grande. Tantissimi altri personaggi si uniscono a lui sulla scacchiera della trama, senza quasi mai comprende realmente le posizioni di ognuno: fino alla fine si resta con il dubbio riguardo a chi rappresenti il bene e chi il male in questa storia.
La vera svolta a livello di comprensione di Ankoku Shinwa si ha quando il lettore smette di porsi dei quesiti. Perché questo fumetto non segue i canoni della narrazione a cui noi europei siamo abituati e soprattutto non solo non fornisce alcun contesto, ma arriva quasi a non dare alcuna morale. Se da lettrice posso accettare l’assenza di questi due elementi credendo al mondo ideato da Daijirō Morohoshi, non posso però dire di non avvertire fortemente la mancanza di un approfondimento dei personaggi.
Insomma, la lettura è macchinosa e complessa: nonostante ci sia un glossario che aiuta nella comprensione di determinati termini, andare ogni volta alla ricerca del loro significato spezza completamente il ritmo della narrazione. Ad aumentare la difficoltà, si aggiunge il fatto che tutta la storia procede con le ali ai piedi, ogni avvenimento accade in modo sbrigativo e senza alcun preambolo.
Tantissimi elementi, decisamente fin troppi, impediscono alla storia di procedere in modo lineare e non aiutano il lettore a seguire un filo logico. La sensazione è quella di assistere impotenti a sprazzi della trama, con un cambio costante di punto di vista: non si rimane focalizzati su colui che dovrebbe essere il protagonista e attorno al quale ruotano tutti gli avvenimenti, ma vengono seguiti i personaggi più disparati.
L’opera ha uno stile lontano da quello moderno e purtroppo porta con sé il peso degli anni, perché un lettore attento e ormai abituato a fagocitare di tutto non riesce ad accontentarsi di un racconto del genere, in cui le emozioni scaturite sono ben poche, la trama è fumosa e a mio parere incompleta (perché lascia tantissimi punti irrisolti) e non permette di empatizzare con i personaggi principali. Graficamente però mantiene un suo fascino intrinseco.
Sicuramente Ankoku Shinwa – Il mito oscuro sarà molto apprezzato dai lettori di vecchia data e da chi già conosce l’autore, per tutti gli altri però risulterà difficile riuscire ad approcciarsi a questo fumetto e a godere della sua lettura. Non sono convinta che l’opera pubblicata da Dynit rappresenti una carta vincente in questo caso, ma io mi rimetto nella fetta di pubblico che non ha una certa età e un determinato background per poterlo apprezzare come dovrebbe.
Un ringraziamento speciale a Dynit Manga
Commenta per primo
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano le Norme sulla Privacy e i Termini di Servizio di Google.