Negli ultimi anni sempre più cartoni animati stanno iniziando ad essere inclusivi e a trattare tematiche LGBTQ+. Tra questi spiccano sicuramente Steven Universe e She-Ra, ma a far parlare di sé più di recente è stata The Owl House, la prima serie animata targata Disney ad avere una protagonista bisessuale, da poco arrivata anche in Italia su Disney+.
The Owl House, realizzata da Dana Terrace (sceneggiatrice di Gravity Falls e regista del reboot di Ducktales), ha come protagonista Luz Noceda, una ragazzina latinoamericana con una fervida immaginazione, emarginata per le sue bizzarrie che la mettono spesso nei guai a scuola. La madre, preoccupata per l’incapacità della figlia di adeguarsi alle regole della società, decide di iscriverla ad un campo estivo correttivo dall’accattivante nome “Think in the Box” (“pensa secondo gli schemi”). Luz però, invece di prendere l’autobus diretto al campo, decide di inseguire un gufo che le ha rubato il suo libro fantasy preferito e si ritrova, come una moderna Alice, in un mondo magico abitato da mostri e creature bizzarre: le Isole Bollenti.
Qui la giovane fa la conoscenza di Eda la donna gufo, una potente strega ricercata in tutto il regno, e di un piccolo e adorabile demone di nome King. I due le promettono di riportarla a casa in cambio del suo aiuto per una missione che solo un umano può svolgere, ed è proprio con questa pericolosa avventura che Luz capisce che i suoi due nuovi amici non sono altro che degli emarginati come lei, quindi decide di restare con loro per diventare una strega grazie agli insegnamenti di Eda.
Nelle Isole Bollenti Luz comprende di non essere sola e impara una lezione importante sin dalla prima puntata: “Gli strambi devono restare uniti“, un inno alla diversità e al non conformarsi alla “normalità” imposta dall’alto, in questo caso dall’Imperatore Belos. Infatti nel corso della prima stagione la piccola Luz legherà con ragazzini simili a lei come Willow e Gus, suoi compagni della scuola di magia Hexside, e cercherà di conquistare l’amicizia di Amity, una giovane e promettente strega che tende a comportarsi come una bulla. Personalmente ho amato come si sia sviluppato il loro rapporto, sebbene sia un espediente narrativo molto usato quello dei rivali che poi diventano amici.
La prima stagione è composta da 19 episodi della durata di 20 minuti circa. Ogni episodio è autoconclusivo, anche se comunque ci sono dei collegamenti che mandano avanti la trama, soprattutto avvicinandosi verso il finale di stagione che è diviso in due episodi. The Owl House a volte sembra seguire quelli che sono i cliché tipici dei racconti fantasy per adolescenti, ma in realtà spesso e volentieri si rivela una grande parodia del genere e non mancano citazioni ad altri prodotti nerd e fantasy, come Il castello errante di Howl, Harry Potter o giochi di carte collezionabili come Magic.
Nonostante i cliché tipici del fantasy, la trama è intrigante e i personaggi sono talmente scritti bene che è impossibile non affezionarsi a loro e magari ritrovarsi in alcune loro caratteristiche. Il desiderio di fare binge watching aumenta in modo crescente, specialmente quando inizia a prendere forma la storia e iniziano ad aumentare i misteri e i dettagli sul passato di Eda.
L’animazione 2D come ci si aspetterebbe da un prodotto Disney è curata nel dettaglio, dall’espressività comica dei volti all’epicità dei duelli di magia. I personaggi hanno un aspetto accattivante e si vede l’influenza di Gravity Falls nel character design di quelli più bizzarri e mostruosi, come il bambino dell’asilo, la cui testa è una bocca con denti aguzzi e nonostante tutto risulta adorabile con la sua voce cavernosa. A colpire in questa serie animata sono proprio creature terrificanti e strane di questo tipo: il brutto qui diventa bello e divertente, mentre quello che apparentemente è bello e buono potrebbe rivelarsi un inganno, una lezione che Luz apprenderà fin da subito a sue spese.
E adesso è arrivato il momento di parlare della tanto discussa bisessualità della protagonista. Confesso che quando ho saputo dell’uscita di The Owl House ho provato due sentimenti contrastanti: da una parte la gioia, perché finalmente veniva portata la bisessualità in un cartone e a rappresentarla sarebbe stata la protagonista anziché un personaggio secondario, dall’altra il timore che si potesse trattare di una rappresentazione stereotipata dovuta a una mera strategia di marketing da parte di una grande azienda come la Disney. Fortunatamente non è stato così.
Innanzitutto va detto che Luz non parla mai della sua sessualità e non viene mai usata la parola bisessuale, semplicemente avviene tutto in modo molto naturale, la si vede nei primi episodi arrossire per le attenzioni che riceve da un ragazzo (l’eroe muscoloso e stereotipato con la benda sull’occhio) e poi eccola più avanti che prova le sensazioni della prima cotta adolescenziale per una ragazza, ma senza che il loro rapporto sia forzato. Particolarmente emozionante è la scena del ballo tra le due ragazze, dove si vede la loro sintonia e, per citare Star Lord dei Guardiani della Galassia, “C’è del non detto” tra loro.
Quindi anche se la Disney avesse accettato la richiesta di Dana Terrace di avere una protagonista bisessuale solo per attirare una fetta di pubblico queer, possiamo dire che almeno è una buona rappresentazione che aiuta sicuramente gli spettatori più giovani a sentirsi inclusi e non sbagliati per i sentimenti che provano.
In generale tutta la serie promuove l’inclusione e la valorizzazione delle diversità. Luz nel mondo umano non ha amici ed è emarginata per le sue stranezze, ma nelle Isole Bollenti trova un suo posto anche se è un’umana e come tale non potrebbe imparare la magia come le altre streghe. Inoltre grazie al suo carattere socievole ed estroverso riesce ad aiutare altri ragazzi etichettati come strani o incapaci a trovare la propria strada e valorizzare le proprie capacità, dimostrando così che non c’è un unico modo di fare le cose e che ognuno è unico e speciale così com’è.
Ho particolarmente apprezzato il fatto che venga valorizzata l’identità latina di Luz e della madre, con loro che ogni tanto parlano in spagnolo proprio come farebbero nella realtà una madre e una figlia latinoamericane. Questo aspetto è stato mantenuto anche nel doppiaggio italiano, il cui adattamento nel complesso mi è piaciuto molto, anche se inevitabilmente nella traduzione si perdono alcuni giochi di parole molto divertenti.
Da bambina avrei sicuramente voluto guardare qualcosa come The Owl House, un cartone di cui avrebbe avuto tanto bisogno anche la me adolescente che ogni tanto si sentiva diversa a causa delle sue passioni.
La serie è capace di far ridere parecchio con la sua continua parodia al mondo fantasy, ma sa anche emozionare e far riflettere, il tutto con una storia coinvolgente che non vedo l’ora di continuare a seguire, soprattutto dopo l’incredibile finale di stagione ricco di colpi di scena. Se amate l’animazione e il fantasy credo proprio che questa aspirante strega possa fare al caso vostro, sia che facciate parte della comunità LGBTQ+ sia che siate dei maschi bianchi etero cis.
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