Dopo ben nove settimane di attesa, trepidazione, sconvolgimenti, emozioni e teorie fantascientifiche, WandaVision si è conclusa, dando così il via a una nuova fase storica dei Marvel Studios: quella in cui eventi che normalmente si sarebbero svolti offscreeen vengono raccontati e inseriti nel canon dell’universo cinematografico. In realtà ci avevano già provato con Agents of SHIELD, ma con scarso successo, mentre con questa prima serie, The Falcon and the Winter Soldier e Loki (tutte del 2021) l’approccio è molto più strutturato.
La Disney in questo caso ci ha visto lungo e non ha disatteso le promesse fatte, regalandoci una delle migliori serie mai concepite per le piattaforme streaming. Se non avete ancora visto WandaVision e siete sopravvissuti ai numerosi spoiler, potete stare tranquilli e godervi la lettura senza paura, altrimenti, se come me avete seguito settimana dopo settimana le vicende della coppia più chiacchierata del Marvel Cinematic Universe, spero troverete interessanti alcuni punti che andrò a esporre.
Partiamo dal principio: sappiamo tutti che Wanda è ritornata in vita, dando una bella strigliata a Thanos durante la battaglia finale di Endgame, mentre di Visione, privo ormai della Gemma della Mente, non è rimasto che un corpo in vibranio senza vita. Come nulla fosse, però, WandaVision inizia con questa coppietta felice che in perfetto stile sitcom anni ’50, con tanto di bianco e nero, si dirige verso la propria casa dei sogni nella cittadina di Westview, nel New Jersey.
Puntata dopo puntata seguiamo le vicende dei due protagonisti alle prese con una “tranquilla” vita di periferia e scopriamo un po’ alla volta segreti che li circondano, segreti che via via si fanno sempre più fitti e ingarbugliati. Con il susseguirsi delle puntate assistiamo anche a un excursus sulla storia delle sitcom americane, con un citazionismo mai becero e sempre intelligente. Partendo dagli anni ’50 (come già accennato) con uno stile che ricalca Vita da Strega e il Dick Van Dyke Show, proseguiamo lungo il continuum che va da La famiglia Bradford fino a Malcom in the Middle e Modern Family.
All’inizio può sembrare tutto un po’ confusionario, ma alla fine tutti i nodi vengono al pettine, con una spiegazione più che plausibile di quanto visto. Questo avviene in particolare nell’episodio 8, tanto criticato perché definito “uno spiegone” meno in linea con il resto delle puntate, critica che mi trova in disaccordo visto che in soli 9 episodi ci viene detto molto di più di ciò che pensavamo di sapere, e vengono poste sotto una nuova luce questioni del passato che davamo per assodate, come i poteri di Wanda. Il classico “episodio chiarificatore” quindi si inserisce alla perfezione in un contesto del genere.
La Disney ha voluto osare, riuscendo alla grande nel suo intento, grazie anche alle magistrali interpretazioni dei protagonisti, in particolare Elizabeth Olsen e Kathryn Hahn. La Olsen, già due spanne sopra le sorelle al suo esordio come Wanda in Age of Ultron, qui ci lascia di stucco, regalandoci una performance sublime e portando sullo schermo una versione di Scarlet Witch mai vista nei fumetti. Kathryn Hahn invece è la vera sorpresa della serie, sia per il personaggio da lei interpretato, sia per la sua frizzante e poliedrica performance. Caposaldo sempre affidabile è Paul Bettany, questa volta meno impostato e robotico, che porta in scena un Visione tutto “nuovo”.
Insieme a loro ritroviamo volti noti come Kat Dennings, che riprende i panni di Darcy Lewis, e Randall Park, conosciuto nel MCU come l’agente Jimmy Woo; abbiamo anche un ritorno dal passato con Monica Rambeau (interpretata da Teyonah Parris) che ci collega ad un’altra grande supereroina (ahimè bistrattata): Captain Marvel.
Come accennato in precedenza l’interpretazione di Elizabeth Olsen è stata una vera sorpresa, poiché è riuscita a comunicare in modo straordinario tutte le sfaccettature del suo personaggio che vengono presentate nel corso della serie. Posso azzardare dicendo che finalmente abbiamo conosciuto la vera Wanda, che come la sua controparte fumettistica si trova ad affrontare un grave lutto. Questo lutto viene eviscerato e risolto nelle sue varie fasi con l’avanzare delle puntate: si parte con una completa negazione della verità, si va dalla rabbia alla contrattazione, si passa per la depressione fino ad arrivare all’accettazione.
Gli sceneggiatori non hanno lasciato nulla al caso, come del resto accade in molti film Marvel, nei quali vengono disseminati piccoli indizi che poi conducono alla strada principale. In WandaVision si sono spinti anche oltre, riempiendo la serie di easter egg e portando i fan ad elaborare le teorie più assurde, che come accade quasi sempre in questi casi si sono rivelate tutto fumo e niente arrosto, anche se con mio sommo dispiacere su alcune cose.
Molti però stanno facendo l’errore di giudicare negativamente la serie solo perché hanno visto disilluse le proprie congetture: conosciamo i Marvel Studios da oltre un decennio ormai e sappiamo che spesso si burlano delle teorie della loro fanbase, troppo legata ai fumetti. WandaVision si discosta quel tanto che basta per essere indipendente dalla carta stampata, senza però dimenticare le sue origini, che vengono spiegate in maniera del tutto originale.
Da un punto di vista scenografico e narrativo, la Disney ha decisamente alzato l’asticella per quel che riguarda i suoi contenuti originali per Disney+. Da quanto avevano riportato alcune interviste fatte al regista Matt Shakman, ci saremmo trovati come davanti a un film di 4 ore, e così è stato. Qualitativamente è tutto al livello di una produzione cinematografica.
WandaVision non solo ha dato inizio alla fase 4 del Marvel Cinematic Universe, ma ha anche posto le basi per una nuova tipologia di miniserie per Disney+, che potrebbero benissimo essere racchiuse in un lungometraggio. C’è da chiedersi se The Falcon and the Winter Soldier e Loki saranno altrettanto all’altezza delle aspettative.
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