Con grande astuzia, 2 anni fa SNK decise che l’apprezzata e storica serie Samurai Shodown meritasse un’ulteriore incarnazione e portò su console e PC un buonissimo picchiaduro strategico all’arma bianca. Il titolo fu particolarmente apprezzato, soprattutto perché andava sapientemente a colmare il buco lasciato dai fighting game più recenti, meno orientati al combattimento lento, tattico e ragionato. All’appello mancava solo la versione Xbox Series X, oggetto della mia prova, capace di lanciare fluidamente il titolo a 120 fps.
Questa nuova edizione di Samurai Shodown, al netto della miglioria tecnica sopramenzionata, ripropone lo stesso pacchetto pubblicato originariamente. Sebbene il roster di partenza conti, tra personaggi già conosciuti ai fan della serie e nuovi ingressi, ben 16 lottatori ottimamente e splendidamente caratterizzati e differenziati, mi aspettavo che questa versione proponesse, di base, anche i lottatori che in passato hanno fatto parte del Season Pass.
Parliamo di un gioco non più recentissimo e ritengo che sarebbe stato ben più opportuno portare sulla console current gen di casa Microsoft un titolo contenutisticamente più importante. D’altro canto, fa piacere notare l’apertura di SNK allo Smart Delivery e, pertanto, tutti i possessori di una copia di Samurai Shodown per Xbox One riceveranno l’upgrade sul sistema X|S.
Chiunque decidesse di regalarsi una copia di Samurai Shodown troverà ad attenderlo un gameplay dalla formula avvincente e strategica, come da tradizione per la serie. Quest’ultimo capitolo pesca a piene mani dall’eredità dei titoli precedenti e, a più di 10 anni dalla pubblicazione del suo predecessore, è capace al contempo di perfezionarne e attualizzarne il gameplay. La mappatura dei tasti di Samurai Shodown è di una semplicità sconvolgente: i quattro tasti frontali, infatti, attivano gli attacchi di tipo leggero, medio e pesante oltre che il calcio. Che ci crediate o meno, i comandi sono semplicemente questi, easy to play, difficult to master.
Ai dorsali sono dedicate pratiche combinazioni dei pulsanti frontali oltre che la presa, utile solo a spezzare la guardia dell’avversario, e il pulsante per attivare la “rabbia“. Quest’ultima va impiegata tatticamente, visto che ad ogni giocatore è data la possibilità di un solo utilizzo per partita. Con essa si potrà o sferrare un potentissimo fendente o tentare di disarmare l’avversario lasciandogli, come ultima ancora di salvezza, il combattimento a mani nude.
I match di Samurai Shodown, che siano online contro un altro giocatore, contro l’IA o, ancora meglio, in una sessione couch-multiplayer, sono intensissimi e adrenalinici. Scegliere un attacco pesante nel momento sbagliato lascerà una finestra di attacco ghiottissima per l’avversario che sarà capace di sfruttarla. Il sistema di parry imbastito da SNK dona, inoltre, ancora più profondità strategica ai combattimenti, che sebbene ad un giocatore disattento possano sembrare lenti e macchinosi, metteranno a dura prova i giocatori più esperti e attenti al dettaglio.
Se a tutto ciò aggiungiamo le già menzionate tecniche di disarmo e la grande differenziazione esistente tra i personaggi, risulta chiaro quanto intelligente e al contempo inusuale sia stato l’approccio degli sviluppatori. Dimenticatevi pertanto combo automatiche alla Dragon Ball: FighterZ o il caos caciarone che può raggiungere Super Smash Bros: Ultimate. In Samurai Shodown vincerà sempre e solamente il lottatore più astuto, freddo, paziente e dai riflessi migliori.
Il gioco vanta una direzione artistica particolarmente ispirata. I modelli dei personaggi ricordano lo stile già delineato dagli ultimi titoli della serie Street Fighter, ma con un cel-shading ancora più accentuato e anche dal sapore più fumettoso sulle ombre e sui contorni. Le ambientazioni presenti, quasi tutte inerenti al Giappone, sono ricche di dettagli e colori, con fogliame, personaggi e animali che si muovono sullo sfondo e contribuiscono ad aumentare l’immersività, creando un impatto grafico personale e degno di nota. Le musiche non fanno gridare al miracolo, ma accompagnano degnamente quanto mostrato sullo schermo.
Dove Samurai Shodown pecca (e mostra la sua ingiustificabile vetustà) è nei filmati e, in generale, nel creare interesse sulle vicende dei personaggi e sulla trama. Intraprendendo la canonica modalità “storia”, infatti, si assisterà ad una sequela di immagini statiche con una voce fuoricampo che racconta noiosamente le vicende. Nell’epoca videoludica contemporanea un approccio simile risulta insoddisfacente, soprattutto se confrontato a quanto realizzato dai concorrenti. Un’occasione persa vista l’ottima caratterizzazione dei personaggi.
Dispiace inoltre constatare quanto povero sia il pacchetto ludico in generale. Accanto alle modalità presenti (ovvero storia, allenamento, versus online e locale) c’è ben poco altro da fare e, anche in questo senso, il paragone con i piacchiaduro più recenti diventa impietoso. Valutare pertanto la longevità di un titolo come Samurai Shodown diventa arduo e starà all’eventuale acquirente capire o meno quanto tempo potrebbe passarci su.
Non è difficile immaginare centinaia di ore davanti allo schermo per i giocatori che vorranno affrontare tornei online o con i propri amici, giocando spalla a spalla nel tentativo di perfezionare sempre di più la propria tecnica. Allo stesso modo, chi avrà intenzione di giocarlo soprattutto in single player, magari con la semplice idea di godersi una scazzottata, dovrebbe guardare altrove.
Samurai Shodown è un picchiaduro di qualità che saprà far gioire i giocatori in cerca di sfide strategiche e intense. SNK è stata capace di creare un gameplay semplice ma al contempo profondo e tattico, prendendosi una fetta di mercato lasciata colpevolmente scoperta dai concorrenti. Delude però sotto il piano contenutistico.
Special thanks to SNK
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