Sapevate che esiste un particolare tipo di cuscino, molto costoso, ma anche inimmaginabilmente comodo, che deve il suo nome a un pesce? Molto tempo fa infatti, in un pescosissimo paesino del Giappone, gli abitanti usavano dormire proprio su un pesce, il “pillowfish“, che sembrava adattarsi perfettamente alla forma e alle esigenze dell’assonnato interessato. Successivamente, visto che i pesci, ahimè, si rivelarono essere dei guanciali usa-e-getta, si optò per dei surrogati che ne replicavano le qualità.
Ora, non sappiamo se questa storia sia vera – io spero di no! –; quello che è sicuro invece è che dalla fantasia di panpanya non ci sorprendiamo di veder uscire le storie più strampalate!
Panpanya Works, la collana iniziata da Star Comics con An invitation from a crab (pubblicato in Italia nel 2020) e dedicata all’artista giapponese panpanya, trova il suo seguito in Pillowfish (2021), nuova raccolta di storie che segue la scia lasciata dal primo volume.
La prima raccolta iniziava con la corsa della minuta protagonista dietro a un granchio gigante, che la conduceva in luoghi inesplorati della città dove aveva sempre vissuto, permettendole di guardare tutto con occhi diversi, avidi di scoperta. “Sono nei pressi di casa mia” diceva “eppure mi sembra di vedere tutto con occhi nuovi. Forse perché sto seguendo un granchio”. E le storie si facevano sempre più assurde e costellate di personaggi mascherati o zoomorfi.
La seconda raccolta, Pillowfish, si concentra su questa dimensione dell’esplorazione e dell’osservazione del mondo, sia attraverso racconti a fumetti sia attraverso estratti di diario dell’autrice (o autore, non si sa), che sembrano essere strappati direttamente dal flusso di coscienza che ci assale quando siamo sovrappensiero. Le epifanie di panpanya generano a volte veri e propri haiku a fumetti, della lunghezza di poche strisce, capaci di condensare una sensazione o l’impressione di un attimo in maniera fresca e allo stesso tempo intimista, come in Guardare le stelle, racconto di appena una pagina in cui due amici in campeggio contemplano il cielo notturno e trovano poi ristoro in qualcosa di caldo da mangiare.
Altre volte invece seguiamo la protagonista in viaggi infiniti nei sotterranei della città alla ricerca di “pizza-man” (variante alla pizza del nikuman, fagottino ripieno di carne) leggendari, o in peregrinazioni al limite della fantascienza in cui si immerge in un mondo abissale ignoto al popolo della superficie, che spaccia “pesce vegetale” al fine di mettere un punto alla crudeltà della catena alimentare.
Qualsiasi sia la loro lunghezza o il loro argomento, in ognuna delle storie o degli appunti di panpanya traspare una filosofia delicata che racchiude una visione del mondo straniante e mai banale, capace di partire dall’osservazione degli oggetti che fanno parte della vita di tutti i giorni e portarci fin sulle nuvole, dove alloggia l’acqua che una volta era negli abissi più profondi degli oceani, in attesa di una nuova vita.
La lettura di ogni racconto meriterebbe una pausa riflessiva accompagnata dalle più sofisticate tecniche di meditazione… o forse no. Forse il segreto sta nel prenderli proprio così come sono: apparentemente distratti e trasognati, ma capaci di farci scorgere il seme ultimo della realtà.
Un ringraziamento speciale a Star Comics
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