I Mitchell contro le macchine

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L’ipotesi che un giorno l’intelligenza artificiale possa spingersi al punto da mettere in pericolo l’umanità ispira da decenni chi scrive di fantascienza e, facendosi sempre più sofisticate le tecnologie, ha iniziato anche ad essere presa seriamente in considerazione da menti illustri. Abbiamo assistito gradualmente all’evoluzione degli assistenti vocali su smartphone, ora li ritroviamo in dispositivi casalinghi in grado di gestire la domotica, e un giorno forse arriveranno in ogni elettrodomestico o in dei veri e propri robot umanoidi, ma cosa faremmo se all’improvviso si rivoltassero contro di noi?

È proprio questo che accade nel nuovo film d’animazione Netflix I Mitchell contro le macchine, e la sgangherata famiglia Mitchell, che ne è protagonista, di base non ha la minima idea di come affrontare la situazione. Nonostante gli attriti, però, sarà proprio l’unione dei loro caratteri completamente diversi a tirarli fuori dai guai.

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Facendo un passo indietro, prima che abbia inizio l’apocalisse robot il film ci dà modo di conoscere per bene ogni membro della famiglia, concentrandosi principalmente su Katie Mitchell, teenager super creativa e appassionata di videomaking, che non vede l’ora di andare al college per fare delle sue passioni un lavoro e soprattutto per allontanarsi dal padre. Rick Mitchell infatti è un uomo totalmente antitecnologico, che preferirebbe vivere nei boschi costruendo ogni cosa di cui ha bisogno con le proprie mani, una visione del mondo totalmente opposta a quella di Katie. Ciascuno dei due si rifiuta categoricamente di comprendere l’altro e questo li porta spesso a discutere; praticamente lo scontro generazionale tra Baby Boomer e Gen Z che viviamo nella realtà.

Tra questi due poli opposti troviamo la signora Linda Mitchell, maestra di scuola elementare che vorrebbe sempre far andare tutti d’accordo e straordinariamente protettiva verso i propri cari, e il piccolo Aaron Mitchell, grandissimo appassionato di dinosauri e unico membro della famiglia ad essere in perfetta sintonia con Katie. Al di sopra delle parti poi c’è l’adorabile ed esilarante carlino Monchi, amato da tutti e con un ruolo sorprendentemente fondamentale nella lotta ai robot. Se qualcuno lo ritenesse la vera star del film non avrei niente da ridire.

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La storia è tutto sommato semplice (ma non per questo banale) e serve più che altro a portare in scena i fantastici protagonisti, focalizzandosi sul modo che hanno di rapportarsi tra di loro e con un mondo super tecnologico. Ci si affeziona facilmente ai Mitchell, perché al netto di tutto rappresentano proprio una famiglia comune nella quale è possibile identificarsi. Proprio per questo, al termine della visione il film lascia anche un po’ da pensare sui rapporti che abbiamo con i nostri genitori o figli, e gli sforzi che facciamo per comprendere il loro punto di vista.

Ho apprezzato molto anche la naturalezza con cui vengono mostrate le persone alle prese con la tecnologia moderna: in questi casi è facile scadere in stereotipi che vedono agli estremi personaggi totalmente ossessionati dai computer o dei veri e propri cavernicoli, molti sceneggiatori in tal senso sembrano essere rimasti agli anni ’90, mentre qui è tutto scritto con piena consapevolezza dei tempi in cui viviamo, del ruolo che ricopre davvero la tecnologia (quando non vuole eliminarci) e di quanto i meme facciano ormai parte del modo in cui comunichiamo quotidianamente.

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Il più grande punto di forza del film tuttavia risiede nel suo sano e abbondante umorismo. Se c’è qualcosa che sul lungo periodo difficilmente scorderò de I Mitchell contro le macchine è l’avermi fatto ridere di continuo dall’inizio alla fine, e il bello è che le trovate brillanti ed esilaranti delle quali è intriso non si rivolgono a un pubblico specifico, parlano un linguaggio universale, in grado di far presa in egual misura su adulti e giovanissimi. In particolare le gag con il sempre spaesato Monchi sono irresistibili.

Tutto ciò è ulteriormente rafforzato da uno stile grafico fresco e accattivante, con animazioni 2D che irrompono spesso nella CGI tra scarabocchi e follie di ogni sorta, ricordando piacevolmente i viaggi mentali in forma di cartone animato di Lizzie McGuire. Per l’ottima riuscita del film anche dal lato visivo penso sia stato determinante il coinvolgimento nella produzione di Phil Lord e Christopher Miller, già produttori dello straordinario Spider-Man: Un Nuovo Universo che nel 2018 aveva incantato il pubblico con uno stile originalissimo. Non a caso sono entrambi film Sony, anche se in questo caso la distribuzione è stata data a Netflix.

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I Mitchell contro le macchine è incredibilmente spassoso, scritto con grande intelligenza e con evidente voglia di divertirsi e creare qualcosa di bello. Si tratta di un film d’animazione davvero per tutti, comprensibile e apprezzabile da chiunque su ogni livello. Se potete, vi consiglio di guardarlo tutti insieme in famiglia, perché potrebbe rappresentare un bellissimo momento di aggregazione tra grandi e piccini, in cui farsi delle sane risate e, perché no, cercare di aprirsi almeno un po’ gli uni con gli altri, guardando oltre il muro delle convinzioni che divide ogni generazione.

RocketSimoon Articoli
Appassionato di film e videogiochi da quando c'erano ancora videocassette e floppy disk, da meno tempo anche di serie tv. Sono curioso per natura e per questo non specializzato in un unico genere, ma tendo a preferire horror, thriller e azione.

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