Vivere nel nome dell’unità e della comunione di tutte le menti per progredire fino a diventare quasi “perfetti” è un’idea meravigliosa, potenzialmente anche applicabile; ma quasi nulla può essere al 100% gratuito, e le utopie sono i progetti che hanno sempre il costo più alto.
Continua il viaggio attraverso gli USA iperbolici e scombussolati di Undiscover Country con il volume 2 – Unità! Per chi non sapesse di cosa si tratta, rimando all’articolo dove parlo sia della serie in generale che del primo volume, che comprende estratti da un’intervista al disegnatore Giuseppe “Cammo” Camuncoli, co-creatore del fumetto insieme a Scott Snyder e Charles Soule. Avverto anche che parlando della trama ci saranno possibili spoiler sul capitolo precedente, quindi a maggior ragione vi sprono a recuperare recensione e lettura prima di andare avanti con questo. Ve lo assicuro, non ve ne pentirete.
Il volume 2 inizia (e sarà poi intervallato) con qualche scena nel passato, dove si mostra come i neo Stati Uniti d’America si siano organizzati dividendosi in tredici zone, tante quante le prime colonie, contraddistinte da un particolare valore etico e con dei rappresentanti che se ne fanno portavoce. Gli scienziati di Aurora, “intelligenza artificiale” con la quale si è riuscita a creare questa e altre soluzioni per far sopravvivere quei luoghi dopo l’isolamento, si rendono però conto che alcune zone stanno facendo il comodo loro sfruttando di più risorse di quelle pattuite o svolgendo ricerche non previste, che porterebbero lontano dalla soluzione sviluppata dal super computer. Come aveva previsto il Sam Elgin del passato, le conseguenze a lungo andare sarebbero state catastrofiche.
Ed è proprio al Sam Elgin incontrato nella zona Destino che ci ricolleghiamo, sfortunatamente deceduto, e con i nostri protagonisti a bordo del treno che li sta portando in una nuova area, dopo aver deciso di proseguire anche se potevano scappare tornando a mani vuote. Tuttavia, appena usciti dalla galleria vengono attaccati da delle strane fasce che sbucano dal terreno completamente bianco, e sembra che non abbiano via di scampo; in modo totalmente inaspettato vengono salvati però da Sam Elgin, colui che credevano morto e il cui cadavere era con loro nel treno in cui viaggiavano.
Da qui abbiamo una delle più incredibili rivelazioni: per motivi ancora ignoti vi è una sua copia per ogni zona, tutte con una memoria condivisa; inoltre, pare che il tempo scorra diversamente non solo tra gli USA e il resto del mondo, ma allo stesso interno di ogni zona. Nella fattispecie, la zona Unità è un’utopia futuristica cent’anni avanti nel tempo dove, grazie allo sfruttamento dell’energia della mente e della collaborazione, chiunque può realizzare i propri sogni o fare cose impossibili, come creare oggetti dal niente con la forza del pensiero o incontrare i propri cari deceduti anni or sono grazie alla memoria condivisa di chi li ha conosciuti.
Proprio in quest’ultimo modo Charlotte e Daniel hanno modo di incontrare e parlare con i loro genitori, che erano tra le altre cose parte del gruppo di ricerca di Aurora; nel frattempo i diplomatici Janet e Chang si fanno raccontare dalla Dottoressa Naira Jain, la governatrice del luogo, come viene amministrato il tutto e come prenderlo a modello, ed Ace e Valentina vanno in giro per carpire ogni informazione possibile. Saranno proprio loro a scoprire per primi allucinanti verità, mentre l’antagonista del primo capitolo, L’uomo del Destino, si infiltrerà come un virus in quel territorio che non gli appartiene. Cercherà vendetta o aspira a qualcos’altro?
Non mi dilungo oltre, ma poso riconfermare tutto ciò che ho già detto in precedenza: disegni incredibili, uso magistrale dei colori (cosa buffa da dire, dato che in questo capitolo prevalgono il bianco e le sue sfumature) e del lettering, plot twist sconvolgenti e battute che lasciano profondamente il segno, specie quelle di personaggi come Sam, Naira e L’uomo del Destino.
In poche parole, Undiscovered Country 2 mantiene alta l’asticella della qualità su tutti i fronti. Spero che la serie continui su questa strada e aspetto trepidante il prossimo volume.
Un ringraziamento speciale a SaldaPress
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