Grix e il suo equipaggio non avevano mai considerato l’idea di diventare eroi e di guidare una rivoluzione, e proprio per questo – alla fine del primo volume de Il Regno Invisibile – abbiamo lasciato la Sundog in fuga, senza un preciso piano o scopo; o meglio, l’unico obiettivo ben chiaro a Grix è senz’altro quello di proteggere l’equipaggio e, soprattutto, il fratellino. Anche per questo farsi coinvolgere in una rivolta non è certo un piano allettante. I guai però sembrano non mancare mai e nel secondo volume della serie – Oltre i limiti – li ritroviamo mentre tentano di sopravvivere nascosti nell’ombra, piegandosi alla necessità di chiedere aiuto al popolo di Vess – con il quale però la ragazza non è in buoni rapporti.
Nel volume 1 infatti abbiamo scoperto che, per intraprendere la via della Rinunzia, Vess ha troncato i rapporti con la famiglia e il suo popolo, essendo vista come una traditrice delle loro tradizioni. Nonostante questo, Grix riesce a convincere i Rooliani a dare una mano alla Sundog; una vittoria che dura ben poco, perché incappano in una nave di rottamatori – niente più che pirati dello spazio – che prendono subito in ostaggio la nave con tutto l’equipaggio, nel tentativo di accumulare qualche soldo dalla rivendita dei materiali rubati. Il loro capo, Turo, sembra essere a conoscenza dell’impresa di Grix e dei guai in cui si trova, e cerca di arruolarla tra le sue fila ricordandole che la potente Lux la sta cercando e non avrà pace finché non avrà distrutto lei e il suo equipaggio. Cosa deciderà di fare il cocciuto capitano della Sundog pur di salvare suo fratello e i suoi amici?
Con Oltre i limiti G. Willow Wilson sembra volersi prendere una pausa dalle rivoluzioni e dai grandi avvenimenti appena accennati in precedenza; ci porta mentalmente lontano e crea un’avventura a trama verticale con l’evidente intento di tenere il lettore con il fiato sospeso e aumentare l’hype sul plot principale. Una mossa intelligente se si pensa ad una pubblicazione corposa – non limitata a pochi volumi –, che quindi deve necessariamente prendere in considerazione l’idea di introdurre qualche avventura one-shot all’interno della macrotrama; questo non stona affatto, dal momento che gli avvenimenti del primo volume sono sempre tenuti in considerazione in ogni dialogo tra i protagonisti dell’avventura sci-fi, e dunque non si crea una frattura troppo grande rispetto la trama principale, come può succedere molto spesso quando – soprattutto nelle serie animate – si inseriscono dei filler per poter allungare il brodo.
In questo secondo volume si crea piuttosto un mini arco narrativo che corre lungo tutto il volume, ma costantemente innervato delle preziose informazioni acquisite durante la lettura precedente; il lettore ha inoltre il vantaggio di poter approfondire meglio i personaggi, capire qualcosa in più sui legami tra i membri dell’equipaggio e il modo in cui si rapportano tra loro, e comprendere anche il loro modo di reagire e pensare. Nonostante la piccola pausa, quindi, il volume si dimostra prezioso proprio per la conoscenza che Wilson ci fornisce dei protagonisti. Tuttavia nel finale, grazie a degli ottimi set-up and pay-off, Wilson torna in carreggiata e ci lascia con un bel cliffhanger che si riallaccia alla trama principale dell’opera, confermando anche un’ottima capacità narrativa che si rivela proprio nei dettagli e nell’abile costruzione della suspense.
Graficamente il volume migliora la già ottima media del suo predecessore, con colori sempre più brillanti e uno stile piuttosto stilizzato, ma decisamente più chiaro del primo volume. Sono senz’altro pochi e semplici tratti quelli che vanno a delineare i personaggi o gli oggetti, ma a differenza di quanto visto fin qui – forse complice anche la familiarità ormai creatasi con il fumetto – è senz’altro più facile destreggiarsi tra i vari personaggi e comprendere meglio le vicende illustrate.
Uno stile – quello di Christian Ward – semplice ma mai sciatto, efficace nel suo voler sottolineare la confusione che aleggia in tutta la galassia in cui si muove la Sundog, e quella che forse poteva essere la piccola e unica pecca dell’opera, si trasforma piuttosto in un punto di forza e un significativo marchio di fabbrica.
Il Regno Invisibile dimostra dunque di potersi migliorare e di saper catturare l’attenzione del lettore grazie alle ottime capacità narrative dell’autrice, G. Willow Wilson, senz’altro tra le più abili del panorama attuale.
Un ringraziamento speciale a Magic Press
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