Si dice che ogni autore metta un po’ di sé stesso in ogni personaggio che prende vita dalle sue pagine. Per questo spesso noi lettori crediamo di conoscere i nostri scrittori preferiti, di intuire anche ciò che scelgono di non scrivere e leggiamo le loro opere cercando delle risposte che crediamo possano darci dall’alto del piedistallo su cui li abbiamo elevati.
Nel momento in cui un autore o un’autrice sceglie di mettersi a nudo e scopre il suo lato umano e vulnerabile, però, inevitabilmente sceglie di mettersi allo stesso livello del lettore, poiché smette di proporre risposte per dare vita a un dialogo costruttivo con lui, proprio come Akane Torikai in Un amore da manga (edizione italiana Dynit, 2021).
Torikai, in un momento di blocco creativo e di riflessione sul proprio lavoro di mangaka, decide di intraprendere un percorso piuttosto intimo e di pubblicare un diario in cui per tre mesi annoterà tutte le sue giornate e le sue riflessioni. Questo diario si rivela spesso piuttosto ostico da scrivere, ma avrà per l’autrice un grande valore terapeutico, e la aiuterà, se non a lasciarsi alle spalle i propri problemi, almeno a trovare le parole per descriverli e il coraggio per affrontarli.
La maggior parte delle pagine del diario vertono sui problemi di coppia che Torikai ha con il compagno, il mangaka Inio Asano, e sulla difficile relazione con il figlio di lei, un bambino di 10 anni per il quale prova sentimenti contrastanti, spesso di disagio e di senso di colpa.
Tra le pagine più interessanti però, ci sono quelle che vanno oltre i problemi più personali, in cui l’autrice riflette sulle aspettative sociali che gravano sulla figura della donna, in particolar modo in Giappone, dalla quale ci si aspetta una certa cura e attenzione nei confronti della casa e della famiglia, ambiti per i quali Torikai non si sente né portata né interessata. Le riflessioni in tal senso gravitano infatti tutte su quanto sia giusto anteporre le proprie aspirazioni personali e i propri desideri alle responsabilità di una famiglia.
L’aspetto interessante di questo diario è che chi scrive non ambisce a dare risposte, ma piuttosto a sapersi porre le giuste domande, così da circoscrivere un punto di partenza da cui risolvere i propri problemi. Tutte le tematiche trattate rimangono irrisolte, ma gettano le basi per i personaggi dei manga di Torikai, dove verranno nuovamente scandagliate: è facile ritrovarvi Ritsuko di Saturn Return, con le sue insicurezze, le riflessioni sull’indipendenza e su quanto questa non debba entrare in conflitto con l’amore, almeno idealmente.
Verso la fine del diario, Akane sembra distrutta: scrivere ogni giorno della propria routine, dei litigi e di tutte le problematiche che questi sollevano, ma soprattutto rileggersi, sembra a un certo punto avere un effetto annichilente più che terapeutico su di lei, ma si tratta di una fase che la porterà a una comprensione e all’accettazione di sé come persona in continua evoluzione, mettendo da parte l’ansia di dover per forza arrivare da qualche parte e dimostrare qualcosa al mondo.
Ritrovare le tematiche affrontate nei suoi manga sotto forma di drammi vissuti personalmente è indubbiamente una prospettiva interessante per i lettori della mangaka, ma spesso il diario sfocia troppo nel voyeurismo rischiando di diventare ripetitivo e non troppo gradevole da leggere. Forse a volte, se la vita privata dell’autore poco aggiunge alle sue opere, è meglio farsi bastare “la parte migliore” degli artisti che amiamo, ossia i mondi che creano, i personaggi che li popolano e le storie che ci fanno emozionare.
Un ringraziamento speciale a Dynit
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