Carne Sprecata, un romanzo sulla rivoluzione e la redenzione

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Voto:

Nonostante io sia fin dall’infanzia un avido lettore, quando mi capita – per caso o volontà – di incappare in romanzi di una certa caratura, non posso fare a meno di godermeli con il giusto ritmo, lentamente, come se fossero una buona riserva di vino. È per questo motivo che la recensione sotto i vostri occhi arriva diversi mesi dopo l’uscita del libro in questione: Carne Sprecata di Giovanni Pizzigoni, GioPizzi su YouTube. Non me ne voglia il gentilissimo editore Poliniani; a mia discolpa posso affermare che si tratta, con accezione assolutamente positiva, di “un inaspettato mattone” da sviscerare con delicatezza e attenzione.

Ebbene sì, il buon Gio sorprende a dir poco con questa sua opera prima. Non che io fossi partito con basse aspettative, conoscendo l’autore e le sue influenze, anzi! Nonostante ciò, in diverse sue componenti, Carne Sprecata riesce egregiamente a prendere le distanze da quello che potrebbe, erroneamente, essere considerato “il classico libro da youtuber”. Non resta che scoprire il perché.

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Quando dico “mattone” non scherzo.

La quarta di copertina dà subito delle indicazioni inequivocabili: si tratta di un romanzo distopico, la cui anima è duplice: il racconto si alterna tra due realtà simili per ambientazione – un’America devastata – ma differenti per setting temporale. Da un lato abbiamo degli infuocati anni ottanta che stanno per tramontare, dall’altra i primi anni duemila, dove la devastazione citata regna ormai sovrana. Gli 80s narrati da GioPizzi si articolano in un mondo anarco-capitalista dove le lotte intestine sono all’ordine del giorno: gli Stati Uniti sono un paese spaccato da suprematismi galoppanti, razzismo, corruzione, fondamentalismo religioso, violenti cortei e sparatorie… “come una partita di Risiko“.

Il mio background accademico mi spinge a citare il sociologo Zygmunt Bauman che, proprio negli anni ottanta, individua la nascita della cosiddetta Modernità Liquida, il cui concetto chiave è “individualismo sfrenato“. In questo periodo storico prolifera senza freni l’attuale società borghese capitalista, composta da uomini votati al profitto. Come direbbe il personaggio di Gordon Gekko (Michael Douglas) in Wall Street del 1987: “Se qualcosa merita di essere fatto, è solo per denaro“.

Non a caso, le maggiori distopie cyberpunk vedono la luce proprio durante gli 80s, distopie giunte oggi alle loro estreme conseguenze. In Carne Sprecata non spicca certo una componente cyberpunk – nonostante un’apprezzata citazioneJin-Roh – però parla di tutto questo a livello socio-politico.

È in un’America allo sbando che si inserisce il primo protagonista della storia, ovvero il giovane Bryan, un ragazzo di Woodmere (Ohio) che si interessa alle vicende politiche del suo paese iscrivendosi alla sezione giovanile del partito cittadino. Il suo braccio destro e amico più fidato è Connor, un adolescente occhialuto, di colore e dalle fattezze minute, che con il suo continuo citare Malcolm X dimostra di essere un fervente attivista dallo spiccato idealismo. Nonostante Bryan non goda di uno spirito ardente come il compagno – almeno non nelle prime fasi del racconto – decide di lanciarsi in una lunga lotta per cambiare la nazione a seguito di un forte shock.

Tutto accade in una delle tante manifestazioni cittadine a Cleveland: i due partecipano all’evento insieme ad un amico comune, Ethan, animato da voglie rivoluzionarie. Il corteo si trasforma in poco tempo in una mattanza: centinaia di caschi blu intervengono sulla folla con maniere forti e lacrimogeni. Proprio Ethan, il più violento del gruppo, viene freddato da un colpo di M4 davanti all’impotente Bryan. È questo trauma a spingere il ragazzo verso un attivismo politico sempre più deciso che lo avvicinerà, nell’arco di circa due anni e mezzo, ad un partito che condivide con lui il suo desiderio di cambiamento; un cambiamento, tuttavia, da ottenere attraverso mezzi poco ortodossi e, spesso, sporchi e controversi. È il partito del candidato presidente Jim – detto “il cinghialone” – che non ricade né nella definizione di democratico, né in quella di repubblicano. Ciò che è evidente, però, è il suo malcelato razzismo.

Insomma, quello che il protagonista vive è un personale sogno americano: lui ha un fuoco dentro ed è proprio quest’ultimo a portarlo sempre più lontano. Eppure, la stessa fiamma ha il potere di consumarlo. Bryan è ben conscio della corruzione che aleggia tra le fila in cui lavora e spesso non è d’accordo con i suoi colleghi, ma ha bisogno di loro per cambiare l’autoritario status quo. La politica, per il giovane, è un mezzo per redimersi da una situazione familiare drammatica e per combattere un’affamata e cancerogena massa nera che brucia il suo cuore. Bryan non vuole perdere la sua luce.

Foto di Sean Rayford/Getty Images.

Per spendere altre due parole su questo primo, fondamentale personaggio, mi piace sottolineare come mi abbia ricordato il protagonista di un capolavoro letterario che lessi anni fa, ovvero Perché corre Sammy? di Budd Schulberg (che vi invito caldamente a recuperare, nonostante abbia tutt’altro focus). Bryan, col passare dei mesi, diventa infatti una scheggia impazzita: così coinvolto nei fulminei sommovimenti politici da non riuscire più a godersi la vita. “Tu hai sempre altro per la testa. Perché non ti fermi un secondo? Sei teso, dormi poco, hai sempre una faccia da morto e non ti godi la minima cosa che ti passa davanti” – dice Connor, ormai suo fedele collega di lavoro, apostrofandolo.

Di ben altro spessore, ma comunque sospinta da un’energia che guida il suo cammino, è Sara, la seconda attrice principale di Carne Sprecata. Lei agisce in quelle parti del romanzo ambientate nella contemporaneità, vivendo in un continente americano dilaniato dalla malapolitica, dai caleidoscopici conflitti sociali e da una mortale epidemia ormai dilagata in ogni Stato. Il suo obiettivo è dirigersi all’estremo nord per sfuggire ai molteplici pericoli di cui gli Stati Uniti sono costellati; tra tutti, le varie fazioni bellicose venutesi a creare, nelle quali trova spazio la temibile Federazione. Durante il suo estenuante viaggio, Sara incontrerà un prezioso alleato: l’afroamericano Bruce, un uomo sulla trentina con cui costruirà progressivamente – ma non senza fatica – un rapporto sempre più stretto, fatto di crescente complicità.

Bruce il samaritano è quasi una figura paterna per la ragazza, sola nel suo cammino. Un “padre” che fa le veci di un terzo personaggio, chiamato semplicemente “il Vecchio” e che compare spesso nei ricordi e nei pensieri della protagonista. Sta a voi scoprire che ruolo ha quest’ultima pedina nello scacchiere orchestrato da GioPizzi. A questo proposito, è interessante notare come l’autore costruisca delle precise corrispondenze tra personaggi:

  • Bryan e Connor, due inseparabili amici / Sara e Bruce, due compagni di viaggio
  • Bryan e Jim, l’aspirante politico e il suo mentore / Sara e il Vecchio, una ragazzina e la sua guida.
Artwork di Ismail Inceoglu.

Quella di Sara è una corsa contro il tempo e lo dimostra nel modo in cui si muove, in cui respira e parla. Ha paura del futuro, ma deve andare avanti. È una ragazza tendente all’autocommiserazione, all’ansia sociale e alla passivo-aggressività. Sa il fatto suo e dimostra di essere molto precoce per la sua età, altrimenti non potrebbe mai sopravvivere. Il suo passato è nebuloso: aleggiano un lupo, della nebbia grigia e fredda, e la persistente voce del Vecchio. Riuscirà a redimersi anche lei da queste pesanti catene?

Visto che di passato si parla, è importante evidenziare come parte della gravosa eredità lasciata al mondo contemporaneo da parte degli anni ottanta sia rappresentata dalla già menzionata epidemia che attanaglia di Stati Uniti del duemila. È palese in più occasioni come la tristemente famosa pandemia di COVID-19 abbia duramente influenzato Carne Sprecata: qui si parla, appunto, di un’infezione di ebola su larga scala originatasi in India, ma sono chiari i rimandi alla nostra storia recente. Quarantene, mascherine, città deserte e stati d’emergenza compariranno ad un certo punto del racconto, scatenando nel lettore odierno un sorriso amaro.

A proposito di India e catastrofi sanitarie, negli eventi della storia trova molto spazio anche la Cina, pronta a ritagliarsi una fetta del mercato globale, forte dei suoi possedimenti petroliferi e non estranea all’emergenza presentata nel libro. Come se non bastasse, nel romanzo fa capolino anche una seconda epidemia, quella degli Schizzati: terribili esseri umani mutati, dei cannibali fuori di testa. Come si è giunti a tutto ciò?

Artwork di Rashed Abdullah.

C’è tanta carne al fuoco, ma Gio dimostra di saper narrare ogni avvenimento con un ritmo molto scorrevole e uno stile riconoscibile: la sua classica ironia pungente si sente tutta, e non scade mai in una prosa mediocre o banale. I periodi vengono spesso arricchiti da un buon uso degli aggettivi, ma al contempo risultano piacevolmente asciutti, evitando così uno stucchevole barocchismo. Da lodare anche le descrizioni dei luoghi e delle emozioni vissute dai personaggi. La scrittura punta all’immersione e la raggiunge anche grazie ad una spiccata e necessaria crudezza: la penna dello youtuber gode – in certi frangenti – di un linguaggio molto grafico, fautore di scene d’azione – quando presenti – coinvolgenti e creative. Si distinguono poi momenti elettrizzanti, ansiogeni e orrorifici.

Per questi ultimi, Carne Sprecata si dimostra – in senso positivo – derivativo: partendo da rimandi a La Strada di Cormac McCarthy, passando per The Walking Dead e arrivando, in ultimo, ai lavori di Stephen King. GioPizzi, nutrendo molta ammirazione per l’ultimo scrittore citato, potrebbe aver avidamente consultato il suo On writing. Autobiografia di un mestiere per la stesura dell’opera e ciò non può che essere un bene. Piccola chicca che spero di non essere stato il solo a notare: nel corso delle vicende compare un personaggio minore chiamato Red; potrebbe forse essere un riferimento al Red de Le ali della libertà?

Artwork di Gary Sanchez.

Passando – in ultimo – ai dialoghi, questi risultano verosimili, credibili e ben inframezzati nella narrazione. Si vede che l’esperienza teatrale di Gio ha giovato molto alla loro composizione, difatti non presenta mai battute fuori luogo. Encomiabile il capitolo “Ganesh” da pagina 212, davvero molto ben riuscito.

Venendo al più grande lato negativo, personalmente parlando, questo sta nell’indugiare spesso su frangenti composti da lunghe conversazioni o confronti socio-politici che – fortunatamente – non sfuggono mai al controllo dell’autore e non rendono lo scorrere della storia troppo annacquato o minato da spiegoni. Certo, il libro in questione è dichiaratamente un romanzo fantapolitico, però trovo che alcuni discorsi potessero essere tagliati per rendere il racconto più fluido (si parla di parti presenti tra pagina 150 e 170).

Artwork di Jack Eaves.

Per il resto, Carne Sprecata è indubbiamente un ottimo esordio per la carriera letteraria del buon Gio. Non perdo l’occasione di menzionare il Capitolo 14, secondo me il migliore: visivamente ficcante, ritmicamente perfetto, drammaturgicamente da manuale. È proprio da pagina 293 che hanno il via le fasi finali della storia ed è impossibile staccarsi dalla lettura.

Da evidenziare e apprezzare la buona costruzione dei colpi di scena che, furbescamente, vengono inseriti tra le ultime righe di quasi ogni capitolo: uno stratagemma che invoglia a mandare avanti le pagine, le quali ci accompagnano prima allo struggente Capitolo 16, impreziosito da un meraviglioso monologo di Bruce, e poi alla conclusione. Un finale che non voglio definire a parole, poiché rovinerei il gusto di tutta l’avventura.

GioPizzi ha scritto un libro al quale mi sono affezionato come se fosse un caro amico dal potere catartico o, per l’appunto, un compagno nel lungo e tortuoso viaggio della vita. Sapete cosa? Potrebbe diventare anche un gran bel film.

Un ringraziamento speciale a Poliniani

Nefasto Articoli
Videogiocatore incallito, cinefilo dalla nascita, attore di teatro e batterista da diversi anni. Adoro approfondire qualsiasi cosa abbia a che fare con l'arte e l'audiovisivo: è difficile fermarmi quando inizio a scrivere o a parlare focosamente di ciò che amo.

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