Atmosfere oniriche e fluttuanti, un personaggio misterioso che nasconde una storia profonda ed una meta da raggiungere, chiara davanti a noi. Nonostante a chiunque lo abbia giocato venga immediatamente in mente il celebre e pluripremiato Journey, non è di questo capolavoro che stiamo parlando.
Sky: Children of the Light, pubblicato per la prima volta su iOS a luglio 2019, è finalmente approdato nel mondo delle console, facendo capolino nello store Nintendo Switch in modo gratuito (fatta eccezione per i contenuti aggiuntivi). Thatgamecompany, ancora una volta, è stata in grado di trasportare i giocatori in un mondo fatto di poesia, in bilico tra sogno e realtà. È un gioco di avventura sociale indie, dipinto in modo da esprimere al meglio la visione artistica del suo autore, Jenova Chen. Sky non è altro che l’erede di Journey arricchito da una fortissima componente multigiocatore.
“Con le stelle unite, la nostra luce era infinita“, così inizia il leggero e breve prologo che introduce il giocatore nel mondo di Sky. I panni che vestiamo sono quelli di uno dei Figli della Luce, incaricati di recuperare le memorie degli spiriti per riaccendere le stelle ed il loro potere, ormai affievolito a tal punto da essersi quasi spento. L’introduzione alle vicende di gioco è breve e non ruba troppo tempo all’inizio vero e proprio dell’avventura. I comandi vengono spiegati rapidamente, mentre l’obiettivo e la direzione da prendere saranno chiarissimi senza la necessità di spendere ulteriori parole. La narrazione è volutamente vaga, proprio come in Journey, così che il fruitore possa interpretarla a modo suo, mischiando gli stralci di storia a ciò che lo circonda.
La chiave portante dell’intero gioco è, senza dubbio, l’esplorazione. Che sia a livello fisico dell’ambiente o più profondo, all’interno della trama ed i suoi temi, girovagare e curiosare in ogni angolo è fondamentale per vivere appieno questa esperienza videoludica. In bella vista o nascosti negli anfratti più stretti e bui, troveremo i timidi abitanti di queste terre ormai abbandonate: spiriti imprigionati, divenuti statue. Nostro compito, sarà scovarli per rivivere parte dei ricordi della loro vita, distruggendo così il loro guscio di pietra. Ogni spirito salvato ci ricompenserà donandoci diversi premi, costituiti da candele (la “moneta” di gioco), esperienza e collezionabili da sfoggiare. Il livello di sfida è molto basso, l’unica difficolta che incontreremo, infatti, è quella di riuscire a trovare tutti gli spiriti per poter accedere ad aree inedite del gioco. Nonostante ogni tanto ci siano alcuni piccoli enigmi ambientali, questi sono facilmente risolvibili e non ostacolano la linearità dell’esperienza di gioco.
Come già accennato, il fulcro di tutto è il viaggio. Il giocatore ne decide in modo autonomo ogni singolo dettaglio, dalla durata alla percentuale di esplorazione del mondo, fino all’interazione più o meno marcata con gli altri giocatori. Possiamo decidere di perlustrare ogni singola mappa in ogni suo angolo per trovare tutti gli spiriti, oppure scegliere di trovare solo quelli necessari all’avanzamento della campagna principale. Il mezzo di trasporto che ci accompagnerà per tutta l’avventura è un bellissimo mantello che ci viene donato nel prologo, simile nella forma e nel colore a quello del protagonista di Journey. Questo oggetto magico permetterà al nostro avatar di librarsi in volo, così da spostarsi rapidamente e raggiungere punti delle mappe altrimenti inarrivabili. Le distanze che potremo percorrere saranno più o meno ampie, in base al livello della nostra abilità: quest’ultima, infatti, può essere migliorata trovando dei piccoli bambini di luce nascosti nelle varie aree.
Ad arricchire il gameplay di questa piccola perla targata Thatgamecompany, sono indubbiamente i diversi eventi stagionali proposti a pagamento. Per fare un esempio, mentre scrivo è in corso un delizioso crossover con Il Piccolo Principe, il famosissimo racconto dello scrittore ed aviatore militare francese Antoine de Saint-Exupéry. La storia, con la sua dolcezza poetica e profondità nei temi, si adatta alla perfezione all’atmosfera sognante di Sky, rendendo l’esperienza di gioco più ricca, oltre che fruibile da parte di un pubblico più vasto. Ogni evento aggiunge aree inedite da esplorare, all’interno delle quali è possibile ottenere oggetti collezionabili a tema, il tutto disponibile solo per un tempo limitato. Queste iniziative sono ben strutturate e donano quel pizzico di novità ricorrente capace di incuriosire e tenere vivo l’interesse della community.
Parlando di mappe, quella di Sky si presenta in modo davvero particolare. Questo incantevole mondo onirico è diviso in 7 macroaree principali, ognuna con una sua identità ben definita e unica. In Journey, nonostante ogni zona fosse contraddistinta da colori ed atmosfere ben definite, l’elemento dominante che legava tutto era senza dubbio il deserto. Sky, diversamente, ha lavorato su un altro piano che, come suggerisce anche il nome stesso, porta chi lo gioca a sfrecciare nel cielo, cambiando totalmente il modo di percepire l’esperienza. Ogni area risulta ben costruita e l’esplorazione è gradevole, in grado di stupire con scorci mozzafiato e luoghi dal sapore magico e antico.
Nonostante questo, però, un piccolo neo macchia l’esperienza. Alcune zone risultano infatti un po’ troppo confusionarie e dispersive, andando a creare un senso di disorientamento nel giocatore, che si ritrova così a vagare senza capire effettivamente dove andare. Tuttavia il piano letterale e quello metaforico vengono miscelati alla perfezione negli ambienti, dando vita ad un viaggio non solo onirico ma anche profondamente interiore. Ognuna delle sette diverse porzioni di mappa, poste in un ordine ben preciso e guidato durante la run, rappresenta un momento specifico della vita.
In ogni caso la caratteristica che rende davvero unico e particolare questo meraviglioso gioco è la sua natura multiplayer. Anche in Journey era presente la possibilità di percorrere il viaggio insieme a degli sconosciuti incontrati sulla via e interagire con loro. In Sky, quello che era un semplice aspetto marginale, è diventato la base del gioco. Fin dai primi passi, il giocatore può notare delle sagome, ombre che corrono e si muovono intorno a lui all’interno delle mappe in modo totalmente autonomo e slegate dal resto dell’ambiente. Si tratta degli avatar di altri giocatori connessi, sparsi per il mondo, che si possono incontrare in maniera del tutto casuale.
Porgendo la “candela dell’amicizia“, verrà svelato il vero aspetto del giocatore la cui identità, però, rimarrà comunque anonima. Ecco allora che inizierà una vera e propria collaborazione, che si potrebbe quasi definire un’amicizia tra i due personaggi. Le possibilità che si aprono sono tantissime: esplorare insieme le mappe, lasciarsi guidare dall’altro giocatore verso spiriti ancora non trovati e sbloccare passaggi per arrivare in luoghi raggiungibili solamente attraverso l’aiuto di più giocatori (meccanica che in mancanza di altri giocatori collaborativi non funziona bene). Ecco quindi che la cooperazione e la socialità diventano fondamentali per poter completare il gioco nella sua interezza.
Parlando della modalità di comunicazione, ci imbattiamo in un altro aspetto che rende il gioco diverso dal solito. Normalmente, in giochi di questo tipo (vedi ad esempio Animal Crossing: New Horizons), si dispone in ogni momento di una chat nella quale ognuno può scrivere ciò che vuole. Qui, invece, tutto cambia: come nei suggerimenti dei soulslike, il numero di espressioni che possiamo utilizzare è limitato, rendendo il tutto molto più interessante. Comunicare è necessario e dobbiamo riuscire a farlo al meglio delle nostre possibilità, ingegnandoci a trovare il modo giusto per farci capire dagli altri. Esiste però anche una chat di gioco vera e propria, attivabile solamente in momenti rari e specifici.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, Thatgamecompany dona al fruitore la possibilità di scegliere se giocare in una modalità che predilige la grafica rispetto alle prestazioni (a 30 fps) o viceversa (60 fps). Scegliendo la prima opzione, la risoluzione migliorerà lievemente, rendendo i dettagli di gioco un po’ più definiti, il tutto a discapito della resa tecnica che vedrà, con i frame abbassati, dei movimenti meno fluidi. Scegliendo invece la seconda opzione, la situazione si capovolgerà e avremo quindi una maggiore sinuosità dei movimenti, sacrificando però dettagli ed elementi grafici. In entrambe le soluzioni, il mondo in cui ci troveremo a viaggiare sarà colmo di panorami evocativi, arricchiti da armonici accostamenti cromatici e atmosfere surreali. Le uniche piccole pecche, che non vanno a minare il flow dell’esperienza ludica di Sky, sono alcuni dettagli grafici che risultano leggermente dozzinali e le texture che, in determinati punti, paiono qualitativamente non all’altezza del resto che le circonda.
La curiosità del player viene stimolata in maniera impeccabile, fornendo sempre nuove vie da percorrere e luoghi da scoprire in una mappa dove, ad un primo sguardo, sembrava di aver già visto tutto. L’unicità di ognuna di queste location riesce ad esprimere una vasta gamma di emozioni, che arrivano dritte al cuore del giocatore attraverso i colori ed i suoni che lo circondano. Per quanto riguarda il comparto audio, non c’è molto da dire: i suoni naturali della pioggia, del vento e delle onde accompagnano delle melodie costruite ad hoc per amplificare le emozioni suscitate dalla parte visiva.
Come ultimo punto sul quale vorrei spendere qualche parola c’è il porting. Sebbene il gioco non abbia subito variazioni di prezzo, rimanendo free-to-play su Switch come lo è su smartphone, la conversione è stata fatta in maniera ottimale, anche se con qualche piccola sbavatura. Sull’ibrida di casa Nintendo, Sky funziona abbastanza efficacemente in tutte le sue componenti, dalla grafica ai comandi i quali, lievemente modificati per essere adattati ai Joy-Con, risultano più comodi e precisi. Una nota di merito va sicuramente data alla possibilità di sincronizzare il salvataggio con quello della versione mobile, in modo da recuperare tutti i contenuti dell’account impostato sullo smartphone.
Volendo essere pignoli, alcuni piccoli problemi tecnici, in aggiunta alle altre pecche citate precedentemente, non permettono a Sky: Children of the Light di ottenere un punteggio pieno. Ogni tanto ci imbattiamo in compenetrazioni tra l’avatar e l’ambiente di gioco, poligoni bassi negli ambienti naturali e, in prima linea, brevi rallentamenti e cali di frame rate (sia giocato in modalità portatile che connesso allo schermo della TV).
Sky: Children of the Light è un’avventura videoludica dal forte carattere riflessivo ed evocativo, capace di emozionare e stupire esattamente come Journey. La durata, dipendendo unicamente dalla volontà del giocatore, non può che risultare perfetta: è possibile concludere il tutto nel giro di 4/5 ore, oppure continuare e giocare ancora e ancora per scoprire i segreti di ogni mappa.
Si tratta di un titolo in grado di mettere in gioco le sensazioni del giocatore, sfidandolo ad esplorare tutte le modalità di comunicazione per costruire rapporti di amicizia e cooperazione con completi sconosciuti. Nonostante forse non sia un genere adatto a tutti, non c’è alcun dubbio sul suo valore come opera, sia videoludica che artistica, che porta con sé un messaggio profondo e d’impatto. Sempre in evoluzione con nuovi aggiornamenti, isole e collezionabili, Sky: Children of the Light è sicuramente una piccola, preziosa ed imperfetta perla da aggiungere alla vostra collezione.
Un ringraziamento speciale a Labcom
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