Mentre Loki sconvolgeva l’universo cinematografico (e seriale) Marvel per come lo conosciamo, in queste ultime settimane anche un altro show si è mostrato sulla piattaforma Disney+, sempre riguardante un personaggio della celebre Casa delle idee. Marvel’s M.O.D.O.K. è una serie di 10 puntate, da circa venti minuti l’una, creata da Jordan Blum e dal simpaticissimo Patton Oswalt, ma soprattutto è una serie animata in stop-motion.
La trama ruota attorno alle disavventure di George Tarleton, aka M.O.D.O.K. (doppiato da Oswalt in persona), supervillain in difficoltà sia nel tenere sotto controllo la propria (tecnicamente ex) azienda A.I.M., sia nel mantenere un sano rapporto famigliare con la moglie Jodie (Aimee Garcia) e con i figli Lou (Ben Schwartz) e Melissa (Melissa Fumero).
Nonostante prodotti come The Boys, The Umbrella Academy e Invincible ci abbiano fatto appassionare ad un sottogenere del filone supereroistico che prende in giro tale mondo, applicando limitazioni che rendono la realtà in cui sono i supereroi più logica e vicina alla società reale, oltre che estremizzando elementi come il gore, M.O.D.O.K. non prende tale direzione. Si intuisce dall’inizio che questa serie non ha alcuna velleità sociologica: è semplicemente un prodotto comico nato per il puro, disinteressato intrattenimento, e va benissimo così.
Il vero punto forte della serie è in ogni caso l’animazione stop-motion, una tecnica che personalmente apprezzo sempre per la cura e la particolarità che regala alle storie. In particolare lo studio di animazione della serie è la Stoopid Buddy Stoodios, compagnia produttrice anche di Robot Chicken, e infatti lo stile della serie Marvel è estremamente vicino a quello degli sketch del famoso show di Adult Swim. La comicità spudoratamente black, i continui rimandi pop e la violenza immotivata messa sotto forma di plastilina rossa che esce da ogni arto reciso o testa esplosa, si mischiano ad un più mirato citazionismo Marvel, che oltre ad interessare personaggi e oggetti mainstream, come Iron Man e il Mjolnir, arriva a ripescare dai più profondi meandri dei comics la corporazione vivente Hexus o Armadillo, un villain metà uomo e metà (per l’appunto) armadillo.
Una menzione d’onore va al ricco comparto del doppiaggio, che vanta le voci di Jon Hamm e Nathan Fillion, nonché quelle di artisti provenienti dal Saturday Night Live e altri programmi di sketch comici. Il lavoro migliore in ogni caso è fatto dal già citato creatore della serie, Patton Oswalt, già coinvolto in progetti Marvel grazie alla serie Agents of SHIELD, ormai non canonica tanto quanto M.O.D.O.K (ahimè). La sua voce si presta perfettamente al carattere delirante e difficile del protagonista, un super genio diviso tra un’azienda svuotata della sua missione originale, una famiglia allo sfascio e una carriera da villain non riconosciuta a dovere da colleghi e nemici.
Chiaramente non è la miglior serie degli ultimi 50 anni, la commistione Robot Chicken e Marvel non può funzionare su tutti e sebbene la scrittura sia veramente buona quando si tratta di battute e dialoghi particolarmente divertenti, non brilla allo stesso modo quando si tratta di strutturare nel complesso la trama, tanto che alcuni punti di svolta e vaghi plot twist possono benissimo non tenere particolarmente alta l’attenzione, di certo non quanto le gag create.
Tuttavia in generale è un prodotto più che buono, ottimo per quando si ricerca un umorismo non facilone, ma che permetta di rilassarsi e godersi violenza non necessaria, gag stupide e la voce di Melissa Fumero, una delle persone più wholesome che la serialità americana ci abbia regalato.
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