Piume nere come la pece, una spada rosso fiammeggiante e un ingrato quanto fondamentale compito da portare a termine. Queste sono le premesse di Death’s Door, gioco per Xbox e PC nato dai ragazzi di Acid Nerve. Già nel 2015, il duo di sviluppatori Mark Foster e David Fenn aveva messo alla prova le capacità dei videogiocatori con il bellissimo ma ancora imperfetto Titan Souls. Stavolta, con la pubblicazione da parte di Devolver Digital, ci troviamo davanti ad un nuovo e perfezionato action adventure RPG, nel quale potremo metterci in gioco rivestendo i panni di un piccolo mietitore.
Nel tetro mondo nel quale veniamo trasportati, i corvi rivestono un ruolo ben specifico. Sono loro, infatti, gli impiegati di un ufficio che si occupa del recupero delle anime d’individui che, di morire, proprio non ne vogliono sapere. Con le piccole zampette, i pennuti raggiungono questi esseri mediante l’utilizzo di specifiche porte in grado di collegare istantaneamente i diversi mondi, e ne recuperano l’anima. Una volta portata a termine la missione, tornano indietro per portarla al quartier generale e poter iniziare così un nuovo incarico, come se tutto questo fosse di ordinaria quotidianità, un lavoro esattamente come tutti gli altri.
L’ambiente in cui ci troviamo è eccessivamente votato alla burocrazia, freddo e superficiale, quasi noncurante del delicato legame tra la vita e la morte. Tutta la serietà di questo binomio, che costituisce il tema principale, fortunatamente viene stemperato dall’irriverente black humor donato ai personaggi grazie a una scrittura non troppo pesante e divertente (per quanto possa esserlo la morte, intendiamoci).
Tutti i PNG che incontreremo nelle mappe sono ben costruiti e ricchi di personalità, sia a livello estetico che caratteriale. È proprio grazie al loro carisma e alla battuta sempre pronta, che il giocatore non darà troppo peso all’assordante silenzio in cui sembra sopito il protagonista. Nonostante sia ben animato ed abbia numerosissime espressioni corporee, il piccolino non pronuncia mai neanche una parola, lasciando al fruitore lo spazio per immedesimarsi completamente in lui e interpretare a modo proprio la sua posizione nella catena di eventi.
L’intero gioco rimanda, per lo stile visivo e dei combattimenti, a due delle serie più famose del mondo videoludico: The Legend of Zelda e Dark Souls. Negli ambienti e nei colori si nota l’influenza delle avventure più old-school di Link, nelle quali tinte vivaci danno vita e brio ai luoghi, accompagnando scontri in equilibrio fra tensione e rilassamento. Intorno allo stile delle modalità di combattimento e delle boss fight, aleggia invece il fantasma dei Souls. Come nell’imponente saga di FromSoftware, anche qui gli scontri con i boss sono strutturati in fasi multiple con pattern da studiare attentamente per capire come riuscire a sconfiggerli e, una volta passati a miglior vita o eseguito un cambio di mappa, tutti i nemici che abbiamo ucciso (fatta eccezione per boss e mini boss) torneranno al proprio posto, fornendoci quindi la possibilità di farmare e aumentare il nostro livello.
Quella che si ottiene è quindi un’esperienza di gioco ben calibrata, capace di mantenere viva l’attenzione del giocatore senza però sfociare in situazioni stressanti. Per questo motivo, il sistema di combattimento è mantenuto volutamente semplice. Non troviamo la minima presenza di combo e il parry è limitato ad una singola mossa ma, nonostante il moveset a disposizione sia largamente limitato e le meccaniche proposte non abbiano nulla d’innovativo, gli scontri con boss e sottoposti risultano divertenti e appaganti. I gruppi di nemici che ci troveremo ad affrontare nell’esplorazione delle mappe sono sempre ben assortiti, e stimolano ad impegnarsi nello scoprire e sbloccare nuove aree.
Ogni singola parte del mondo di gioco è collegata attraverso una fitta rete di passaggi segreti e scorciatoie, le quali si potranno sbloccare in modo completo solo una volta in possesso di tutti e quattro i poteri che otterremo nel corso dell’avventura. Per completare al 100% le mappe a disposizione, quindi, sarà necessario rigiocare ognuna delle aree più volte nel corso dell’avventura. Una volta ottenuti tutti i poteri, porte indistruttibili, passaggi aerei e meccanismi complessi non saranno più un ostacolo al nostro desiderio di esplorazione. Inusuali personaggi secondari, oggetti collezionabili, potenziamenti e nuove armi sono disseminati in ogni angolo più nascosto, pronti ad essere scovati.
Un altro elemento che rende interessante scorrazzare nel mondo di Death’s Door è la mancanza di una minimappa. Questo inizialmente potrebbe lasciare leggermente spiazzati, ma presto si imparerà facilmente a riconoscere le vie e gli ambienti, diventando così autonomi nell’orientamento. Questo punto, nonostante possa sembrare a sfavore del giocatore, contribuisce invece a regalare un’esperienza di gioco in grado di stimolare la memoria visiva e, man mano che si va avanti, sentirsi parte integrante nel mondo in cui ci si muove.
Parlando di level design, ci troviamo di fronte ad un’opera ricca e decisamente soddisfacente sia dal punto di vista estetico che strutturale. Tutto ciò che circonda il piccolo avatar piumato è in grado di lasciare a bocca aperta sia per la cura che è stata posta in ogni singolo dettaglio, sia per l’intricata rete di passaggi e strade. Le architetture abbandonate nelle quali ci addentreremo sono inserite in luoghi dal sapore antico a cui fanno da contorno paludi, giardini e zone boschive. Questi elementi formano un mix esplosivo che ha la funzione di tenere viva nel giocatore la voglia di esplorazione e scoperta, fino a scovare il più piccolo dei segreti e risolvere il rompicapo più complesso.
Come già accennato, ogni mappa è colma di passaggi sbloccabili utili, oltre che per muoversi negli ambienti, per raggiungere più velocemente il punto in cui siamo morti dopo un respawn. L’altra opzione per non ritrovarci noi stessi nella bara del corso di uno scontro, è quella di gestire correttamente il numero di semi in nostro possesso. Questi, una volta piantati in uno dei grossi vasi sparsi per le mappe, ci permetteranno di recuperare al 100% i nostri HP.
Senza ombra di dubbio, i designer di questa piccola perla sono riusciti a dar vita ad un perfetto connubio tra uno stile simil-Zelda e qualcosa di più oscuro, quasi tendente al gotico. Colori e luci sono accostati alla perfezione, dando vita ad una deliziosa atmosfera fiabesca dai tratti dark. I panorami audiovisivi a cui siamo esposti sono vari e, anche se si sente fortemente la presenza di elementi classici e già utilizzati, non risultano mai noiosi o banali.
Il lighting design, realizzato con cura e maestria, è capace di rendere ogni ambientazione espressiva, cambiando enfasi a seconda del momento e della zona in cui ci troviamo. Per quanto riguarda la musica, non è altro che la ciliegina sulla torta e va ad enfatizzare e completare interamente la parte visiva. Le note trasportano chi le ascolta nel mondo dominato dalla vita e dalla morte, accompagnandolo ad ogni passo con meravigliose tracce uniche e ben costruite.
Nonostante Death’s Door non abbia come punto forte la longevità, la quale si aggira fra e 10 e le 12 ore di gioco totali, il tempo che passerete con il controller in mano sarà ben speso. Purtroppo i dialoghi non sono in italiano, ma l’inglese utilizzato è piuttosto basilare e di facile comprensione anche per i meno esperti della lingua. Le inquadrature isometriche, lo stile estetico e la trama catturano letteralmente il giocatore per poi stringerlo in una stretta morsa: una volta iniziato, sarà impossibile non voler continuare a giocare.
Consigliatissimo sia ai giocatori neofiti che ai più esperti, questo lavoro è in grado di soddisfare appieno praticamente tutte le esigenze di entrambe le categorie, offrendo un’esperienza di gioco coinvolgente e in grado di lasciare il segno nel cuore delle persone. Disponibile per PC, Xbox One, Xbox Series X|S, questo gioiellino merita a pieni voti di essere nella libreria di ogni videogiocatore.
Special thanks to Devolver Digital
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