Dopo la rinascita di inXile come studio indipendente, con il Kickstarter di Wasteland 2 del 2012, nel mercato sono tornati ad apparire i giochi di ruolo con visuale isometrica, in quantità molto più importante rispetto al passato. Dopo il grande boom degli anni ’90, infatti, questo tipo di GDR “all’occidentale” aveva lasciato il posto a giochi in prima persona e non più a turni, rimanendo confinato in una nicchia che, dopo il ritorno di Wasteland, si è allargata sempre di più regalandoci grandissimi titoli fino al recente capolavoro Disco Elysium, che è riuscito ad ottenere risonanza mediatica perfino ai Game Awards.
The Ascent, sviluppato dal team indipendente Neon Giant e distribuito da Curve Digital in esclusiva Microsoft, si pone come una potenziale “nuova derivazione” dei giochi di ruolo isometrici, mettendo da parte le meccaniche da strategico a turni per un più dinamico twin-stick shooter.
Il gioco è ambientato in una società distopica cyberpunk, ormai controllata da megacorporazioni che gestiscono tutte le città rimaste sotto forma di enormi Arcologie. L’Arcologia nella quale ci muoveremo è quella controllata dal gruppo Ascent, una corporazione che purtroppo ha dichiarato la bancarotta lasciando la tutta la città allo stato brado, in balia del crimine. Inoltre altre corporazioni, tramite le loro squadre di acquisizione (eserciti privati), sono subito partite per cannibalizzare tutti gli impianti di valore e i quartieri più importanti dell’Arcologia, così da inserirli sotto il loro “franchising”. Da evidenziare la scelta molto particolare, ma davvero azzeccata in questo caso, di inserire razze aliene in queste tipo di ambientazione, riuscendo così a creare ulteriori sottotesti di immigrazione, colonizzazione forzata e classismo, che ho trovato decisamente interessanti.
Dopo aver creato il personaggio – con un editor purtroppo molto scarno – il gioco non perde tempo e ci butta subito nella mischia. È infatti il gameplay puro il piatto forte del titolo: un twin-stick shooter rapidissimo e sempre soddisfacente, che sa essere cattivo e punitivo quando serve, ma mai fuori misura. Oltre alle armi raccoglibili, tutte molto varie e potenziabili, troviamo impianti da poter equipaggiare al nostro personaggio, che a differenza di quelli di Cyberpunk 2077 sono tutti utili e diversi, e forniscono delle abilità davvero “game-changing”, facendo spesso riflettere su quali scegliere rispetto alla miriade fornita. Anche l’abbigliamento, pur avendo le statistiche, è gestito in modo più consono per un GDR rispetto al gioco di CD Projekt, con ogni capo unico e non soggetto alle variazioni millessimali del diablo-like loot. Chicca interessante il fatto che tutti gli equipaggiamenti diverranno automaticamente dei due colori preferiti selezionati all’inizio del gioco.
A livello di puro gioco di ruolo The Ascent non offre quasi nessun bivio narrativo, anzi, fatta eccezione per qualche personaggio anche le risposte multiple non saranno contemplate. La narrativa è infatti molto straight-forward ma non per questo priva di mordente, poiché riesce a sfruttare per bene la sua ambientazione “corporatocratica” con qualche guizzo anche molto interessante. Purtroppo la durata irrisoria del gioco (sulle 10 ore volendo completarlo per bene) non permette di approfondire troppo determinati temi o personaggi, lasciando un leggero senso di incompletezza. È evidente che gli sviluppatori si sono concentrati molto di più sul lato del worldbuilding rispetto a quello narrativo, non solo a livello di lore (è presente un codex con centinaia di voci per approfondire), ma proprio nella costruzione della mappa.
Infatti è nell’esplorazione che personalmente ho trovato il divertimento più grande, e anche se all’inizio può sembrare un po’ spaesante, il level design di questo gioco è qualcosa di spettacolare, con dei livelli interconnessi in modo intelligentissimo, che si dividono in distretti l’uno accanto all’altro e divisi per 3 piani della torre differenti. È presente un taxi per spostarsi in tutta la mappa al costo di 1000$ o una metropolitana gratuita, con l’unica differenza che la metropolitana è fissa, mentre il taxi è possibile chiamarlo in qualsiasi luogo aperto. Avrei reso un po’ più palese la scelta di “chiudere” alcune zone per motivi di trama, non permettendo di accedervi o di completare alcune quest prima di un determinato evento: spesso mi sono chiesto se qualcosa non funzionasse, capendo solo in seguito che non era ancora il momento giusto per accedere alla zona.
A livello grafico The Ascent è probabilmente il gioco non tripla A che sfrutta meglio l’Unreal Engine 4, con una resa visiva spaventosa ma soprattutto personale, non scadendo nell’uso dei preset dell’engine che fanno sembrare tutti i giochi indie che lo utilizzano delle mod dello stesso titolo. Anche il design dell’Arcologia, dei suoi abitanti e delle loro tecnologie è fantastico e molto ispirato; sembra quasi una derivazione futuristica del dieselpunk piuttosto che un cyberpunk puro. La musica è altrettanto in tema, molto ispirata a Carpenter Brut e al suo “synth-metal”. Sicuramente il lato artistico del titolo è ciò che vi spingerà di più all’acquisto, soprattutto perché il gameplay, pur essendo divertente e soddisfacente, non penso riesca ad attirare molti giocatori al di fuori della sua nicchia di riferimento.
Neon Giant è un piccolo studio svedese che, composto solamente da 12 persone, ma tutte veterane dell’ambiente videoludico, ha compiuto un piccolo miracolo. Grazie alla direzione di Tor Frick e Arcade Berg, modellatori e designer di giochi del calibro di Wolfenstein: The New Order e Bulletstorm, The Ascent è visivamente mozzafiato e diverte tantissimo, avvicinandosi molto di più ad un arcade da cabinato rispetto ad un gioco di ruolo vero e proprio.
The Ascent non sarà il sostituto di Cyberpunk 2077 che ci meritavamo, ma è sicuramente un tuffo nel genere molto gradito, che fa ben sperare per il futuro di questa piccola compagnia. Provatelo, soprattutto perché è incluso nel Game Pass.
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