Diciamocelo, rimane ancora un mistero come il primo Venom abbia potuto incassare più di 850 milioni di dollari in tutto il mondo, ma se è facile capire perché non sia piaciuto al pubblico più ferrato sul personaggio, allo stesso modo è semplice capire perché sia riuscito a piacere così tanto al pubblico generalista. Così, detto fatto, è subito entrato in produzione questo sequel dal titolo Venom – La Furia di Carnage, fortemente auspicato vista la scena post-credits del suo predecessore.
Di solito formula che vince non si cambia, ma fortunatamente qualcosa in questo nuovo capitolo pare essere cambiato, a partire da una trama sì estremamente banale, fin troppo basilare, scontatissima e piuttosto frettolosa, ma perlomeno senza crateri di sceneggiatura; c’è un nuovo cattivo che inizia a fare stragi, nel frattempo il buono ha dei problemi da risolvere, li risolve e affronta il cattivo. Se non c’è sceneggiatura, non ci possono essere buchi, no? (Si scherza, più o meno). Tutto questo racchiuso in soli 93 minuti esclusi titoli di coda (sì, l’ho cronometrato), che almeno non sono le due ore del primo film.
Altro punto a favore della pellicola è il parrucchino cambiato a Woody Harrelson rispetto a quanto visto nel precedente film, ma in particolare il fatto che questa volta il villain sia minimamente degno di tale nome. D’altronde se scegli uno degli antagonisti per eccellenza del protagonista, vai quasi sempre sul sicuro.
Dopo una singola visione è difficile capire quanto sia merito della scrittura del personaggio (dubito) o dell’attore che lo interpreta, ma si può tranquillamente affermare che Cletus Kasady goda di un sufficiente approfondimento e un discreto background. Inoltre osservare Harrelson sopra le righe nell’interpretare uno tra i più iconici villain Marvel è senz’altro un bel vedere. Nulla di particolarmente memorabile, ma almeno, al contrario di molti cinecomic (primo Venom incluso), tutti si ricorderanno chi era il cattivo di Venom 2.
Certo, il modo in cui viene propiziata la sua trasformazione in Carnage lascia un bel po’ a desiderare (precisamente quella che viene vista nei trailer, nulla più), e fa porre domande su quanto possa essere semplice in questo universo cinematografico causare un’apocalisse di simbionti. E poi c’è anche Frances Barrison/Shriek interpretata da una sprecata Naomie Harris: mutante? Potenziata? Dotata? Boh. In questo universo vengono introdotti poteri “così, de botto”, per un personaggio che serve solo a dare un’ulteriore sfaccettatura a Cletus ed un minimo di approfondimento (se così possiamo chiamarlo) al rapporto Cletus-Carnage, viste le sue abilità.
Arriviamo adesso al fulcro del film: sappiamo tutti che la cosa peggiore di questa “saga” è stata proprio l’unica che si sarebbe dovuta centrare, ossia la resa del binomio Eddie Brock-Venom, che purtroppo è risultata fin dall’inizio puerile, senza un minimo di dramma interiore, superficiale e soprattutto fin troppo votata al lato comico. Quello che mi domando però è: sul serio pensavate che dopo 850 milioni guadagnati, la Sony volesse magicamente virare strategia e rendere il personaggio profondo, cupo e misterioso? Veramente pensate di andare al fast food pretendendo hamburger gourmet buoni e genuini?
La strada è ormai stata tracciata, quindi ci ritroviamo il solito Venom gigione e macchiettistico, che insieme al suo “ospitante” (sempre interpretato da Tom Hardy) fanno battute, inscenano gag (alcune delle quali mi hanno fatto anche ridere, devo ammetterlo) e ogni tanto litigano. Non che tutti gli altri siano particolarmente brillanti.
L’unico modo in cui si prova a fare qualcosa di “dark” è attraverso una fotografia e delle ambientazioni cupe e notturne, che in fin dei conti finiscono anche per cozzare con il reale spirito della pellicola, che appunto tende più alla commedia. Dal punto di vista tecnico non credo valga molto la pena di soffermarsi: Andy Serkis, questa volta lui alla regia, si limita al ridurre all’osso gli sforzi (forse anche qualcosa di meno) e a portare a casa un cinecomic frettoloso, frenetico e sotto la media ma, ci tengo a sottolinearlo, migliore del predecessore (non che ci volesse poi molto). La CGI dimostra sempre i suoi limiti (in parte giustificabili, vista la natura dei protagonisti), ma fortunatamente questa volta le botte da orbi tra i due simbionti sono più comprensibili, e personalmente le ho trovate anche spassose.
Venom – La Furia di Carnage (furia che dura sì e no un paio di giorni, così come l’Era di Ultron durava sì e no una settimana) va preso per quel che è, e per quel che già si sapeva sarebbe stato: una sorta di buddy movie supereroistico senza alcuna pretesa, con qualche discreta trovata, che vuole soltanto divertire un pubblico non particolarmente esigente. Dimenticabile? Senz’altro. Ma perlomeno rapido e indolore. C’è addirittura chi ne parla estasiato, mentre in molti ne stanno parlando come se fosse il male assoluto. Io, questa volta, sono un po’ nel mezzo.
P.S: Volevate forse sapere qualcosa sulla scena post-credits? Non serve, sarà l’unica cosa di questo film della quale sentirete parlare nei prossimi mesi.
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