Compiere scelte non è facile: più la propria vita e quella degli altri dipende da sé stessi, più si teme l’errore con le conseguenti responsabilità da assumersi. Tuttavia, anche il “non agire” è una decisione, e che ci piaccia o no porta delle conseguenze. Affidarsi a teorie, correnti filosofiche, religioni o cinismo, forse può consolare o anestetizzare le coscienze, ma certo non cancella questa semplice verità: siamo quello che scegliamo di essere, di fare e di non fare.
Questa e molte altre riflessioni e tematiche sono affrontate in Le Origini della Paura, fumetto scritto da Mariano Rose e disegnato da Alessandro Saiu. In un’atmosfera d’ispirazione Lovecraftiana, seguiremo le indagini di una sorta di “investigatore del paranormale” d’altri tempi, ma scordatevi un diavolo muscoloso che spara in faccia ai mostri fumando sigari: qui sono la paura dello straniero, rituali antichi e bigottismo a farla da padroni e creare una tensione costante.
Siamo nella Gran Bretagna del 1693, e un cronista specializzato in esorcismi ed esoterismo, tale H.J. Gulguvit, vive ogni giorno sempre più disilluso e turbato: è tornato a Londra da poco, dopo aver passato anni a Salem e in altri luoghi alla ricerca di Satana. L’obiettivo era “semplice”: trovare una personificazione del male avrebbe provato in maniera inconfutabile l’esistenza di Dio e l’innocenza degli esseri umani.
Dopo essersi però reso conto che il demonio non esiste e che gli esseri umani sono responsabili delle loro azioni, anche di quelle più spregevoli, si è chiuso in sé stesso e si sente perduto. Visto il contesto in cui vive e la sua base culturale profondamente binaria, è comprensibile che piuttosto di accettare la natura meravigliosamente ambigua delle persone preferisca pensare che siano tutti malvagi ed egoisti invece che tutti innocenti e buoni.
Un giorno arriva da un visconte dell’allora Regno di Scozia un particolare incarico: Nicholas Heinrich, studente inglese recatosi nella cittadina di Ebol Town, è accusato dagli abitanti di aver commesso efferati e macabri omicidi, nonché altre aberrazioni. Con queste accuse a suo carico, insieme a quelle di essere un servo del Demonio, Heinrich sta per essere condotto alla gogna senza neanche un giusto processo, e Gulguvit è chiamato a fare chiarezza e, potenzialmente, scagionare il giovane.
L’istinto e le passate esperienze lo porterebbero lontano, ma tra sensi di colpa, orgoglio professionale e (forse) voglia di fare la cosa giusta, il protagonista si avvia verso il paesello per indagare. Qui lo attenderanno tradizioni pagane, mezze verità, xenofobia e l’inevitabile scontro, in contesti come questi, tra ciò che viene forse superficialmente considerato “razionale” e “sovrannaturale“.
La storia sicuramente stuzzica, specie se si è già appassionati di questi tipi di atmosfere e vicende, ma posso garantire che ha molto da offrire anche a chi generalmente, come me, non è cultore di horror e Lovecraft: la sceneggiatura è coinvolgente e incalzante, con plot-twist da far sgranare gli occhi, e disegni e componimenti delle tavole sono pazzeschi: dai visi dei personaggi e le loro espressioni all’utilizzo della luce e delle ombre, fino alle splash page.
Tutto questo è accompagnato da un’appendice dove, insieme a delle belle illustrazioni e le fonti d’ispirazione, è presente un messaggio dello sceneggiatore dove racconta come secondo lui una storia, una volta pubblica, è bene che viva di vita propria e che sia proprio chi legge a trarre le sue riflessioni.
Personalmente, credo che il messaggio principale sia quello che ho indicato all’inizio: siamo responsabili delle nostre azioni, anche quelle che scegliamo di non fare o portare avanti, e se si vuole vivere bene e in pace a questo mondo bisogna saperlo accettare. Forse, fossilizzandosi meno sul proprio (per forza di cose) limitato punto di vista e background culturale, e sforzandosi di avere un occhio globale e di accettare le differenze altrui, si sarebbe più sereni. Non posso che ringraziare Mariano Rose e Alessandro Saiu per i brividi e le dissertazioni che il loro lavoro mi ha offerto.
Un ringraziamento speciale a NPE
Commenta per primo
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano le Norme sulla Privacy e i Termini di Servizio di Google.