Si sarà parlato per almeno un ventennio di un possibile Ghostbusters 3 con tutti i membri del cast originale, ma per un motivo o l’altro (tra cui Bill Murray malamente convinto che “nessuno vuole vedere un gruppo di vecchi acchiappafantasmi“) fino ad oggi non se n’era mai fatto nulla. Nel 2016 si è persino tentato un reboot al femminile del franchise, fallendo però miseramente (anche se per quanto mi riguarda non lo ritengo così atroce come viene spesso descritto).
In ogni caso, nonostante tutto il tempo passato e le difficoltà, la voglia di dare un vero terzo capitolo a questa saga tanto amata non si è mai spenta, ed è così che questo 2021 ci ha finalmente portato sul grande schermo Ghostbusters: Legacy (intitolato Ghostbusters: Afterlife negli Stati Uniti). Per questo sequel, il regista dei primi due film Ivan Reitman ha deciso di passare le redini al figlio Jason (rimanendo comunque come produttore), peccato solo per l’assenza di Harold Ramis (interprete di Egon e co-sceneggiatore dei capitoli originali assieme a Dan Aykroyd), morto nel 2014, ma proprio per rendergli omaggio è stato reso lui il fulcro di tutto questo nuovo progetto.
È bene dirlo subito: quest’ulteriore tentativo di dare nuova vita alla saga arriva inevitabilmente fuori tempo massimo, motivo per cui si è scelto di mettere al centro delle vicende un cast più “teen”, capace di attirare anche nuovo pubblico. I protagonisti sono i nipoti di Egon Spengler, costretti per problemi economici a trasferirsi assieme alla madre single da New York a Summerville, una piccola cittadina sperduta dell’Oklahoma, dove il nonno da poco scomparso (che non hanno mai conosciuto) ha lasciato loro in eredità una casa, ma anche diversi segreti da svelare.
I vecchi Ghostbusters qui sono trattati alla stregua di una leggenda metropolitana, e sulle prime risulta difficile credere che al mondo d’oggi quattro individui che hanno salvato New York dai FANTASMI siano quasi stati dimenticati (già li immaginavo ospiti in qualche Late Show in occasione del trentennale, per fare un esempio). D’altra parte bisogna ricordare che già in Ghostbusters 2 venivano derisi e presi per cialtroni, quindi possiamo passarci sopra senza troppi problemi.
Nei panni dei giovani nipoti di Egon troviamo Finn Wolfhard (Mike di Stranger Things) e la graziosa Mckenna Grace; quest’ultima, vera protagonista della pellicola, spicca particolarmente nel ruolo di Phoebe, che è praticamente una mini versione al femminile del nonno. Completano il cast principale Carrie Coon nei panni della mamma, Paul Rudd nella parte del professor Grooberson (grande fan dei Ghostbusters), e Logan Kim nel ruolo di “Podcast”, compagno di classe di Phoebe.
Ghostbusters: Legacy è un film che si prende i suoi tempi, sia per presentare i nuovi protagonisti che per reintrodurre il pubblico al mondo degli acchiappafantasmi, preoccupandosi di spiegare ai profani quanto successo in passato. Proprio per questo tutta la prima parte risulta piuttosto lenta nella narrazione, ma fortunatamente non annoia mai, grazie soprattutto alle simpatiche dinamiche tra i giovani protagonisti e ai continui rimandi al passato disseminati qua e là. Discorso ben diverso per la seconda parte e soprattutto per il gran finale, che raccoglie quanto seminato, ma non nel migliore dei modi.
Veniamo dunque al sodo e togliamoci di torno la nota dolente: sappiamo tutti che sarebbero tornati, sappiamo tutti che li avremmo finalmente visti imbracciare i loro zaini protonici, ma la tanto agognata entrata in scena dei tre Ghostbusters superstiti arriva senza una vera costruzione. Appaiono perché devono apparire, perché il film è già entrato nella fase finale, e l’emozione percepita è data solo ed esclusivamente dall’affetto che gli spettatori (quelli più grandi) provano per questi eroi della loro infanzia. Per carità, tutto bello ciò che avviene dopo, ma lo scopo del film, oltre a quello riuscito di riportarci nel mondo dei Ghostbusters, era proprio quello di tornare a mostrarci i vecchi protagonisti riuniti, e lo fa buttandoli sullo schermo “perché sì“.
Non si può dire che Jason Reitman non abbia lavorato con il cuore, ma quello che doveva essere anche un tributo ad Harold Ramis (la cui assenza come sceneggiatore tra l’altro si nota e non poco) finisce per diventare solo ed esclusivamente questo. Va bene voler commuovere il pubblico, ma qui si è puntato un po’ troppo sulle emozioni facili, quando in realtà si sarebbe potuto fare qualcosa di meno in tal senso, lasciando più spazio anche agli tre acchiappafantasmi originali.
Mai come in questo caso eviterò di parlare del punto di vista tecnico, perché complessivamente per regia, sceneggiatura, effetti e musiche con ottimi rimandi al passato, Ghostbusters: Legacy è tutto sommato un film discreto, scorrevole, con una comicità gradevole e mai sopra le righe, e con dinamiche anche piuttosto interessanti. Quello di cui mi interessa parlare sono principalmente le sensazioni, il punto di vista emotivo: comprendo la scelta di voler completamente collegare questa storia al primo storico capitolo (e qui mi taccio per evitare spoiler), ma non è stato piacevole per un fan di vecchia data sentir parlare solo del 1984 come se gli avvenimenti di Ghostbusters 2 (e dell’indimenticato Vigo) non fossero mai accaduti. Tant’è che di recente regista ha dovuto comunicare ufficialmente che “Ghostbuster 2 è canonico!” …ah sì? Quasi non ce n’eravamo accorti, a dir a verità.
Va bene il fanservice, soprattutto se fatto bene (e nel film ce n’è, per fortuna), ma trovate come quella dei mini-omini marshmallow visti anche nei trailer sono completamente inutili e decontestualizzate. Vuoi fare del fanservice come si deve? Fai sentire al pubblico l’iconica canzone di Ray Parker Jr. in un momento clou del film, non nei titoli di coda, tanto per fare un esempio.
Non c’è dubbio che Ghostbuster Legacy possa piacere alle nuove generazioni (non a caso la seconda scena post-credits mantiene aperti spiragli per il futuro), come è assolutamente certo che sia riuscito a far commuovere gli appassionati di lunga data, colpendoli nel segno, ma il risultato finale di questa operazione, a malincuore, non riesce a convincere appieno. Tutto ciò che rimane, insomma, è un film simpatico dove “tornano i vecchi acchiappafantasmi”, ma che grosso modo è dimenticabile.
Quando si è ben oltre il tempo massimo, non si può solo puntare sulla nostalgia e su emozioni facili, quasi “obbligate”. Non basta il semplice ritorno di tutto il vecchio cast, ma soprattutto non basta una sceneggiatura appena discreta per ricostruire e rimettere in moto qualcosa di ormai fermo da oltre 30 anni (come la Ecto-1, che almeno viene riparata e non riparte magicamente dopo 25 anni come la jeep di Jurassic World). Per riportare davvero in auge i Ghostbusters serviva molto di più.
Assolutamente d’accordo. Come si fa a dare a dei ragazzini gli zaini protonici! Sarebbe come dare dell’acido cloridrico in mano a un bambino! Tutta la serietà dei primi due film è stata buttata sopra questo ennesimo stranger things… preso tutto e ridicolizzato… io non salvo proprio nulla di questo film.
L’unica cosa che ti contesto è che anche i primi due non è che fossero proprio SERISSIMI…anzi, c’è una vena ironica e “leggera” ben delineata, ma per il resto ti do ragione
Che volevate sono passati anni l’uomo invecchia dei film no, quello che è stato fatto va benissimo per me, riporta i ragazzini e la nuova generazione un po più distante dalla solita marvel e super eroi che c’è la pancia piena ormai.
Caro Fanatic, che tu non sia d’accordo con la recensione ci sta, ma se magari esplicassi meglio le tue motivazioni non sarebbe male…
Non capisco poi il paragone con la Marvel, quando qui stiamo parlando di un genere di film ben diverso
Io non sono d’accordo e un voto che lo puoi dare al film del 2016
Davvero dite? I gusti sono gusti a il voto non sta bene a un film che va sulla sufficienza, per il fatto degli zaini imaginate dei ragazzini se li trovassero davvero cosa farebbero ?
Che i primi 2 film non sono 100% adatti a un bambino in un paio di occasioni Bill Murray specialmente nel primo nel finale dice una battuta un po scomoda per un ragazzino anche se noi tutti la abbiamo visto e rivisto ,ma oggi come oggi c’è tutta un’altra tutela e visto questo hanno fatto un film adatto per tutti ,spero che mi sono spiegato bene.
Per il caso Marvel no che io sia contro ma ha generato un movimento che un ragazzino a cinema sceglie no un film di un altro genere ma quel tipo , per questo c’è una tendenza di fare film che può atirare quel tipo di pubblico perché penso che è lì che escono i dollari per le case di produzione ecc… per questo io penso che il film può accontentare tutti anche se noi nostalgici ci aspettiamo di più ma la macchina del tempo ancora non l’anno inventata 😉
[Parlando del pupazzo Stay Puft]
Ray: Che fine ingloriosa! Uccisi da uno spacciatore di gnocchi di lichene!
Peter: Forse abbiamo sbagliato tutto. Lo avete visto come è vestito? È un marinaio, è qui a New York. Lo portiamo a sc…re e non avremo più noie!
E questa è una .
Come lo spieghi a un ragazzino? Per questo io penso che stato fatto per tutti l’ultimo film.