Cos’è che rende un film vincente? A questa domanda non esiste davvero una risposta, perché le analisi variano a seconda del contesto storico, produttivo e sociale di riferimento. C’è chi vi dirà che un’ottima regia svolge il 90% del lavoro, mentre altri sosterranno che tutto dipende dallo sceneggiatore e le sue abilità narrative. Infine, non si può non prendere in considerazione il valore ancora più umano del film, gli attori che vi lavorano. Nella storia del cinema, soprattutto quella più recente, sono molti i casi di lavori che si reggono interamente sulle spalle di uno o più interpreti. Basti pensare agli ultimi Oscar e a film come Joker, dove è stata decisiva l’interpretazione di Joaquin Phoenix, o The Revenant, di cui alcuni nemmeno ricordano la trama, ma hanno ben impressa nella mente la performance di Leonardo DiCaprio.
Impossibile dunque stabilire quale sia l’aspetto decisivo in grado di rendere un film un investimento sicuro, ma senz’altro partire da una base equilibrata aiuta a portare a casa quantomeno la sufficienza. Ed è quello che si direbbe dai presupposti di Don’t Look Up, disponibile su Netflix: un cast davvero incredibile – tra il già citato DiCaprio, Jennifer Lawrence, Cate Blanchett, Jonah Hill e Meryl Streep – e l’ottima penna di Adam McKay attirano senz’altro l’attenzione.
Il film si apre con la sconcertante scoperta fatta da una studentessa di astronomia dell’università del Michigan, Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence); quest’ultima, analizzando le immagini di un telescopio, riesce ad osservare la presenza di una cometa che si avvicina alla Terra. Ben presto però lei e il suo professore, Randall Mindy (DiCaprio), capiscono che il corpo celeste non si limiterà a passare vicino al pianeta, ma impatterà da lì a sei mesi, portando alla distruzione della razza umana. Sarà dunque necessario intervenire quanto prima per evitare la catastrofe, ma non mancheranno problemi lungo il tragitto.
Il nuovo lungometraggio firmato dal regista di Anchorman non parte dunque da una premessa innovativa, soprattutto per i fan dei disaster movie, ma gli ingredienti per il successo c’erano comunque tutti. Sulla carta, insomma, sembrava un colpo impossibile da fallire, eppure qualcosa è andato terribilmente storto. Ciò che ne ha decretato il fallimento purtroppo è stato esattamente quello che doveva essere uno dei suoi punti di forza: Adam McKay. Il regista e sceneggiatore del film ha optato per un taglio ironico, un’analisi sociopolitica del contesto in cui si trova al momento la popolazione mondiale. È infatti evidente che dietro l’atteggiamento grottesco del Presidente e del Capo di Gabinetto – interpretati rispettivamente da Meryl Streep e Jonah Hill – ci sia la necessità di ironizzare sul modo in cui politica e media hanno trattato i fatti di cronaca più recenti, riguardanti la pandemia da Covid-19. Di nuovo, un lavoro che idealmente si poneva come vincente, non fosse per le esagerazioni che l’autore ha voluto inserire lungo tutto il corso della storia e che non rendono ironici i personaggi, bensì quasi patetici.
Nel tentativo di presentare una storia che si ponesse come una critica alla nostra società, McKay si è trovato a calcare un po’ troppo la mano, rendendo Don’t Look Up una parodia mal riuscita, ibridata con tutte le formule vincenti di Anchorman, La grande scommessa e Ricky Bobby, che però in questo contesto stonano. I personaggi messi in scena sono quasi tutti irritanti, esasperanti, e la satira più che rendersi sottilmente tagliente colpisce il pubblico come un machete. In tal senso dunque è proprio l’equilibrio a mancare in questo film, che spinge a più riprese sul grottesco senza preoccuparsi di rendere anche funzionale l’idiozia dei rispettivi protagonisti.
La regia cerca in più punti di rendersi accattivante con tagli al nero e grafiche dal sapore pop che non riescono ad integrarsi in alcun modo con gli altri aspetti del film, mentre il resto del lavoro più prettamente tecnico è svolto assolutamente senza infamia e senza lode. Non ci sono movimenti di macchina interessanti o sequenze quantomeno suggestive. Al di là di quei due o tre momenti di rottura non esistono spunti di riflessione validi nemmeno sotto il profilo estetico. Anzi, si può dire che l’ossessione di Adam McKay per le immagini di repertorio offrano ancor più il fianco alla noia, in un’interminabile carrellata del tutto priva di attrattiva. A tal proposito, non si può neanche dire che il montaggio abbia una funzione eidetica: gli accostamenti sono fin troppo palesi e non provocano alcun tipo di sentimento nello spettatore.
Nessuno degli attori inoltre, eccezion fatta per Leonardo DiCaprio, offre una performance particolarmente brillante; da Jennifer Lawrence a Meryl Streep, tutto il cast porta a casa un lavoro appena sufficiente quando, di nuovo, non scade nell’esagerazione più esasperante. I colori delle rispettive interpretazioni sono talmente mescolati da comporre una poltiglia che alla fine, nonostante tutte le sfumature provate, vira inevitabilmente verso il grigio.
La sceneggiatura, infine, è fortemente squilibrata, manca di pathos in molti dei momenti decisivi della prima parte e si trascina faticosamente per ben due atti, sopravvivendo solamente in funzione del suo aspetto grottesco; sul finale poi concede uno scioglimento troppo drammatico per relazionarsi armoniosamente con quanto mostrato in precedenza sullo schermo. Come se non bastasse è presente una scena post-credits che cerca di riagganciarsi alla vena grottesca del film, rovinando anche quell’attimo di serietà che si è intravista per soli cinque minuti.
Probabilmente se McKay avesse tirato un po’ di più il freno a mano, giocando maggiormente sul mix tra tragico e comico, oggi ne starei parlando come di un film da 4 stelle, ma il fatale non-equilibrio ostentato rende Don’t Look Up del tutto insufficiente.
Finalmente qualcuno che scrive una recensione seria ed equilibrata. Il film è drammatico non nel suo genere ma come risultato finale :un disastro. Su 5 stelle ne merita 1 solo per i grandi nomi che comunque fanno il loro mestiere. Osceno.
Ti ringrazio per le tue parole. In effetti scricchiola parecchio su troppi fronti e solo gli attori (soprattutto Di Caprio) ne escono quasi con dignità!
Non concordo, di certo non un capolavoro ma mi é piaciuto. Forse il “disequilibrio” é una scelta fatta per rispecchiare le contraddizioni fin troppo esagerate della stessa società americana ma ho apprezzato la forza della satira in questo film (anche perché vista la situazione in cui siamo calcare la mano ci sta tutta). L’unico difetto rilevante che ci ho visto é quello di mancare un po’ di contesto intorno alla trama, fin troppo focalizzato. Come se dicesse continuamente “il punto é questo, questo qui, questo!!!!”
Il problema plausibilmente è proprio quello. Nel tentativo di calcare la mano sulla critica hanno perso pezzi qui e lì che avrebbero reso di gran lunga più equilibrata la sceneggiatura
Un film che non è nè carne nè pesce. Mi aspettavo un film drammatico ma non lo è. Grottesco neanche. Comico neanche. Parodia? No. Un polpettone, con un cast stellare (mal sfruttato), molti personaggi ridicoli e macchiettistici, con una storia imbarazzante sceneggiata male. Le reazioni degli abitanti della terra sono assurde, così come quelle dei media. Scene inverosimili, tra cui quella con DiCaprio che bacia la conduttrice sciroccata e ninfomane in diretta TV. Un film davvero imbarazzante, un minestrone con ingredienti di prima qualità ma con ortaggi, pere, marmellata, cioccolata. Miscuglio indigeribile.
Il motivo per cui i personaggi appaiono grotteschi e perfino patetici è perché se usciamo dal contesto del film ci ritroviamo ad avere a che fare con gli stessi personaggi grotteschi e patetici, quello che manca nella realtà è la schiettezza che si possono permettere i personaggi di fantasia. Sono convinta ( e lo dico con la profonda tristezza che mi accompagna da due anni) che il regista ci abbia posto davanti uno specchio, il problema è che quando il riflesso non ci piace preferiamo prendercela con il messaggero. Ricordiamoci però che anche se il messaggio non ci piace, anche se non guardiamo in alto, la cometa arriva comunque…
“Se cercate un colpevole, non vi resta che guardarvi allo specchio” e sono perfettamente d’accordo, ma il modo fin troppo piatto con cui ha reso questo tipo di critica, a mio avviso eh, ha un po’ banalizzato il fine ultimo.
Film con trama interessante, ma finale assolutamente orribile, scadente e anche rivoltante dopo 2:20 h di film!
Poi: è vinverosimile che tutte le nazioni stiano “solo a guardare” mentre 1 paese decide le sorti di tutta l’umanità.Poco credibile, deludente.
Diciamo tutto alquanto grottesco, ma non nel senso buono del termine. Ed è un peccato perché, come hai sottolineato anche tu, di per sé la trama è interessante
Concordo pienamente su tutto. Film davvero bruttino.
Sono perfettamente d’accordo, mi permetto di aggiungere due righe anche sulla banalità della morale del film: i politici e gli ultra miliardari sono egoisti e corrotti e i media non si interessano delle questioni importanti quanto più di gossip e spettacolini. Fine. Non capisco chi definisce questo film progressista ed anticapitalista e la scelta della regia di relegare la posizione delle altre potenze mondiali ad una misera scenetta con un’esplosione alta 5 metri è lo specchio dello stesso eccezionalismo americano che ci tartassa da più di un secolo.
La recitazione eccessivamente sopra le righe e i ruoli definiti in maniera così didascalica mi fanno sentire presa per i fondelli come spettatrice.
Il film non vuole andarci piano, semplicemente perché non è più il momento di trattare certi temi con leggerezza.
Viviamo costantemente da anni in una situazione di crisi climatica che non viene presa sul serio dai media, dalla politica, e né tanto meno dalla popolazione. A questo aggiungiamoci anche la pandemia, un fenomeno solo apparentemente disgiunto, ma che fa luce su qual è lo spirito autentico dei nostri tempi: siamo un mondo consumista, ben disposto a saccheggiare la natura di qualsiasi risorsa, senza assumerci alcuna responsabilità, riponendo nessuna fiducia nella scienza, ma piuttosto dando retta al primo cretino di turno con una certa visibilità mediatica che ci dia un motivo per non cambiare, per continuare a distruggere il pianeta mantenendo lo stesso stile di vita di sempre.
Siamo sull’orlo di una crisi globale irreversibile, di cui tutti sono vagamente consapevoli ma che tutto sommato non interessa a nessuno, se non alla comunità scientifica, la quale cerca disperatamente di farsi ascoltare senza successo.
Vogliamo leggerezza. Non ci piacciono le catastrofi, vogliamo sentirci a proprio agio, e soprattutto con la coscienza pulita.
Questo film invece punta il dito contro di noi, per questo lo odiamo.
E allora la satira poteva essere più delicata, i movimenti di macchina più eleganti, la sceneggiatura meno didascalica…
Tutte critiche vuote pur di non ammettere una cosa: il film, pur essendo perfettamente comprensibile, non piace perché non interessa, non piace perché non può piacere, perché se fosse piaciuto non ce ne sarebbe stato bisogno.
Ho visto questo film e ho riso molto. Risate amare di chi sa che il genere umano è patetico, ma non sa più che farci se non riderci sopra.
Mi sono anche emozionato. Mi sono compiaciuto nell’assistere alla meritata autodistruzione del genere umano, ma sempre con tanta tristezza, perché nonostante tutto continuo a sperare che la situazione si evolva in meglio.
Questo film lo apprezza chi ha una vaga idea della gravità della situazione attuale, e che quindi può instaurare facilmente una connessione emotiva con il regista/scrittore.
Chi è complottista, ignorante, o più semplicemente qualunquista e disinteressato a certi temi non può che odiarlo invece.
Rimane per me il miglior film del 2021.
È un film molto bello e fa riflettere tanto su molti aspetti affatto banali oggi. Fatico a credere che non sia piaciuto. Dissento da chi lo definisce brutto o banale. La satira è, a mio avviso, assolutamente funzionale al messaggio che vuole lasciare. E la sua visione vale più di tutte le lezioni teoriche di educazione civica che si possano fare a scuola