Ci sono persone al mondo che tendono a chiudersi da sole in una gabbia. Spesso non lo fanno intenzionalmente, ma è l’insieme caotico che compone la realtà, mischiato al loro passato turbolento, che confina questa gente nei propri bias, dai quali non vedono via d’uscita. In certe condizioni fare delle buone azioni può apparire come qualcosa di folle o sciocco, ma almeno provarci è già da considerare come una piccola vittoria.
Hanoi Swing, fumetto ideato e scritto da Mariano Rose e disegnato da Simone Perlina, racconta di questo e molto altro: un noir per certi versi classico, ma per nulla banale, ambientato nel Vietnam contemporaneo invece che nei soliti e vetusti USA, e con l’ironia amara che accompagna i pugni micidiali del protagonista, non a caso chiamato Punch. Senza spoiler, vi illustro la trama.
Siamo ad Hanoi, la capitale, che come ogni grande città nel mondo ha i suoi circoli di criminalità organizzata che controlla i quartieri miseri affollati di persone che provano a sopravvivere. Punch non ricorda esattamente come ci sia arrivato anni prima, ma pare che non abbia esattamente cambiato vita rispetto a quando stava negli States: come allora, lavora per gente poco raccomandabile occupandosi di riscuotere denaro a chi si è indebitato con i suoi padroni, e tenta di sommergere i dubbi e i patemi d’animo nell’oppio e nel sesso a pagamento. Tuttavia questo suo “lato romantico” non si spegne, anzi, lo guida verso decisioni che per gli altri cosiddetti “furbi” sarebbero pazzie. Così, la ricerca di quello che sembra l’ennesimo debitore si trasforma in un assurdo viaggio composto da fughe rocambolesche, morte di colpevoli e innocenti, lacrime, battute dal retrogusto agrodolce e dissertazioni.
La natura di questa storia mi impone di non dire nient’altro per non guastarvi la lettura: non mancano infatti colpi di scena mozzafiato, azione e dialoghi generalmente secchi e d’impatto, accompagnati da monologhi e pensieri più approfonditi e accorati ad opera di Rose. Lo stile di Perlina è peculiare, gretto e rozzo in senso buono, così com’è il protagonista principale. Come ammette lui stesso nella sua presentazione alla fine dell’albo, la strada da fare è ancora molta e gliene do sicuramente atto, ma questo è di certo un buon inizio. La periferia di Hanoi sembra viva e vera, merito sicuramente di un grande lavoro di ricerca che emerge tanto dalle parole quanto dalle vignette. Infine, la costruzione delle tavole è fresca e dinamica, caratteristica che contribuisce a far scorrere le pagine come acqua e a divertirsi ancora di più.
Vi lascio con le parole scritte nella prefazione da Massimiliano Valentini, che dall’alto della sua esperienza come sceneggiatore riesce a riassumere quest’opera in poche righe: “…è lo sguardo ironico e disincantato che permette a Punch di voltare ancora una volta pagina. Di ricominciare daccapo. E di schivare l’ultimo colpo e l’ultima pallottola. Il noir è anche questo”.
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