Soffio è un libro che invoglia alla lettura già al primo sguardo: il titolo, semplice e diretto, ben si accorda alla copertina con uno sfondo dalle sfumature di colori freddi che vanno dal celeste al verde, su cui si stagliano nette le ombre di diverse figure (animali e oggetti), collegate da filamenti dorati al profilo di un ragazzo che soffia in quella che sembrerebbe essere una cannuccia, come se fosse l’aria soffiata a unire tutti questi elementi.
Una copertina del genere sembra quasi rimandare a quelle usate per le fiabe, ma basta leggere la sinossi e constatare la mole dell’opera (poco meno di trecento pagine) per capire che qui non si sta parlando di fiabe come generalmente le intendiamo, quantomeno non nel senso più leggero e disimpegnato, quasi negativo, del termine. Effettivamente Soffio può essere visto come una fiaba ambientata nel mondo moderno, senza fate e folletti, ma comunque con il suo eroe, l’antagonista, l’elemento “magico” e la morale, senza farsi mancare anche la controparte femminile.
Probabilmente è questa la forza di Soffio, quella di avere come protagonista Sebastiano che, come tanti ragazzi al centro di innumerevoli fiabe, improvvisamente vede il suo mondo, fin troppo adulto e reale, trasformarsi un po’ alla volta, in questo caso grazie alla presenza di Valerio, suo vicino di casa e coetaneo, sopravvissuto a un tragico incidente in macchina che sembra aver segnato la sua famiglia in modo irreparabile.
La narrazione si presenta molto immersiva, difatti Giacomo Lopez è molto bravo nel dipingere il mondo di Sebastiano senza dimenticarsi è solamente un ragazzino, ma dal mio punto di vista ha un’unica pecca, ovvero quella di voler essere “troppo completa“. Quello che intendo è che l’autore descrive tantissimi particolari, alcuni utili e altri meno, solo che molti di questi non rappresentano delle piccole aggiunte, bensì veri e propri spunti che meriterebbero di essere approfonditi, portando il lettore a porsi delle domande che, però, non trovano risposta. Un esempio su tutti è l’ambiente casalingo in cui vive Sebastiano, che viene descritto con un’accuratezza eccessiva rispetto al fine di giustificare azioni e pensieri del protagonista, inserendo dettagli minuziosi che poi però rimangono sospesi nell’aria, soppiantati dai protagonisti e dalle vicende stesse.
Soffio è un libro ben strutturato, dal ritmo agevole, che tuttavia lascia un retrogusto amaro di insoddisfazione. Lascia sbirciare il suo mondo fantastico da una porta socchiusa, chiudendola però di colpo. È come se l’autore avesse sentito la necessità di correre nel finale, di arrivare a una conclusione perché timoroso di aver scritto un romanzo troppo lungo e, in quanto tale, meno fruibile da un vasto pubblico. Eppure, con le premesse descritte, si sarebbe potuto dire ancora tanto (o come accennato, molto meno). Il punto è che Soffio non sembra un volume autoconclusivo, ma dà la sensazione di aver gettato le basi per altri libri ancora più articolati, in cui ad esempio poter seguire le vite dei protagonisti cresciuti, per scoprire la loro interazione con il “vecchio” elemento fantastico o con eventuali nuovi elementi del genere.
Quasi definibile come urban fantasy, Soffio in ogni caso scorre piacevolmente. È un libro che ha molto da offrire a livello non solo di riflessioni ma anche di emozioni, da leggere con attenzione per scoprire ogni minimo particolare nascosto da Lopez al suo interno.
Un ringraziamento speciale a Moscabianca Edizioni
Commenta per primo
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano le Norme sulla Privacy e i Termini di Servizio di Google.