Quella di Borderlands è una saga che ha dato vita al fenomeno dei looter shooter, intrattenendo i suoi fan con una storia dai tratti comici e un plot che man mano si stratificava ad ogni iterazione. Gearbox Software, con Randy Pitchford al timone, ha saputo dunque gettare le basi per un sistema di gioco che premiasse il giocatore in maniera esagerata, primeggiando soprattutto nella varietà dei suoi premi. Non a caso, Borderlands 3 venne definito “il re dei looter shooter”, poiché a differenza dei live service che abbondavano nel mercato, sapeva meglio di altri ricompensare l’utente ad ogni nemico o boss abbattuto, migliorando gradualmente con la difficoltà il suo loot system.
Conclusa momentaneamente la storia dei Cacciatori della Cripta, i ragazzi di Gearbox insieme a 2K Games tornano alla ribalta con Tiny Tina’s Wonderlands, uno spin-off che trova le sue origini nel DLC di Borderlands 2 “Assault on Dragon Keep“, divenuto successivamente un gioco standalone. Il nuovo titolo, senza troppi giri di parole, omaggia Dungeons & Dragons e al contempo ne fa la parodia, trasponendo in un universo fantasy il gameplay e la narrativa scanzonata che hanno reso così riconoscibile il lavoro di Gearbox Software. Dopo molte ore passate sulla versione PlayStation del gioco, sono pronto a parlarvene nel dettaglio.
Bunkers & Badasses è il gioco da tavolo più famoso nell’universo di Borderlands, e riprende a grandi linee tutti i meccanismi di D&D. Tiny Tina, già protagonista nel citato Assault on the Dragon Keep, qui assume il ruolo di Master in quella che sarà una partita piena di imprevisti. La ragazza non è sola: con lei ci sono Valentine, Frette e la matricola, ovvero il nostro personaggio (a cui daremo successivamente il nome), con cui andremo ad impersonare il Senzafato nella quest che ci renderà gli eroi di Fulgibriglia, difendendo il regno dalla minaccia del Signore dei Draghi.
Come già detto, non mancheranno imprevisti, con eventi che sfideranno le logiche imposte dal noto gioco da tavolo. La main quest tuttavia mi è apparsa priva di mordente rispetto ai lavori a cui il team di Randy Pitchford ci ha sempre abituati, tanto da sembrare un trampolino di lancio per le più avvincenti side quest. La storia difatti non mi ha lasciato impressioni particolarmente positive, poiché si afferma come un grande riempitivo in attesa di giungere al fatidico post-avventura, sebbene al suo interno siano custodite sottotrame sviluppate con maggiore cura in secondi momenti. Ciò che non manca però è quella narrativa spensierata e comica che ha sempre caratterizzato la serie di Borderlands, quella voglia di non prendersi mai sul serio che rende l’esperienza leggera e tutto sommato godibile, regalandoci infine momenti estremamente esilaranti.
Il nostro percorso di Senzafato ci porterà ad esplorare il Continente e stravolgerlo attraverso le nostre azioni. In nome della giustizia adotteremo delle scelte “comicamente drastiche”, eliminando con tanta fantasia gli ostacoli lungo il cammino. La componente ruolistica infatti si esprime attraverso scelte piuttosto semplici, che talvolta possono mettere in dubbio la sacralità del nostro ruolo. Tiny Tina’s Wonderlands pone spesso scelte piuttosto imbarazzanti, che però alimentano quel tocco demenziale che dà carattere alla storia principale, rendendola apprezzabile specialmente per questi aspetti leggeri, che tendenzialmente negli ultimi tempi vengono tralasciati in favore di contesti più seri, pesanti o a tratti persino opprimenti.
Le side quest, puramente strutturate a mo’ di citazioni, sono invece il piatto forte della componente narrativa del gioco. Dopo averle completate tutte, mi sono reso conto di come il team di sviluppo abbia concentrato buona parte dei suoi sforzi nel raccontarci delle storie brevi ispirate ai classici del genere fantasy, parodiandoli in maniera piuttosto convincente. Durante la mia esperienza, infatti, le missioni secondarie di Tiny Tina’s Wonderlands mi hanno piacevolmente colpito non tanto per questioni ludiche, bensì per il modo in cui vengono proposte: l’attrattiva delle citazioni è l’elemento che più definisce tali contenuti, rivisitandoli in una chiave satirica. Evitando eventuali anticipazioni a riguardo, le missioni secondarie risollevano le sorti di una storia altrimenti dimenticabile, divertendo il giocatore con una comicità leggera e mai troppo pretenziosa.
Un altro elemento che personalmente ho apprezzato sono le interazioni tra Tiny Tina, Frette e Valentine mentre osservano la nostra partita: i loro interventi avranno ripercussioni sull’andamento della storia e non solo, aggiungendo ulteriori siparietti comici durante l’avventura.
Costruire una build è un perno fondamentale dell’economia ludica di Borderlands, e col tempo tale elemento si è evoluto con le sue dovute stratificazioni fino a giungere a Tiny Tina’s Wonderlands, dove le cose si fanno ancor più interessanti. Per la mia partita, ho scelto la classe dello Sparamagie, attingendo così alle novità ludiche legate a questo spin-off che non ha nulla da invidiare alla serie madre, se non la sua longevità. Qui il gameplay risulta alquanto differente, seppur non troppo lontano dai canoni della saga. Infatti, oltre al consueto ciclo di shooting e looting, tale gameplay è reso decisamente più fresco dall’utilizzo di un approccio melee, unito all’uso delle magie e una creatura che ci affianca durante i combattimenti, anche se dopo un tot di ore di gioco l’alone della ripetitività sopraggiunge comunque.
A livello strutturale, però, questo capitolo è sensibilmente diverso da Borderlands: addio agli spostamenti su ruote e all’open world, il tutto per rievocare una mappa costellata da dungeon e macroaree che simula la struttura di un gioco da tavolo. Nel cosiddetto Continente (od Overworld), il nostro avatar avrà un aspetto deformed e si muoverà con visuale isometrica all’interno di un mondo in miniatura, dove è possibile scorgere i luoghi d’interesse sopracitati in cui avviare combattimenti ad arena o esplorare delle aree più grandi. In quest’ultime, spesso e volentieri si sviluppano le missioni di cui vi ho parlato poco fa, rese in molti casi ludicamente monotone dalla classica struttura del “punto A e punto B”.
Come sottolineato poc’anzi, la costruzione di una classe è fondamentale e il gioco ci permette di sceglierne una tra le 6 disponibili, tuttavia passato metà gioco sarà possibile sceglierne una seconda, così da creare una combinazione letale di abilità attive e passive. L’unione di due classi differenti darà un apporto maggiore alle possibilità offerte dal gameplay, ma dovremo utilizzare saggiamente i punti abilità guadagnati per farle evolvere entrambe. Questa progressione, non troppo lontana da quella già vissuta in Borderlands 3, permette al Senzafato di procedere nella sua avventura fino a culminare nel post-game, il quale svela ulteriori novità che vanno ben oltre al consueto level cap. Ma prima di procedere all’endgame, nonché componente più importante dell’esperienza offerta da Tiny Tina’s Wonderlands, occorre sottolineare un aspetto piuttosto negativo del gioco.
Ho trovato la gestione dell’inventario alquanto ostica e non sempre molto chiara, inoltre l’espansione della sua capienza è bloccata dietro costi decisamente eccessivi, richiedendo somme di denaro in-game fin troppo esose. Per quanto sia possibile aggirare tale ostacolo sfruttando degli escamotage legati al salvataggio, non si può di certo ignorare l’enorme grinding richiesto per poter massimizzare il nostro inventario, che per la maggior parte dell’avventura resterà fin troppo limitato.
Dopo i titoli di coda e il raggiungimento del livello 40, ci vengono introdotte alcune meccaniche che alimentano il post-game di Tiny Tina’s Wonderlands. In particolar modo, torna il livello Caos, già presente in Borderlands 3. Per chi non lo sapesse, si tratta di una modalità di gioco che influenza la difficoltà e il drop rate del loot, offrendo così sfide sempre più impegnative e ricompensando il giocatore con item sempre migliori. In questa occasione, però, la modalità Caos ha funzioni prettamente diverse da quelle già implementate nell’ultimo capitolo principale della serie, divenendo a conti fatti una modalità di gioco a ondate con eventuali obiettivi secondari.
Il Senzafato infatti si lancerà in una serie di scontri fino al boss di turno, dove potrà ottenere alcuni benefici scambiando la valuta con dei bonus che faciliteranno l’esperienza. A seconda anche dell’RNG (random number generator), ogni partita potrà essere più o meno complessa, a patto che si alzi il proprio livello Caos. Questa è una modalità orientata esclusivamente verso il miglioramento della build finale, dato che permette di ottenere persino equipaggiamenti leggendari con bonus più efficienti, nonché del bottino speciale disponibile esclusivamente in modalità Caos. Questo tipo di grinding tra l’altro prepara i giocatori per futuri contenuti scaricabili, cosicché potranno affrontare nuove avventure senza essere colti impreparati.
Nonostante il cap del livello bloccato al 40 e l’impossibilità di sbloccare tutte le abilità, per ulteriori potenziamenti ci verrà incontro il Grado Mito, proponendoci una progressione ben diversa da quella percorsa sinora. Tale grado si evolve man mano che guadagniamo punti esperienza (fortunatamente, il level up è persino più rapido!) e offre ben quattro rami abilità: Druido, Arcimago, Asso della Spada e Occhio di Lince. Ciascun ramo si potrà evolvere unicamente in senso orario: non potremo sbloccare nello stesso momento più abilità o step di un solo albero, poiché il Grado Mito ci obbligherà a livellare in maniera equa gli skill tree proposti. Si tratta dunque di una progressione lenta che va a potenziare alcuni aspetti del nostro personaggio, e i cui reali effetti si potranno notare solamente nelle fasi più avanzate del Grado Mito.
Tali rami propongono diversi potenziamenti passivi, dalle statistiche alle probabilità di danno da stato, danno critico e via dicendo, così da migliorare ulteriormente le nostre performance durante gli scontri a fuoco. Tuttavia, la fase post-game creata in questa occasione risulta alquanto ripetitiva, poiché non vi sono ulteriori attività che possano offrire una buona dose di varietà al gameplay, nonostante il divertimento possa derivare anche dall’immancabile modalità cooperativa, sia online che locale. La componente ludica è indubbiamente solidificata dalle possibilità offerte dall’impiego di magie o armi melee, che si rivelano preziose alternative alle innumerevoli armi da fuoco disponibili. Il ridimensionamento del mondo di gioco non solo sacrifica l’open world, ma persino quella componente esplorativa di cui si sentiva già la mancanza nel tanto criticato Borderlands 3, un qualcosa che forse meritava maggiore spazio nel mondo fantasy di Tiny Tina’s Wonderlands.
Dal punto di vista grafico, questo spin-off migliora il cel-shading che ha sempre contraddistinto la serie di Borderlands rispetto ai più rinomati sparatutto in soggettiva, rifinendo in particolar modo i poligoni e la quantità di dettagli. Sempre sul fronte grafico, l’immagine risulta decisamente pulita nelle fasi del gameplay, mentre non posso esprimere la stessa opinione sui filmati: difatti, quest’ultimi presentano una qualità dell’immagine afflitta da una risoluzione minore e persino “sporca”. Durante la mia prova su PlayStation 5 ho prediletto il frame rate alla risoluzione, godendo dunque di un’esperienza caratterizzata da prestazioni alquanto fluide (60fps) e caricamenti decisamente rapidi. Nel complesso, su console il titolo si dimostra tecnicamente solido, sebbene a condizionare l’esperienza vi siano diversi glitch legati alla progressione del livello Caos o delle missioni, problematiche che spero verranno risolte con qualche aggiornamento.
Tra scorci fantasiosi e aree meno avvincenti, la caratura artistica di Tiny Tina’s Wonderlands evidenzia un “fantasy secondo Gearbox” intrigante, capace di rimodulare quegli elementi da cui trae assolutamente ispirazione, riuscendo persino a colpire nella costruzione dell’Overworld e di come la fantasia di Tiny Tina come Master condizioni alcune parti della mappa, dando vita a scene davvero esilaranti. Peccato per l’assenza del doppiaggio italiano, visto che nella versione nostrana ogni Borderlands ha sempre vantato un ottimo cast di doppiatori, specialmente a fronte di un sync tra audio e sottotitoli non proprio perfetto.
Un ringraziamento speciale a Cidiverte
https://www.youtube.com/watch?v=3gJgj2ngCyA
Commenta per primo
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano le Norme sulla Privacy e i Termini di Servizio di Google.