Dopo l’ottima Undiscovered Country, lo sceneggiatore Scott Snyder (Dark Nights: Death Metal) torna ad arricchire il catalogo SaldaPress con Nocterra, nuova opera sci-fi post-apocalittica illustrata dal talentuoso Tony S. Daniel e da Tomeu Morey.
Mostri sacri del fumetto statunitense come Robert Kirkman (Outcast, The Walking Dead, Invincible) e Gail Simone (Birds of Prey) l’hanno descritto come un prodotto sbalorditivo e imperdibile; se avete notato il voto di questa recensione, potreste aver già capito che il mio pensiero in merito non è dissimile. Senza indugio, andiamo quindi ad approfondire Notte fonda, il primo volume della serie.
Il fumetto gode sin da subito di premesse di trama molto interessanti: in un futuro prossimo non meglio specificato, la giovane Val Riggs e suo fratello minore Emory sono tra i pochi sopravvissuti di un’apocalisse su scala globale. I due, da ragazzini, videro un enorme ammasso di tenebre ingoiare il Sole; la notte perenne ha portato con sé un’epidemia letale che ha trasformato in orrende mostruosità ogni organismo vivente rimasto a contatto con l’oscurità troppo a lungo (umani compresi).
I suddetti mostri vengono chiamati Ombre e non sono altro che entità mutate e distorte simili, per chi le conosce, alle Creature Arenate di Death Stranding. Vivono in branco, secondo un loro ecosistema, e comunicano tramite un linguaggio contorto e incomprensibile all’uomo. Il modo più efficace per eliminarle consiste nell’utilizzare potenti fonti di luce come lampade solari, riflettori, fari o armi improvvisate come ustionatori e flashbang.
Tredici anni dopo lo scoppio del disastro, i fratelli Riggs operano come Traghettatori: il loro compito è trasportare – grazie ad un grosso tir – persone e beni di prima necessità attraverso l’America, come se fossero dei barcaioli infernali di dantesca memoria. L’entrata in scena di un enigmatico scienziato di nome Augustus e di sua nipote Bailey sconvolge all’improvviso le loro vite: la coppia vuole essere portata in un rifugio tra le montagne. Lì – a detta loro – è presente l’unica cosa capace di riportare la luce sulla Terra: una soluzione che tira in ballo multiversi, astronomia, astrofisica e persino la religione.
La narrazione di Notte fonda è ricca di pathos e scorre veloce grazie a più elementi, in primis Blacktop Bill, il villain principale, che gode di un design semplice ed efficace oltre alla capacità di incutere timore con la sua sola presenza. Quest’ultimo non è altro che un sicario e ha un legame con il sopracitato Augustus. Da qui ha origine il conflitto alla base della storia: pare che il fisico nasconda più di un segreto – oltre ad avere un fratello di nome Tiberius – e l’obiettivo del killer è porre fine al suo viaggio, uccidendo lui, Bailey, Val ed Emory. Nulla può intralciarlo.
Le altre componenti che rendono questa prima parte di Nocterra davvero elettrizzante sono una costruzione spiccatamente cinematografica degli eventi più tesi e una buona gestione dei molteplici colpi di scena, a cui si uniscono diversi flashback – narrati dalla voce di Val stessa – che addensano i background dei protagonisti. In ultimo, non manca un’evoluzione coerente e appassionante dei rapporti tra i vari comprimari, che rimarca ulteriormente – come se ce ne fosse bisogno – l’abilità di Scott Snyder come scrittore.
Quanto all’ambientazione, è impossibile non rimanere catturati dal world building intavolato dagli autori: gli Stati Uniti sono costellati di luoghi iconici, a partire dagli indispensabili avamposti liberi dalle tenebre, per arrivare a zone come il suggestivo Bosco di neon o la coloratissima Caverna dei palmi. Tutti fattori che, assieme agli scambi di battute tra i protagonisti, donano credibilità e una certa dose di realismo alle vicende; queste non risultano mai totalmente legate alla fantascienza pura.
Credo che la definizione migliore con cui delineare Nocterra venga data proprio da Val, un’eroina carismatica e tratteggiata sapientemente: “questa è una storia su tutte le cose che non vediamo“. L’opera, infatti, parte dall’atavica paura del buio per poi espandersi verso altri macrotemi, tutti egualmente intriganti. Durante la lettura ci si chiede cosa sia effettivamente il buio: i personaggi vivono in un Inferno sulla Terra o in un nuovo, grottesco Paradiso permeato dal male e dal suo linguaggio sulla falsariga di Lovecraft?
Il fumetto vive, come se non fosse abbastanza chiaro, di influenze bibliche e più precisamente di una dialettica tra fede e illusione: un sottotesto meno manieristico di quanto ci si potrebbe aspettare, che porta a chiedersi persino cosa sia la fede stessa.
A livello estetico, l’opera è di altissima fattura: le tavole dedicate ai frangenti più movimentati – tra flashbang, fumogeni e sangue – presentano coreografie molto cinetiche, corredate da splendide doppie splash page, dei veri gioielli. La mano esperta di Tony S. Daniel viene coronata egregiamente da Tomeu Morey – altro veterano dell’industria – che regala alle illustrazioni dei colori pastosi e dalle sfumature variegate e incisive; questi influiscono soprattutto sulla resa impeccabile – e vorrei ben vedere – di luci e ombre.
Giunti al termine delle pagine, ci si aspetta una vera e propria guerra tra luce e oscurità, “antica come la Creazione stessa“. La carne al fuoco è tanta, la speranza è quindi quella di vedere tutti i nodi venire al pettine nei prossimi volumi. Nocterra parte come una “semplice” avventura per la sopravvivenza, ma si rivela subito essere un’epopea ben più estesa e imponente. Il finale di Notte fonda non fa altro che creare una nutrita curiosità per quello che verrà.
Un ringraziamento speciale a SaldaPress
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