È certamente una copertina accattivante e inusuale quella del primo volume di Sakamoto Days, nuovo manga shonen di Yuto Suzuki portato qui in Italia da Planet Manga. Ugualmente curiosa e concisa è la presentazione del giovane mangaka: “Mi piacciono i film d’azione. Piacere di conoscervi!“. Due elementi che hanno irrimediabilmente solleticato il mio interesse; quest’ultimo è stato stuzzicato ancora di più dalle prime pagine della storia che introducono il suo protagonista, Taro Sakamoto appunto.
Tanto tempo fa lui era il sicario più forte e temuto di tutti, un bel giorno tuttavia si è innamorato di Aoi, commessa di un 7-Eleven. I forti sentimenti per lei lo hanno portato a ritirarsi dalla sua organizzazione criminale, sposarsi, avere una figlia e… ingrassare (a causa di un debole per i ramen istantanei). Nella sua nuova vita dirige il Minimarket Sakamoto nella periferia di Tokyo; è inoltre diventato il tuttofare del quartiere, integrandosi nella comunità per celare la sua identità e proteggere l’amata quotidianità con la famiglia. Nonostante tutto, però, non ha perso le sue imbattute abilità da killer. Impossibilitato a uccidere a causa di un’importante promessa fatta alla moglie – pena il divorzio – aiuta il prossimo; nel frattempo, il passato torna occasionalmente a tormentarlo.
La prima minaccia a presentarsi alle porte del minimarket è Shin, un sottoposto di Sakamoto, dotato di poteri extrasensoriali che gli consentono di leggere i pensieri altrui. Spinto dall’incrollabile ammirazione che prova per il collega, lo implora di tornare a lavoro; la verità, però, viene subito a galla: il ragazzo è stato assoldato per ucciderlo – a malincuore – poiché il capo della sua vecchia organizzazione lo vuole morto. Prevedibilmente, le straordinarie abilità di Taro hanno la meglio durante lo scontro e Shin – riappacificandosi con il maestro – diventa immediatamente un prezioso alleato e assistente presso il negozio.
In molti desiderano la testa del nostro eroe che, infatti, vale ben un miliardo di yen, una taglia messa il palio da misteriosi committenti. I nemici in questione sono sicari di ogni tipo: da perfetti sosia a fattorini della pizza sotto copertura. Insomma, una trama sì semplice e divertente, ma che – per certi versi – risulta scopiazzata dal ben più famoso Assassination Classroom, dal momento che Taro Sakamoto si dimostra sempre una preda inscalfibile e con mille assi nella manica.
Il protagonista ha la singolare capacità di mettersi nei guai senza volerlo, attirando l’attenzione di criminali, polizia e brutti ceffi. Il manga racconta le sue disavventure durante delle giornate piene di imprevisti provenienti dal fitto e variegato sottobosco della malavita orientale: un calderone di situazioni dove sono palesi delle influenze dai blockbuster di serie A e B, asiatici e non. Nel corso di questi folli episodi, in cui Sakamoto e famiglia cercano di sfuggire a gentaglia assetata di sangue, non mancano le entrate in scena di altri personaggi come la cinese Lu Xiaotan, destinata a stringere stretti rapporti con i comprimari.
A proposito di cinema, è molto probabile che Yuto Suzuki si sia ispirato a pellicole come John Wick per delineare il suo antieroe sopra le righe (la cui forza titanica ricorda anche Saitama di One-Punch Man). Questo – oltre a nascondere nei muri del suo negozio un’intera armeria per le emergenze – usa tutto quello che ha a disposizione per combattere: da pacchetti di patatine a caramelle usate come proiettili, passando per penne biro e addirittura interi frigoriferi. Sakamoto Days, inoltre, pare essere una parodia dello stesso panorama da cui attinge: basti pensare al fatto che uno degli avvenimenti chiave di questo primo numero è il dirottamento di un autobus da parte di alcuni otaku, che vogliono schiantarsi contro la casa editrice che ha cancellato il loro manga preferito. Un frangente davvero spassoso e ritmato.
A fronte di quanto analizzato finora, per quanto si dimostri intrattenente e scorrevole, l’opera prima di Suzuki sembra una versione al risparmio de La via del grembiule: non so se chi segue quest’ultima possa essere effettivamente interessato anche alle avventure di Taro Sakamoto, dal momento che non apportano particolari cambiamenti alla formula dei molteplici prodotti citati né presentano novità talmente imperdibili da giustificare l’acquisto. In fin dei conti – tolti i vari killer che si ritrova a fronteggiare, con tutti i siparietti paradossali che ne conseguono – è esclusivamente il protagonista a veicolare una certa attrattiva: si tratta di un personaggio magnetico ed esilarante. È un individuo silenzioso e “parla” al lettore attraverso gesti, poche frasi e, soprattutto, la sua fantasia. Da questa scaturiscono divertenti pensieri intrusivi in cui viaggia con la mente e immagina spesso di uccidere i seccatori; un vero e proprio tormentone.
Furbi scimmiottamenti a parte, il lato che ho trovato più controverso in Sakamoto Days è quello estetico. Il tratto è molto altalenante: la resa degli ambienti non è male, così come le scene d’azione – prevedibilmente le parti migliori dell’intero fumetto – coreografiche, plastiche, ricche di inventiva e “montate” attraverso delle tavole irregolari e sghembe; proprio come se volessero immergere il lettore in un lungometraggio di John Woo o Wilson Yip. I sopracitati frangenti action – resi con delle pennellate assai ruvide – sono intervallati da occasionali splash page singole o doppie molto dettagliate e d’impatto, che evidenziano gli attimi più cruenti. Posso affermare con piacere quanto mi abbiano ricordato Sun Ken Rock di Boichi, un gioiello poco conosciuto.
Per il resto, la mano dell’autore risulta ancora acerba e incerta nella realizzazione dei volti e di certi momenti corali in cui le vignette si riempiono di oggetti e figure. In questi casi il mangaka mostra una certa inesperienza e la resa grafica si impoverisce, divenendo più scarna e approssimativa. Certi disegni sono così mediocri da sembrare parti di una dojinshi, e non è certo una bella figura per un fumetto targato Planet Manga e venduto a prezzo pieno.
Sakamoto Days strappa comunque la sufficienza grazie alla sua irriverenza e qualche giusta intuizione, specialmente se si parla della caratterizzazione del suo personaggio di punta e delle scene madri che lo riguardano. Chi ama gli shonen esagerati e frenetici troverà certamente pane per i suoi denti, mentre chi cerca un prodotto più impegnato e originale potrebbe rimanere deluso, visto che questo manga – per ora – si dimostra alquanto frivolo. Yuto Suzuki ha ancora tanta strada da fare, ma si spera che possa dare una svolta alla sua creazione sia dal punto di vista artistico – come è stato per il buon Hajime Isayama e il suo Attack on Titan – sia per quanto riguarda gli eventi narrati che sanno di già visto.
Un ringraziamento speciale a Panini Comics
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