Sabrina Gabrielli, poster artist di fama internazionale, fa il suo debutto nel mondo delle graphic novel andando ad arricchire il catalogo Tunué con Colori invisibili. Come suggerisce il titolo, a dominare la scena è una condizione antitetica che vede coesistere i colori e la loro assenza, due realtà agli antipodi ma in costante comunicazione.
La protagonista di questa storia è Leila, una giovane artista trentenne che, da circa due anni, convive con un disturbo chiamato acromatopsia: a seguito di una lesione dell’area cerebrale dedicata alla percezione dei colori, tutto il suo mondo si è improvvisamente tinto di bianco e nero. Il profondo distacco fra il mondo che la maggior parte di noi è abituato a percepire e la convivenza di due sole colorazioni è reso splendidamente su carta attraverso l’alternarsi dei punti di vista dei protagonisti.
Laddove Leila sperimenta una quotidianità fatta di sfumature di grigio, le persone attorno a lei si muovono in mondo luminoso e sfavillante, e il netto contrasto fra i due modi di sperimentare l’ambiente ci viene mostrato in diversi contesti. La grande influenza esercitata dalla vista sugli altri sensi potrebbe a tratti stupirci, ma anche il piacere di gustare una pizza si rivela profondamente alterato dalla mancanza di una componente per noi così essenziale come lo sono i colori.
Gabrielli traccia un ritratto estremamente realistico della protagonista e narra, con forza e delicatezza, la frustrazione di Leila, innanzitutto in quanto artista costretta a lasciare la sua professione, ma anche in quanto adulta che deve in qualche modo rimodulare azioni e percezioni un tempo scontate, imparando da zero ad adattarsi per apprendere modi nuovi di rapportarsi col mondo attorno a sé.
Se da un lato l’acromatopsia è vissuta con sofferenza, ben presto si aprono nuove possibilità ed incontri straordinari, vissuti solo grazie a quanto le è accaduto. Perché, nel mondo monocromatico di Leila, talvolta accade un fatto straordinario: l’intrusione di un colore che prende il sopravvento nel suo campo visivo, e la inonda con la sua lucentezza. Questo accade per la prima volta con un fattorino che squarcia la tela monotona nello sguardo della protagonista, immettendovi un intenso colore arancione. Qual è il significato di questo bizzarro fenomeno che neppure i medici riescono a spiegare?
Grazie all’aiuto della sua amica d’infanzia, Saf, la protagonista riesce a scoprire l’identità del ragazzo, Luca, e finisce ad un concerto della sua band chiamata Pastel Grannies, in un contesto per lei alquanto inusuale. Questa rottura con l’abitudine, e con tutto ciò che le è familiare, segna per Leila un punto di partenza nel profondo percorso di crescita che di lì a poco affronterà.
Il primo tassello imprescindibile è proprio il superamento dei limiti autoimposti della routine quotidiana e la scelta coraggiosa di camminare in territori inesplorati. Nella sua vita si intrufolano così la musica rock, i volti ridenti di giovani con i quali la differenza di età perde di significato, e l’amore. È soprattutto l’esuberante e curiosa Mia, aspirante sceneggiatrice, ad aiutare Leila a trovare un senso a quegli strani fenomeni cromatici che di tanto in tanto irrompono nella sua quotidianità.
Lungi dall’essere una storia di mera accettazione o di cieca insoddisfazione, questa splendida graphic novel parla di crescita, coraggio, novità ed esplorazione, dell’importanza di porsi costantemente domande e di guardare al futuro senza dimenticare il passato. Perché, per Leila, guardare al futuro significa anche e soprattutto recuperare i ricordi più preziosi del suo passato, gli eventi e gli affetti che hanno plasmato il suo carattere, e solo così ritrovare la strada e dare un nome ai colori che, nonostante l’acromatopsia, faranno sempre parte di lei.
Colori invisibili è una lettura agrodolce, un’opera matura che non vi deluderà, anche grazie allo stile di disegno semplice ma efficace, e alle scelte sempre pregne di significato di forme e colori impressi sulla pagina.
Un ringraziamento speciale a Tunué
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