Il Mostro dei Mari

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C’è chi ritiene che la formula per un film per famiglie consista in colori sgargianti, mascotte buffe, tonnellate di battute stupide e gag slapstick talmente esagerate da non far ridere chi ha superato i 6 anni. Dall’altra parte abbiamo studi di produzione che invece hanno dalla loro gente molto capace di fare il proprio lavoro, ma di tanto in tanto (se non molto spesso) si fanno prendere la mano dalle tendenze di mercato o dalla fretta, ed è raro trovare qualche studio che tenga saldo il timone in direzione della qualità e della bellezza.

Il Mostro dei Mari, ultimo film d’animazione Netflix scritto e diretto da Chris Williams, è il più lampante esempio di cosa un vero prodotto per ragazzi dovrebbe avere: trama coinvolgente, sceneggiatura capace di far ridere di gusto e dare all’occasione delle sferzate emotive profonde, tanta stupenda azione e varie chiavi di lettura capaci di prendere persone di fasce d’età (e potenzialmente di vissuto) molto differenti.

il mostro dei mari caccia

In un mondo pieno di isole con a capo un vasto impero, ci sono dei mari e delle terre ancora sconosciute dove poche navi si avventurano per via della presenza di gigantesche creature marine. L’origine del conflitto tra i mostri del mare e l’impero si perde nei meandri della storia, ma sappiamo che da secoli esistono le navi cacciatrici, ovvero ciurme di persone che per tutta la loro vita vanno per gli oceani a uccidere queste bestie, per poi riscattarne la taglia e ritornare per mare a stanarne altre, ripetendosi il motto “Viviamo una gran vita e moriamo di una gran morte!”.

Mentre il film ci racconta tutto questo, ci fa subito conoscere ed empatizzare profondamente con Jacob e Maisie: lui figura di spicco dell’Inevitabile, la più famosa nave cacciatrice dell’impero, salvato dalle acque quando era ancora un ragazzino dal Capitano Crow; lei una bambina rimasta orfana di entrambi i genitori, morti su un’altra nave durante lo scontro con un mostro, che scappa dall’orfanotrofio in cui si trova per conoscere la ciurma dell’Inevitabile e chiedere di unirsi a loro. Fin dal primo incontro i due condividono una chimica incredibile, essendo entrambi pieni di spirito, svegli e con una morale che scopriranno essere simile sotto molti aspetti.

il mostro dei mari jacob e maisie

Dopo essersi imbucata sulla nave, Maisie entra ufficialmente a bordo grazie alla benedizione del Capitano Crow e l’accoglienza della seconda in comando, Sarah Sharpe. Il capitano però ha fretta di arrivare al suo obiettivo: la creatura chiamata Red Bluster, che l’impero pretende venga uccisa, pena il bando delle navi cacciatrici in favore di una nuova armatissima nave imperiale. Intercettata l’enorme bestia la battaglia inizia ad infuriare, e a un certo punto Jacob e Maisie si ritrovano nelle sue fauci, ma sopravvivranno scoprendo di essere stati portati su un’isola lontana. Cercando di fuggire da quest’ultima cominceranno a conoscere davvero i mostri marini, facendosi anche diverse domande su loro stessi e su cosa sanno loro del mondo rispetto a ciò che è realmente.

Ovviamente non proseguo oltre, ma posso assicurarvi che questa non è che la punta dell’iceberg di questo meraviglioso film: la trama scorre e conquista subito, e pur ricordando Dragon Trainer è capace di prendere una direzione sua. L’intero comparto artistico e tecnico lascia a bocca aperta per character design, grafica e animazioni, e le sequenze d’azione sono travolgenti, che si tratti di combattimenti corpo a corpo, con le creature o tra le creature stesse, ma anche inseguimenti e fughe. La meravigliosa colonna sonora poi va da brani esaltanti e commoventi, fino ai canti marinareschi.

il mostro dei mari rossa

Ma il punto di forza che sta ancora sopra a tutto questo e alla fantastica performance attoriale in lingua originale (a differenza del doppiaggio italiano che lascia a desiderare) è la sceneggiatura, che oltre ad equilibrare perfettamente scene dinamiche con momenti tranquilli e parti leggere ad altre molto toccanti, offre spunti su temi importanti, dalla famiglia non biologica al rispetto dei propri principi fino al revisionismo storico; quest’ultimo aspetto diventerà fondamentale sul finale, ma senza scadere in svolte edgy come in V per Vendetta o Joker.

Un altro punto a favore della scrittura sta nel non rimarcare cliché ormai scontati anche quando sembra prendere una certa piega, oppure nel rivisitarli offrendo nuove chiavi di lettura. Persino la mascotte del film e la poca slapstick comedy sono assolutamente godibili e non fastidiose, quindi per quanto mi riguarda è un miracolo; non c’è neanche il timore di mostrare la giovane protagonista sanguinante o minacciata di morte, cosa non da tutti nonché l’ennesima dimostrazione che questo film rispetta l’intelligenza di chi lo guarda, specialmente dei bambini.

Sia il regista Chris Williams che la stessa Netflix avevano bisogno di staccarsi dal modello disneyano di fare film d’animazione, e direi che questo è un decisivo passo avanti verso una propria e personale direzione. Perciò grazie ad entrambi e a chiunque ci abbia lavorato per questo vasto oceano di bellezza.

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Diplomatə al corso e al Master di Sceneggiatura alla Scuola Internazionale di Comics di Torino, laureatə in Letteratura Giapponese a UniTO e felice di essere qua :)

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