Le discussioni attorno a Cyberpunk 2077 sono state tantissime, dal suo primo annuncio, passando per la campagna marketing e le aspettative dei fan di CD Projekt Red, nonché della corrente artistica del cyberpunk: la caduta dell’ultimo GDR a cura degli sviluppatori polacchi ha segnato una pagina nera della storia del gaming. Un caso eclatante, a cui si è provato a rimediare con innumerevoli patch correttive e update per arricchire in qualche modo l’esperienza di Night City.
Indubbiamente Cyberpunk 2077 ha avuto nuova vita con l’avvento delle versioni PS5 e Xbox Series X|S, ma non senza ricadere nuovamente in alcune complicazioni. Tuttavia CD Projekt ha messo in chiaro che il titolo non verrà presto abbandonato annunciando una nuova grande espansione intitolata Phantom Liberty, che arriverà il prossimo anno unicamente sulle piattaforme di ultima generazione. Nel frattempo il mondo del gioco continua ad espandersi attraverso fumetti e ora anche serie tv con l’uscita di Cyberpunk: Edgerunners, anime realizzato in collaborazione con Studio Trigger e Netflix.
Nonostante le innumerevoli difficoltà economiche riscontrate dal settore dell’animazione giapponese, gli anime oggi rappresentano un’opportunità ghiotta per coinvolgere nuovo pubblico in un progetto più ambizioso: solo qualche settimana fa vi parlavo di Tekken: Bloodline e di come sia riuscito a narrare gli eventi del leggendario picchiaduro di Bandai Namco. Cyberpunk: Edgerunners però non vuole essere una trasposizione fedele del GDR di CD Projekt Red, bensì un’estensione dell’universo narrativo creato da Mike Pondsmith, che ha espresso anche la sua approvazione nei confronti della serie.
Abbiamo imparato col tempo che Night City è un calderone di miti e leggende, storie che s’intrecciano, disgrazie e successi. Il suo fascino si cela dietro i preziosi quanto corrotti skyline che dominano il suo mondo fatto di innesti cibernetici e criminalità, dove dell’umanità rimane solamente la coscienza. Questo contesto viene notevolmente ripreso in Cyberpunk: Edgerunners, che ci offre alcuni aspetti della metropoli tecnologica piuttosto inediti. La storia segue le vicende di David Martinez, un ragazzo come tanti che vive in povertà insieme alla madre Gloria, la quale si occupa di recuperare i cadaveri in Night City. La vita del protagonista è un susseguirsi di eventi che scombussoleranno la sua quotidianità, dagli atti di bullismo presso l’accademia Arasaka alle difficili condizioni di vita, fino alla morte di sua madre. Come se non bastasse, persino la realtà proposta da Night City è spregevole, con un sistema sanitario privato ed economicamente inaccessibile.
Fatti i conti con la sua vita, David decide di mollare tutto e di darsi alla criminalità, una scelta incentivata dal prezioso innesto militare che ha ritrovato in casa propria: uno speedware Sandevistan. Cosa potrà mai andare storto? Il ragazzo è inesperto e si dedica a piccoli furti, ma l’incontro con l’affascinante quanto letale netrunner Lucy gli cambierà la vita. Dopo un susseguirsi di eventi, il ragazzo entrerà a far parte della banda di Maine, un edgerunner veterano che in qualità di mercenario porta a termine diversi incarichi per conto dei fixer. L’unione alla banda e il rapporto che si svilupperà con Lucy, porteranno David Martinez a inseguire la strada delle leggende di Night City.
Il racconto di Cyberpunk: Edgerunners ci mostra anche qualche antro inesplorato della portentosa metropoli ideata da Mike Pondsmith e trasposta in videogioco da CD Projekt Red, come il sistema sanitario e il Trauma Team, due aspetti che non sono stati particolarmente approfonditi da Cyberpunk 2077. La serie, che si colloca ben prima della storia di V, non solo risalta le problematiche sociali di una città dalla doppia natura, ma mette in primo piano anche quelli che sono i legami trai vari personaggi, e in particolar modo quello che lega David e Lucy. Devo ammettere che Edgerunners mi ha dato una visione diversa e più stimolante della Night City realizzata da CD Projekt Red, grazie anche ad una narrativa convincente.
Nella serie dello Studio Trigger, infatti, ho ritrovato tutti gli elementi narrativi che hanno valorizzato la narrazione del noto GDR disponibile su console e PC, e l’unico rammarico è l’esigua durata di 10 episodi, non abbastanza per sviluppare il pieno potenziale di questa storia inedita. Questo perché nonostante ogni episodio sia alquanto azzeccato nel racconto e nei ritmi, avrei voluto approfondire qualche aspetto in più della crescita di David Martinez, che risulta affrettata.
Anche i personaggi secondari sono stati sviluppati piuttosto bene, con la coprotagonista Lucy che ruba la scena e spiazza lo spettatore con il suo carattere difficile. Il resto della banda viene valorizzato in ogni episodio, sebbene sia il personaggio di Rebecca la vera anima del gruppo, grazie anche alla sua folle caratterizzazione. La serie tuttavia perde leggermente il mordente verso gli episodi finali, una problematica che dal mio punto di vista ha sempre afflitto buona parte degli anime realizzati dallo Studio Tigger. Evitando spoiler, anche Edgerunners ha un racconto diviso in due parti, ed è proprio nella seconda che a mio avviso perde il suo fascino, sebbene si concluda con un finale agrodolce.
Cyberpunk: Edgerunners riesce dunque a capitalizzare l’attenzione dei fan dell’opera di CD Projekt Red e di Mike Pondsmith grazie ad un racconto che riprende e rispetta i canoni dell’universo narrativo di partenza, inserendo nella sua storia originale dei riferimenti che gli spettatori più attenti sapranno sicuramente apprezzare. Ma oltre una storia e personaggi interessanti, che a mio avviso sono il piatto forte di questa serie originale Netflix, risaltano le scene d’azione che rimandano al gameplay di Cyberpunk 2077. Edgerunners alterna sparatorie, combattimento corpo a corpo e disastri, aggiungendo allo sviluppo della storia una dose di violenza rivolta ad un pubblico di maggiorenni. In un momento storico in cui i prodotti dell’animazione giapponese spesso e volentieri sono soggetti a pesanti censure, quel che ho ritrovato nella serie animata è un prodotto adulto sotto ogni aspetto.
Questo si nota soprattutto nell’azione, che viene condita da mutilazioni, morti brutali, scene di sesso e nudità quasi sempre in bella vista, riuscendo a fornire visivamente una narrazione più in linea con la corrente artistica del cyberpunk. Nelle scene più movimentate, inoltre, ciascun personaggio sfrutta i vantaggi conferiti dagli innesti cibernetici, dando una buona dose di varietà agli scontri che scandiscono l’avanzamento della storia. Pur potendo osservare solo una piccola parte di tutto ciò che i pericoli di Night City hanno da offrire, quel che vediamo in Edgerunners basta per stupirci, riuscendo a rappresentare su schermo l’universo creato da Pondsmith.
La serie ritrae tantissimi luoghi che i giocatori hanno vissuto in Cyberpunk 2077, come quartieri, strade, negozi, palazzi e persino le Badlands. Tutto ciò che è stato possibile esplorare nel GDR di CD Projekt Red viene impresso nell’anime, riuscendo a replicare quella letale bellezza che contraddistingue Night City da molti altri immaginari. Sul lavoro di fedeltà rispetto all’opera di riferimento è stato compiuto indubbiamente un ottimo lavoro, ed è qui che si rinnova il personale dispiacere sulla durata della serie, la quale potrebbe fare da apripista per ulteriori storie o adattamenti. L’anime però non è solo pregevole per essere riuscito a riproporre un universo narrativo così pieno di potenziale in un medium completamente diverso dal videogioco, ma anche per la qualità del lavoro svolto.
Lo Studio Trigger è rinomato per aver realizzato dei veri e propri pezzi forte dell’animazione come Gurren Lagann, Kill la Kill!, Brand New Animal, Promare e tanti altri: l’esperienza maturata si rispecchia perfettamente nell’ONA (original net anime). Visivamente i combattimenti sono molto impegnativi, talvolta confusionari, ma le animazioni abbondano di qualità grazie anche alla fluidità dei movimenti, riuscendo a riprodurre dei combattimenti spettacolari. L’animazione passa principalmente attraverso il 2D, limitando l’uso di modelli 3D alle automobili nelle scene d’inseguimento. Insomma, l’azione in quel di Edgerunners è un qualcosa di quasi impeccabile, e rispetto a tante produzioni realizzate appositamente per il colosso americano dello streaming siamo dinanzi ad un prodotto di alto livello.
Al di là della qualità delle animazioni, il character design di Yoh Yoshinari (Brand New Animal) e Yuto Kaneko (Little Witch Academia) porta su schermo un cast davvero convincente. L’estetica mi è parsa interessante e nemmeno troppo complessa: prendendo in esame David Martinez e Lucy, il protagonista vanta un design alquanto semplice ma anche notevole, ricordando come presenza quella di V. Nel caso di Lucy, invece, non si ha una semplice spalla e coprotagonista, ma anche una figura femminile elegante e ricercata. Non si può dire lo stesso del resto della banda di Maine, che insieme a Dorio e Rebecca viene rappresentata con un design grezzo, anche se in linea con il proprio carattere. Se c’è un elemento che mi ha fatto storcere il naso, però, è la qualità dei disegni.
Sebbene buona parte dei personaggi venga rappresentata in maniera dettagliata, i disegni spesso e volentieri risultano piatti, con dei tratti sottili e una qualità non proprio ottimale. Anche la palette cromatica non aiuta in questo caso, con i colori che talvolta mancano di profondità, penalizzando così un character design tutto sommato interessante. Sia chiaro, si tratta di una situazione non predominante: quando la regia lo consente, i disegni acquisiscono una valenza migliore (grazie anche ad un azzeccato accostamento di colori), tuttavia ci sono diversi momenti in cui la serie perde parte della sua qualità visiva.
Le serie realizzate dallo Studio Trigger vantano sempre un’ottima colonna sonora e Cyberpunk: Edgerunners non fa eccezione. Qui troviamo come compositore il grande Akira Yamaoka (Silent Hill, Lollipop Chainsaw), il quale ha realizzato dei brani portentosi che vanno ad amplificare i momenti più importanti della serie, riuscendo così a rendere tali scene ancor più significative. E se la sigla d’apertura viene accompagnata da This Fffire dei Franz Ferdinand, durante i 10 episodi della serie è possibile ascoltare altri brani interessanti, che si sposano perfettamente con la colonna sonora realizzata invece per Cyberpunk 2077.
Anche il doppiaggio originale vanta un cast davvero niente male, con Kenichiro Ohashi (Secco in Le bizzarre Avventure di JoJo: Vento Aureo e Leopold Vermillion in Black Clover) nel ruolo di David, Aoi Yūki (Yuuki in Sword Art Online, Futaba Sakura in Persona 5) come voce di Lucy, Hiroki Touchi (Cor Leonis in Final Fantasy XV) nella parte di Maine e Tomoyo Kurosawa (Haruka Frazer in Scarlet Nexus) in quella di Rebecca.
Cyberpunk: Edgerunners è a mio avviso una delle migliori serie originali Netflix attualmente disponibili sul catalogo della piattaforma. Tra le serie animate proposte in esclusiva dal colosso dello streaming rappresenta oggi uno dei prodotti meglio confezionati, merito soprattutto del lavoro svolto dallo Studio Trigger, che ha saputo ancora una volta soddisfare le aspettative dei fan. La storia di David Martinez arricchisce ulteriormente l’immaginario cyberpunk di Mike Pondsmith e CD Projekt Red, un mondo in cui per sopravvivere bisogna man mano rinunciare alla propria umanità e lasciare che di quest’ultima rimangano solamente i sentimenti.
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