Endling – Extinction is Forever, un dolore digitale (PS4)

endling extinction is forever

Voto:

Non vi nascondo che descrivere certe opere non risulta mai facile per il sottoscritto. Spesso, quando mi capita di dover analizzare un videogioco per scriverne la recensione, mi blocco davanti allo schermo per diverse ore. Pur avendo dentro la testa una moltitudine di parole, gran parte delle volte queste diventano “vuote” o relativamente insignificanti per descrivere al meglio quello che desidero. Avete presente la sensazione del “lapsus”? Ovvero quella particolare mancanza che ci impedisce spesso di esemplificare una cosa, pur sapendo con certezza di cosa si vuole parlare? Ecco, adesso immaginate proprio questa situazione, però amplificata x10. Questo per il sottoscritto rappresenta l’inferno, e con Endling le sue “fiamme” hanno divampato più che mai.

Sì, lo so, da queste prime righe potrebbe sembrare che io abbia avuto un’esperienza estremamente negativa col titolo sviluppato dai ragazzi di Herobeat Studios. Rimanere senza idee per giorni (pur avendo tutto ben chiaro in testa) potrebbe sembrare una cosa decisamente brutta, specie quando si svolge un lavoro creativo. Tuttavia non è il caso di Endling. Rimanere con un “blank space” per giorni mi ha fatto apprezzare ancora di più questo titolo, in quanto è raro oggigiorno assistere ad un’opera in grado di giocare così bene con i sentimenti.

Vi avviso di una cosa prima di entrare nel dettaglio: questa non è la classica recensione “mega tecnica” o estremamente oggettiva. Davanti a opere come Endling è alquanto impossibile incatenare del tutto la soggettività, quindi penso sia meglio lasciarla libera, pur non dimenticando di seguire anche certi criteri oggettivi.

Endling mamma volpe

Innanzitutto, bisogna premettere che il gioco creato dai ragazzi di Herobeat Studios non è assolutamente qualcosa di mai visto prima. Infatti, negli ultimi anni la struttura videoludica proposta da Endling l’abbiamo incontrata una marea di volte in titoli come This War of Mine, Journey e persino in Gris. Il gioco è altamente improntato su delle componentistiche survival, e allo stesso tempo cerca di raccontarci una storia ben definita e con un obiettivo ben preciso. Già di fronte a queste caratteristiche potreste pensare che il gioco non meriti il massimo dei voti, tuttavia Endling riesce a toccare tutti i punti giusti pur usando meccaniche “semplici”, cosa non comune al giorno d’oggi.

Per rendere meglio l’idea, partiamo proprio dalla componente narrativa. La storia di Endling si basa su un concetto semplice: osservare un mondo in rovina attraverso gli occhi di una creatura “debole”, in questo caso una mamma volpe che insieme ai suoi quattro cuccioli sperimenterà il degrado e la crudeltà dell’essere umano. La tematica è di certo tra le più sfruttate in questi anni, e sulla carta potrebbe anche apparire banale, eppure la modalità narrativa impiegata dal gioco per farci sentire delle creature impotenti e costantemente in pericolo è praticamente vicina alla perfezione. Il gioco non ci butterà davanti a pattern prestabiliti con emozioni (positive o negative) coreografate, ma creerà in noi una rara sensazione di libertà emotiva.

La volpe madre non sarà solo un avatar, ma entreremo in simbiosi con lei. Endling ci spingerà ad essere altamente responsabili con le nostre scelte, in quanto da queste dipenderà non solo il proseguimento della partita, ma anche la vita dei cuccioli. Proprio questi ultimi avranno un ruolo immenso non solo nella narrativa, ma anche nello smuovere in noi un certo istinto genitoriale. Vederli crescere, giocare e persino ammalarsi scatenerà una serie di emozioni che per molti giocatori saranno uniche.

Endling cuccioli

Persino io, che non sono genitore, davanti alla morte di un cucciolo di volpe sono rimasto con un dolore talmente profondo da farmi quasi perdere la voglia di proseguire nella partita. Descrivere con parole semplici questi sentimenti mi risulta alquanto impossibile. Endling vuole renderci responsabili e farci capire che per ogni singola azione esiste una reazione (spesso spaventosamente devastante), e davanti a queste caratteristiche (di base anche elementari) mi sono reso conto di come attraverso tanta semplicità il gioco sia in grado di lasciare delle cicatrici non indifferenti. Al pari di quelle fisiche, probabilmente queste cicatrici rimarranno con noi per sempre, portandoci di tanto in tanto a pensare al messaggio di quest’opera e tutto ciò che abbiamo vissuto grazie ad essa.

In quanto alle pure meccaniche videoludiche, invece, ci sarebbe relativamente poco da dire. Di base Endling si pone come un “classico” survival game, con qualche particolarità molto marcata. A differenza di altri titoli, infatti, qui saremo spinti a gestire più la cucciolata che i nostri bisogni effettivi (come fame, sete, sonno e via dicendo), e l’obiettivo del gioco è proprio quello di tenere in vita le piccole volpi, procurando loro il cibo e proteggendoli dal finire in trappole mortali. Per quanto tutto ciò possa sembrare semplice, vi garantisco che con l’avanzare dell’avventura le cose si faranno sempre più difficili da gestire. Ovviamente la ripetitività di certe situazioni si farà sentire ben presto, ma ironicamente uno degli obiettivi di Endling è anche questo. Ricordate quando vi ho detto che il gioco cercherà di “renderci responsabili”? Ecco, proprio questo elemento fastidioso dovuto al “grind” serve per contestualizzare al meglio la fatica nel trovare sempre meno cibo in un mondo disastrato.

Endling volpi

Dal punto di vista tecnico personalmente non ho riscontrato particolari problemi. Il titolo (da me giocato su PS5, però nella sua versione PS4) si è comportato in maniera ottimale per quasi per tutta la durata dell’avventura. Solo in certi frangenti ho avvertito un leggerissimo calo di frame, ma mai nulla che mi abbia rovinato l’esperienza. Anche graficamente non ho trovato grossi difetti, al più un leggero ritardo di tanto in tanto nel caricare certe texture.

Che dire, per me Endling – Extinction is Forever è un prodotto creato con tantissima cura che merita di essere provato da tutti senza pensarci due volte. Pur utilizzando dei meccanismi visti e rivisti in altre opere simili, il gioco sviluppato da Herobeat Studio sfrutta tutte le carte nella sua mano in maniera praticamente perfetta. Dietro un gameplay funzionale si nasconde una storia davvero commovente con un messaggio forte. Privarsi delle emozioni che questo titolo è in grado di regalare sarebbe un enorme peccato.

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Il soggetto è particolarmente irritabile quando non sta in mezzo al proprio habitat che coinvolge la scrittura, i videogiochi, la musica (preferibilmente Metalcore) e il Wrestling. Suggeriamo di rinchiuderlo in una stanza piena di console, album dei Pantera (all'occorrenza degli Slipknot) e prodotti legati al Wrestling. Da liberare solo in caso di estremo bisogno!

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