È arrivato l’autunno e le giornate più fredde sembrano sussurrarci di rallentare per concederci dei piacevoli momenti di pausa e riflessione. Quale migliore lettura, allora, di L’attesa della felicità, il nuovo manga autoconclusivo di Hisae Iwaoka, per accompagnare un lento pomeriggio di settembre, magari assaporando una tazza di tè fumante?
Pubblicato da Bao Publishing, questo delizioso manga si aggiunge ad altri della stessa autrice, nota soprattutto per la serie Dosei Mansion, nonché per altre opere autoconclusive come Nuvole bianche e Fiori di biscotto. L’attesa della felicità (in giapponese, Shiawase no machi) contava inizialmente soltanto quattro capitoli, ma l’autrice è stata spronata ad ampliare la storia, complice il mix vincente di elementi sovrannaturali e comicità, che lo rendono uno slice of life peculiare e piacevolissimo.
Ci troviamo in una città non specificata del Giappone, dove Mikumo Yūka, la giovane e frizzante proprietaria di un café, si dedica anima e corpo alla propria attività, sperimentando ricette sempre nuove e cercando di attirare clienti in una zona non troppo trafficata. Nello stesso edificio lavora, con altrettanto impegno, Yano Kei, un ragazzo che gestisce un negozietto di articoli artigianali e che si diletta col cucito.
Ambientando la storia in una piccola realtà di paese, l’autrice ci mostra tutte le difficoltà che le piccole attività commerciali affrontano di giorno in giorno e il grande impegno e dedizione necessari per sopravvivere in un mondo estremamente competitivo. Non è un elemento da trascurare il fatto che i due protagonisti siano giovani, intraprendenti e diligenti, intenzionati a ravvivare un aspetto del Paese del Sol Levante che è spesso messo in ombra dai grattacieli e dai giganteschi centri commerciali che sembrano dominare le metropoli nipponiche. Attività come quelle di un café o di un negozio di artigianato non sono solo appannaggio dei più anziani, come potremmo pensare, e tuttora molti giovani giapponesi tentano con tutte le loro forze di ravvivare i piccoli centri sfruttando le proprie competenze e abilità.
Sullo sfondo di una situazione economica e lavorativa piuttosto difficoltosa si dispiega, a poco a poco, lo sbocciare di una relazione d’amore fra i due protagonisti che, vittime di timidezza e dubbi, nonché dei tanti e talvolta logoranti impegni, lasciano che il tempo scorra senza confessare i propri sentimenti.
A tentare di avvicinarli saranno due entità alquanto bizzarre e improbabili: lo spirito del cane di Mikumo e quello della mamma di Yano, incapaci di abbandonare la persona che più hanno amato nel corso della loro vita e, loro malgrado, “imprigionati” in due oggetti, importanti rispettivamente per Mikumo e Yano. Questi spiriti danno vita a un esilarante duetto comico che, oltre a strapparci tanti sorrisi, lascia inesorabilmente dietro di sé anche una scia di nostalgia e tristezza.
Altrettanto (se non più) importante è la crescita individuale dei due protagonisti, impegnati ad affrontare due percorsi paralleli che richiedono notevole coraggio. Da un lato, Yano è posto di fronte a un dilemma: e se la sua passione più autentica e viscerale, la stessa per la quale è stato in passato ridicolizzato, fosse in realtà il suo maggior punto di forza? Dall’altro, a Mikumo viene spesso rivolto un complimento dolce amaro: la sua cucina ha lo stesso sapore di quella di casa. L’ambizione di poter competere con i ristoranti più rinomati può davvero scavalcare il prezioso dono di saper donare un momento di tepore familiare ai propri clienti?
Sotto la facciata di una storia apparentemente lineare, Hisae Iwaoka ci parla con estrema delicatezza della solitudine, delle difficoltà del lavoro, dell’incapacità di comunicare che così spesso ci fa rinchiudere in noi stessi, e dei legami affettivi che neppure la morte è in grado di spazzare via. Questo piccolo volume racchiude in sé un arcobaleno di sentimenti, tracciati sulla carta con dolcezza e premura, ma capaci ugualmente di toccare nel profondo il cuore del lettore. Consigliatissimo.
Un ringraziamento speciale a Bao
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