Per quanto possa sembrare incredibile, sono passati ben 11 anni dall’avvento di un genere che oggi è diventato emblematico, ovvero il soulslike. Nel lontano 2009, infatti, come un fulmine a ciel sereno un certo team di sviluppo giapponese decise di regalare al mondo un videogame (per l’epoca) diverso. Demon’s Souls fu il primo assaggio, per i videogiocatori abituati a difficoltà estremamente più permissive, di un concetto di sfida totalmente diverso e decisamente più punitivo.
Tenendo conto dell’epoca di nascita di questo genere, a primo impatto la scelta di offrire al pubblico un’esperienza videoludica punitiva non sembrava proprio una mossa vincente. Infatti, al debutto di Demon’s Souls il fallimento della nuova creatura di FromSoftware sembrava più che deciso. Tuttavia, a distanza di anni e con un’evoluzione sempre costante dei suoi prodotti, lo studio è riuscito a creare un pilastro più che stabile nel mondo videoludico moderno. In questi ultimi anni abbiamo visto tantissime case di sviluppo cercare di emulare le gesta di Miyazaki e del suo team. Molti sono riusciti a dare vita a esperimenti interessanti (come Nioh o The Surge), mentre altri invece sono stati inghiottiti dalla mediocrità delle loro gesta.
Spiders è sempre stato uno studio con tantissime buone idee, ma messe in pratica in maniera alquanto discutibile, tuttavia è innegabile che abbia avuto un’evoluzione costante nello sviluppo dei propri prodotti, offrendo al pubblico giochi sempre più rifiniti e interessanti. Proprio per questo motivo è sorprendente che anche il team francese abbia preso la decisione di buttarsi in un mercato piuttosto saturo come quello dei soulslike. Da un lato c’era la speranza di vedere un buon esponente del genere, ma dall’altro lato rimaneva la paura di dover affrontare un fallimento critico, conoscendo la recidività degli sviluppatori nel commettere certi errori. Steelrising sarà riuscito a superare gli standard di Spiders?
Sicuramente uno degli aspetti più interessanti di questo gioco risiede nella parte narrativa. A differenza dei maggiori esponenti del genere, Steelrising si concentra nel raccontare una storia molto “lineare” e di facile comprensione, ricordando più lo stile narrativo dei due Nioh piuttosto che quello di un qualsiasi Dark Souls. Ovviamente anche i più curiosi verranno ripagati, in quanto molti dettagli nascosti si celano nel folklore del gioco, ma per comprendere le gesta di Aegis (il nostro personaggio) non ci sarà alcun bisogno di leggere tutti i documenti e approfondire la lore.
Per darvi una breve infarinatura di ciò che succede in Steelrising, vi basti sapere che il gioco ci catapulta in un mondo steampunk, e più di preciso in una versione alternativa della rivoluzione francese. Siamo alla fine 1700, in una Francia messa in ginocchio dal dominio barbarico di Re Luigi XVI. Grazie al suo esercito meccanizzato di automi, il tiranno è riuscito a distruggere ogni suo nemico, facendo sprofondare Parigi nel terrore della sua crudeltà. Nei panni di Aegis, un’automa che per uno specifico motivo (che il gioco ci spiegherà a tempo debito) è diventata senziente, avremo il compito di riunificare la resistenza francese e aiutarla a porre fine al domino del suo tirannico re.
Anche se le connotazioni storiche di Steelrising presentano una realtà alternativa, all’interno del racconto sono presenti personaggi realmente esistiti, come la Regina Maria Antonietta e il generale La Fayette, che avranno ruoli essenziali nella storia. L’idea alla base della narrazione del gioco è decisamente particolare e interessante, tuttavia la scrittura di molti personaggi e i colpi di scena alquanto telefonati (specialmente per i giocatori con più esperienza, in quanto già visti in opere passate) rendono il racconto sufficiente, ma sicuramente non fenomenale o innovativo.
Un altro grosso neo da associare alla debolezza del racconto è la scarsa resa di moltissimi personaggi, che sembrano anonimi e facilmente dimenticabili già dopo i primi incontri. L’esempio più concreto è proprio Aegis, che per quasi tutta la durata del racconto rimane anonima come pochi e per niente apprezzabile, finché non si scopre una specifica particolarità in grado di renderla interessante. Insomma, la scarsa empatia che suscitano quasi tutti i personaggi risulta molto punitiva per un racconto che in realtà ha delle basi più che buone. Inoltre, anche i ritmi del racconto non sono proprio ottimizzati al meglio: troppi tempi morti affliggono la storia di Steelrising, che si riprende solo in certi specifici frangenti, per poi ricadere su sé stessa ancora una volta.
In quanto al gameplay Steelrising è un prodotto molto particolare, poiché include quasi tutte le meccaniche più famose dei titoli a cui si ispira, fondendole in maniera più che buona. Se siete veterani del genere vi sentirete subito a casa giocando all’opera Spiders. Siamo di fronte ad un classico soulslike, con checkpoint prestabiliti, esperienza guadagnabile dai nemici uccisi (e facilmente perdibile) e una varietà di build e di armi quasi unica. Steelrising, però, decide anche di fare una scelta che pochi esponenti del genere ha fatto prima: rendersi accessibile!
Saprete già quanto i soulslike tendano a essere punitivi, rendendosi proibitivi per moltissimi giocatori. Steelrising si differenzia dalla massa aggiungendo un selettore di difficoltà in grado di calibrare l’esperienza, risultando così fruibile anche dalle persone meno esperte. Più che calibrare il livello di sfida, la modalità “Accessibilità” (chiamata proprio così dal gioco) permetterà al giocatore di sfruttare una serie di vantaggi come invincibilità, stamina infinita e persino risorse infinite. Se da un lato la scelta di rendere permissivo il gioco per chi vuole godersi principalmente la storia non la ritengo sbagliata, dall’altro lato ci ritroviamo con un prodotto estremamente facilitato anche senza questi “perk”.
Se siete giocatori con una buona dose di esperienza alle spalle nel genere, troverete Steelrising estremamente facile e poco soddisfacente. Le armi, gran parte delle build e l’estrema disponibilità delle risorse curative rendono il tutto stupidamente noioso e fin troppo semplice. Dopo 4 ore di gioco io stesso mi sono ritrovato con più di 100 pozioni per la cura, un modo per farmare estremamente facile (che mi ha fatto salire di livello in maniera quasi ridicola) e delle armi potenziate di troppo. Il gioco non fa neanche qualcosa per limitare questa semplificazione eccessiva, anzi, andando avanti la difficoltà risulterà sempre meno incisiva. Questa tipologia di giochi dà il massimo quando, dopo aver vinto una battaglia difficile, si ottiene un grande senso di appagamento, ma in Steelrising questa sensazione è quasi del tutto assente, dal momento che il gioco ci terrà continuamente per mano.
Persino per trovare la direzione giusta il gioco mette a disposizione una bussola in grado di indicare ogni singolo obiettivo, e sarà raro perdersi. Da sottolineare la scarsa distribuzione di molti nemici, che darà la possibilità di guadagnare somme grossissime di “anime” con il minimo rischio già nelle prime zone, e questo elemento inficia ancor più sul senso di appagamento, quasi azzerandolo. Rimanendo in tema di nemici, un’altra grossa inconsistenza risiede nella loro intelligenza artificiale, che tantissime volte li porterà ad agire in maniera estremamente ridicola, attaccando uno alla volta anche quando sono in 4 o 5, mentre altre volte caricheranno tutti da distanze impensabili. Per farvi un esempio concreto, vi basti sapere che un automa presente in una sezione bloccata della mappa è riuscito ad “aggrarmi” da circa 50 metri di distanza, pur non essendo minimamente nel suo campo visivo in quanto c’era un muro alto 3 metri tra noi.
Steelrising però non presenta solo difetti. Dietro a questa “corazza grezza” si nasconde un sistema di combattimento molto variegato e ben gestito grazie alle build presenti nel gioco. La moltitudine di armamenti unici rende l’esperienza estremamente rigiocabile, spingendo il giocatore a sperimentare. Anche la varietà di molti nemici è decisamente buona, ma a splendere di più sono le boss fight: quasi tutti i boss di questo gioco sono ben concepiti, con dei pattern interessanti. Se non fosse per un costante squilibrio nella difficoltà (tendente verso il basso), Steelrising si sarebbe posizionato in alto tra i giochi con le boss fight più belle di sempre.
Il gioco presenta anche una componente molto più “RPG-based” rispetto alla media dei soulslike. Infatti, la possibilità di scelta sarà molto marcata quando si dovranno prendere decisioni durante certe missioni, e quasi ogni singola scelta porterà ad esiti diversi. Ovviamente non si parla di un sistema estremamente profondo e ramificato come quello di un Mass Effect, ma l’esperienza di Spiders con gli RPG si sente tantissimo in questo titolo.
Da un punto di vista tecnico ci si trova di nuovo di fronte a delle incongruenze alquanto deludenti. Steelrising nasce come un prodotto interamente dedicato alla nuova generazione, e se da una parte il mondo di gioco e l’architettura presente mi hanno lasciato a bocca aperta più di una volta, dall’altra sono rimasto molto deluso da certe animazioni e modelli dei personaggi. Osservato bene, il gioco mostra scarsa cura per certi dettagli, con modelli plasticosi (e qua non parlo degli automi) che sembrano usciti da uno gioco doppia A appartenente all’inizio della scorsa generazione.
Ho provato il gioco nella sua versione PS5, dove l’ottimizzazione si è rivelata alquanto deludente. Più di una volta mi sono imbattuto in crash quasi fatali che mi hanno fatto rischiare il salvataggio svariate volte, tempi di caricamento estremamente lunghi in certe zone, specie quelle con più particolari e nemici, e qualche texture che rifiutava di caricarsi in maniera decente. Capisco che siamo di fronte a un progetto dal budget non altissimo, ma visto il prezzo di vendita mi sarei aspettato un prodotto decisamente più curato.
Steelrising è senza dubbio un esperimento riuscito a metà. Il gioco risulta decisamente adatto a chi vuole approcciarsi per la prima volta ai soulslike, ma non del tutto soddisfacente per chi ormai li ha affrontati in ogni salsa. Anche se le meccaniche proposte dall’opera di Spiders funzionano a dovere e riescono a intrattenere, la mancanza di una vera innovazione ludica e del senso di sfida rendono Steelrising un progetto anonimo e facilmente dimenticabile, specie dopo un 2022 con a bordo Elden Ring.
Quindi, se il genere vi incuriosisce ma siete sempre stati scoraggiati dalle proposte presenti finora sul mercato, perché troppo punitive, allora la creatura di Spiders potrebbe farvi da buon “entry point” per i soulslike. Se invece quello che cercate è un gioco in grado di innovare le meccaniche del genere, probabilmente Steelrising non vi soddisferà a dovere.
Un ringraziamento speciale a Maybe e Nacon
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