Dragon Ball ormai è una vera e propria leggenda: il celebre manga shonen di Akira Toriyama ha segnato la storia della letteratura e dell’animazione giapponese grazie alle imprese compiute da Son Goku e dai Guerrieri Z, che hanno difeso la Terra da innumerevoli minacce. Fino a pochi anni fa potevamo dire concluse le avventure del famoso saiyan, ma poi il buon Toriyama, spalleggiato dal pupillo Toyotaro, ha riportato in auge quel mondo tanto amato, siglando l’inizio di un nuovo corso con Dragon Ball Super, seguito diretto di Dragon Ball Z. Un sequel che ha generato tantissime discussioni tra i fan, soprattutto nell’ultimo periodo con la conclusione dell’arco narrativo di Granola, che oltre ad aver riscritto in parte il personaggio di Bardack ha riservato dei colpi di scena alquanto discutibili.
Ma sorvolando sulla questione, Dragon Ball è arrivato più volte sul grande schermo con dei film, dando vita a villain come Broly e Janemba, ma anche a storie interessanti che in qualche modo hanno espanso la narrativa dell’universo creato da Toriyama. Mentre si discute ancora sulla canonicità dei suddetti, il franchise torna ancora una volta nelle sale con Dragon Ball Super: Super Hero, film che vede il ritorno di Gohan in un ruolo da protagonista.
Quando esce un film di Dragon Ball al cinema si avverte quasi sempre una sorta di epifania, e guardando allo storico più recente, l’accoglienza riservata a Dragon Ball Super: Broly è stata pressoché esplosiva. Ma si sa, Broly è uno dei personaggi più amati di tutta la serie, e lo stile d’animazione che rivisita gli anni ’90 in chiave moderna ha contribuito al suo dilagante successo; consideriamo inoltre la maturità della sua narrazione e mettiamoci pure che si rivede un eroe tanto amato come Bardack, e il gioco è fatto. Invece ho percepito quella di Dragon Ball Super: Super Hero come un’accoglienza piuttosto tiepida, se non fredda, e questo mi ha alquanto spiazzato. Infatti se è vero che in Giappone il pubblico è ammaliato da Goku, nel resto del mondo si potrebbe dire che Gohan sia un personaggio altrettanto amato, nonostante uno sviluppo alquanto complicato. E con il prodigio saiyan come protagonista, mi auspicavo di rivivere le prodezze che hanno reso così tanto iconico tale personaggio. In buona parte è stato così, ma procediamo con ordine.
I film di Dragon Ball si sono sempre alternati tra racconti leggeri e altri dalla trama più seria. Dragon Ball Super: Super Hero appartiene alla prima categoria, e lo dimostra l’importanza che viene dedicata alla vita e alla crescita dei protagonisti (mostrandone soprattutto i segni del tempo), ma anche il fatto che vengano ripresi a piene mani i tratti distintivi di Akira Toriyama. Che Dragon Ball abbia preso tutt’altra piega rispetto al passato ormai è assodato, anche per via della successione avvenuta con Toyotaro, che ha preso le redini di Super, ma quando torna alle sue più umili origini è sempre un piacere da vedere.
Il nuovo film difatti riporta in scena il Red Ribbon, spiegando gli avvenimenti della prima serie con il piccolo Goku protagonista e la rivalità che si è protratta nel tempo, fino a giungere alle creazioni del Dr. Gelo e alla disfatta di Cell, il tutto accompagnato da un glorioso flashback colmo di nostalgia realizzato in animazione tradizionale. Governato da Magenta, figlio del comandante Red, il Red Ribbon agisce indisturbato sotto le mentite spoglie di una casa farmaceutica, assoldando il Dr. Hedo e il suo smisurato genio per costruire dei nuovi cyborg che possano vendicare le innumerevoli disfatte ricevute per mano dei Guerrieri Z. D’altra parte, però, gli unici rimasti a difendere la Terra sono Piccolo e Gohan, visto che Goku e Vegeta sono impegnati ad allenarsi sul pianeta di Beerus. Mentre il namecciano continua la sua meditazione per allenare corpo e mente, insegnando a Pan le basi del combattimento, il saiyan mezzosangue dedica la sua vita al lavoro, abbandonando completamente la sua forma fisica e il suo spirito combattivo. Maestro e allievo si riuniranno nel feroce scontro con Gamma 1 e Gamma 2, le due nuove creature del Red Ribbon, ridando così lustro a Piccolo, che in questo ruolo da star si dimostra il personaggio migliore di tutto il film, e risvegliando in Gohan un potere che era rimasto sopito per troppo tempo.
Tuttavia per arrivare alla desiderata battaglia il percorso è costellato da pretesti e motivazioni alquanto bizzarre, per non dire persino troppo ingenue per un prodotto come Dragon Ball. Difatti, per trascinare un disinteressato Gohan sul campo di battaglia, si passerà attraverso una serie di azioni piuttosto discutibili, ma anche comiche, ed è sicuramente quest’ultimo dettaglio a delineare la semplicità di cui si avvale il film in questione. La prima parte di Dragon Ball Super: Super Hero infatti narra quello che è il lato più umano dei Guerrieri Z, con Piccolo relegato a fare da babysitter a Pan e Bulma in piena crisi di mezza età, ed è sempre da questo fattore che il film vuole ricostruire l’immagine di un guerriero impavido come il primogenito di Goku. In quanto ai membri del Red Ribbon, pur avendo trovato alquanto azzeccata la volontà di sottolineare la loro goffaggine, burlandosi dei loro difetti, trovo un po’ meno entusiasmante il trattamento riservato al villain finale, che rappresenta una riesumazione importante ma vede incredibilmente sprecato il potenziale del suo coinvolgimento.
Mentre il film cerca di restituire al saiyan il suo spirito combattivo, Piccolo ritrova invece un ruolo in prima linea, avallato non solo dalla sua caratterizzazione, ma anche dalla rinnovata potenza che gli permetterà di essere superiore ai suoi avversari. Probabilmente è questo che ho apprezzato di più tanto della storia quanto dei combattimenti, e il fatto che Goku e Vegeta vengano lasciati in disparte in questa occasione a mio avviso rende le cose più interessanti, dal momento che così si riesce persino a sviluppare e approfondire la razza namecciana. Il tutto si riversa come di consueto nei combattimenti, che sono un mix di arti marziali e wrestling, e quando Gamma 1 e Gamma 2 combattono, a fare da sfondo alle loro mosse vi sono delle gigantesche onomatopee che persino i nostri beniamini faticano a non notare. Dopotutto, i due nuovi cyborg sono stati costruiti sull’immagine degli eroi di cui il Dr. Hedo è appassionato, tant’è che la caratterizzazione del nuovo duo si sviluppa su una chiave eroica. Tuttavia lo scontro tra i due schieramenti non è destinato a durare a lungo, trovando invece una soluzione anticlimatica: tutto ciò serve solo a preparare il terreno per lo scontro finale, di cui però eviterò di parlare.
L’elemento meno convincente di Dragon Ball Super: Super Hero in ogni caso è l’animazione, che al contrario del metodo tradizionale finora adottato per tutte le produzioni legate all’opera di Akira Toriyama e Toei Animation, è stata realizzata rigorosamente in computer grafica, sfruttando il cel-shading. Sebbene quest’accozzaglia possa risultare scoraggiante all’occhio, bisogna dire che la qualità delle animazioni cerca di avvicinarsi alle più portentose cutscene di videogiochi come Dragon Ball FighterZ o persino Dragon Ball Z: Kakarot, e difatti il risultato raggiunto fa sì che il film trasmetta la sensazione di guardare un videogioco. I combattimenti non sono particolarmente fluidi, sebbene visivamente risultino alquanto spettacolari grazie alla cura per i dettagli che contornano le tecniche. I particellari sono gli elementi che più beneficiano dell’uso della computer grafica, tanto da spettacolarizzare tecniche come la Kamehameha o il Makankosappo attraverso ottimi giochi di luce ed effetti visivi. In tutto ciò costituiscono una nota particolarmente negativa gli scenari, che risultano fin troppo spogli, con fondali che contengono giusto una manciata di elementi.
L’uso del cel-shading dona un aspetto piuttosto goffo al character design di Akira Toriyama, ma nonostante questo connubio soffra in termini di animazione, in fondo risulta alquanto azzeccato. Con colori raggianti, ogni personaggio ritrova un aspetto del tutto immutato, mentre le new entry Gamma 1 e Gamma 2 si ispirano ai grandi eroi come Kamen Raider, e personaggi come Magenta e Carmine ci ricordano quell’ilarità che spesso e volentieri ha caratterizzato i primi nemici di Son Goku. La parte che ho apprezzato maggiormente è proprio l’introduzione del film, che ripercorre gli albori di Dragon Ball con dei disegni rinnovati che fanno desiderare immediatamente un’edizione rimasterizzata delle prime avventure.
Oltrepassando quella canaglia chiamata nostalgia, anche dal lato della colonna sonora Dragon Ball Super: Super Hero non ha nulla di esplosivo, né può vantare un main theme come “Blizzard” di Dragon Ball Super: Broly, anzi, a confronto risulta decisamente più contenuto nelle sue ambizioni. Ho visto il film in italiano, e oltre al cast della serie tv e dei film, al doppiaggio troviamo delle novità come Neri Marcorè, Francesco Venditti e Pierluigi Astore, con in più il ritorno della voce storica di Goku bambino, Massimo Corizza, che qui prende il ruolo del gattone Karin. Piccola menzione d’onore per l’adattamento italiano: anziché utilizzare la terminologia conosciuta ampiamente dal pubblico nostrano, questa volta si è optato per l’uso delle definizioni originali.
Dragon Ball Super: Super Hero non è un film ambizioso come i suoi predecessori, e si avvale della leggerezza e della goffaggine che spesso e volentieri hanno caratterizzato i momenti slice of life delle storie di Akira Toriyama. I fan che attendono il ritorno di Gohan in battaglia comunque non rimarranno delusi, e l’assenza di Goku e Vegeta a mio avviso è un valore aggiunto.
Sebbene il film voglia trasmettere la serenità e la quiete momentanea che i Guerrieri Z stanno vivendo, assieme alla crescita e i segni del tempo che condizionano ciascuno dei personaggi, ammetto di non aver apprezzato particolarmente gli espedienti narrativi attuati per mettere in moto tutta la serie di eventi che condurranno allo scontro con il Red Ribbon. Allo stesso modo trovo anticlimatico il combattimento finale, che a mio avviso non è all’altezza delle battaglie precedenti. Infine, l’utilizzo della computer grafica non risulta particolarmente entusiasmante, ma quantomeno riesce a valorizzare la bellezza visiva delle tecniche che più contraddistinguono i nostri eroi, rinunciando però alla fluidità e la tecnicità dei combattimenti.
Un ringraziamento speciale a Sony Pictures Italia
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