“La bellezza degli scacchi è che possono essere qualunque cosa tu voglia che siano. Trascendono la lingua, l’età, la razza, la religione, la politica, il genere e il background socioeconomico. Qualunque siano le circostanze, chiunque può godersi una bella battaglia all’ultimo sangue sulla scacchiera”. – Simon Williams
Siamo nell’anno 1972, nel pieno della Guerra Fredda tra USA e URSS, quando una delle più grandi battaglie del nostro tempo non viene combattuta con le armi o con le tecnologie sofisticate, ma con lo strumento più potente che l’umanità abbia a propria disposizione: la mente.
Da un lato l’americano Bobby Fisher, dall’altro il sovietico Boris Spasskij, seduti uno di fronte all’altro con solo una scacchiera a separarli, un intero universo. Ciò che è in ballo non è solo la finale del campionato mondiale di scacchi, ma la sfida del secolo tra due culture che sono agli antipodi, così come le personalità di chi le rappresenta.
Ne La mossa del matto di Alessandro Barbaglia troviamo tre linee narrative intrecciate: la descrizione degli eventi storici, il parallelismo tra le personalità di Fischer e Spasskij con quelle di Achille e Ulisse, e gli sprazzi di vita personale dell’autore stesso e del suo rapporto con il padre.
Il modo di scrivere cambia di volta in volta: i ricordi personali sono esposti in prima persona, come immagini in bianco e nero di una cartolina, mentre la vicenda Fischer-Spasskij è più un racconto storico colorito dai commenti personali e spesso ironici dell’autore che, piuttosto che rappresentare un’analisi approfondita della vicenda, a volte sembrano commenti fuori campo atti a riempire spazi altrimenti troppo cronistici.
Molto originale l’associazione con la mitologia greca. Fischer è come Achille, fiero, selvaggio, feroce. Spasskij è come Ulisse, un fine stratega, un gentiluomo dal multiforme ingegno. Ma le associazioni non finiscono qui: nel libro vengono elencate molte coincidenze e sovrapposizioni che, oltre ad avere un’insolita e talvolta forzata corrispondenza, deliziano con la loro atmosfera epica.
Nonostante la bibliografia e la cinematografia su questa sfida scacchistica sia ricca di aneddoti e descrizioni storiche accurate, qui troviamo quella freschezza capace di tenere il lettore attaccato al libro con la curiosità, pagina dopo pagina, di sapere come si sia evoluta la vicenda.
A questo si aggiunge la componente autobiografica dell’autore, che ricorda la sua infanzia in giardino col padre intento a disquisire con i suoi colleghi psicologi sulla personalità complessa di Bobby Fischer, manifestando una sottile dichiarazione di affetto e nostalgia verso il passato perduto. Purtroppo i punti di connessione tra la parte autobiografica e quella storica della vicenda scacchistica non sono sempre collegate in modo biunivoco, ma quest’ultima sembra più uno spunto per far riaffiorare ricordi della figura paterna comunque interessata all’argomento Fischer.
La mossa del matto è un libro piacevole, adatto a tutti i tipi di lettori (anche per coloro che non giocano a scacchi), e questo perché riesce a raccontare un’avvincente vicenda storica, unica nel suo genere, con la leggerezza di un narratore nostalgico e appassionato.
Un ringraziamento speciale a Mondadori
Commenta per primo
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano le Norme sulla Privacy e i Termini di Servizio di Google.