Il mercato videoludico giapponese negli ultimi anni ha sfornato titoli di spessore caratterizzati da storie incredibili, gameplay appaganti e un retaggio artistico a dir poco strabiliante. Una rinascita che ha permesso anche a studi più piccoli di affacciarsi finalmente sul mercato globale e proporre al grande pubblico la propria filosofia di videogioco. Tuttavia è anche noto che i giapponesi, in ambito creativo, riescono ad essere talmente sopra le righe da destare dubbi sulla valenza del talento artistico di cui si avvalgono.
In questi giorni ho avuto modo di giocare a Samurai Maiden, un action in terza persona sviluppato da SHADE e distribuito da D3 Publisher. Il titolo rispecchia quella fetta del mercato nipponico che definirei “stravagante”, poiché oltre a presentarsi come un prodotto dai toni leggeri, pone anche un accento deciso sul rapporto che si costruirà tra le quattro ragazze di questa avventura isekai. La punta della sua lancia, come accade per altri titoli piuttosto noti anche al pubblico occidentale, è chiaramente il fanservice.
La protagonista di Samurai Maiden è Tsumigi Tamaori, una giovane studentessa del ventunesimo secolo che per qualche strana ragione viene trasportata nell’era Sengoku. Risvegliatasi ad Honno-ji, la fanciulla riceve una preziosa katana in grado di purificare le anime dei demoni e incontra il temibile Oda Nobunaga assieme a tre ninja al suo servizio: Iyo, Hagane e Komini. Le ragazze accompagneranno la nostra Tsumigi in un viaggio lungo tutta Honno-ji non solo per fermare il piano di Mitsuhide Akechi, che desidera resuscitare il Signore dei Demoni, ma anche per trovare un modo per farla tornare a casa. Il racconto di Samurai Maiden fa solo da sfondo al rapporto che Tsumigi costruirà con le altre ragazze durante la sua permanenza, alle amicizie che si evolveranno in qualcosa di più importante e anche alquanto prevedibile. La storia infatti non riserva grossi colpi di scena: si segue inevitabilmente la perfidia che da sempre caratterizza un personaggio storico come Oda Nobunaga, e l’evoluzione della protagonista opta per consistenti cliché dei prodotti d’intrattenimento nipponici.
Samurai Maiden è un titolo leggero che non pone nella sua narrazione tematiche importanti o riflessioni argute, bensì vuole donare al giocatore un’esperienza decisamente più pacata. Sebbene gli intenti siano nobili, la messa in atto però risulta decisamente meno convincente, poiché il racconto risulta non solo allungato, ma persino fin troppo ripetuto, colpa soprattutto del riutilizzo incessante delle poche ambientazioni presenti nel gioco, inoltre la storia pecca di mordente e fatica a ingranare. Anche il rapporto tra le ragazze non risulta affatto coinvolgente: questo viene costruito intorno al fanservice che caratterizza il gioco e in particolar modo alcune meccaniche di gameplay, e risulta essere una componente molto fine a sé stessa dato che non ha alcun impatto narrativo. La storia a conti fatti non è uno degli aspetti più interessanti di Samurai Maiden, che riprende il tema delle ragazze ninja per costruire dei rapporti più intimi tra le protagoniste, con persino delle sequenze leggermente lascive (per quanto in maniera più contenuta rispetto a certi mostri sacri).
In quanto al gameplay ci troviamo davanti a un action alquanto semplice, dove è importante coinvolgere i personaggi nelle sequenze d’attacco durante le battaglie. Attacchi semplici e caricati si intervallano con l’intervento delle ninja che scandiscono dei colpi speciali, attivabili come di consueto una volta caricata la barra interessata. Scegliendo in tempo reale chi ci affiancherà durante la battaglia non solo si avrà modo di livellare il rapporto con le altre ragazze, ma sarà anche possibile utilizzare delle skill secondarie che aggiungeranno un briciolo di profondità al sistema di combattimento. Mentre sferreremo fendenti sui nemici, Tsumigi potrà caricare invece una barra speciale, che attiverà l’abilità Devoted Heart: a seconda della ninja attiva in battaglia, Tsumigi riceverà un boost con tanto di danni elementali, insieme ad una skill passiva che la renderà più forte o più resistente a seconda del caso. Il tutto poi è arricchito da elementi come i ninjutsu, che permettono a Tsumigi di utilizzare bombe o rampini, oppure gli oggetti, grazie ai quali è possibile rigenerare la salute o distrarre i nemici.
Il sistema di combattimento si è mostrato decisamente facile da apprendere, pur mostrando più volte i limiti tecnici che affliggono il titolo. Infatti l’avventura pone spesso situazioni in cui è necessario avere dei buoni riflessi e tempi di risposta brevi per rispondere agli attacchi dei nemici, tuttavia le stesse animazioni, a mio avviso lente e pacchiane, non reggono la velocità con cui un giocatore vorrebbe schivare o bloccare determinati attacchi. Questo problema rende alcuni scontri decisamente frustranti, richiedendo qualche tentativo di troppo per superarli. In più bisogna considerare che le missioni della storia non concedono molti margini d’errore, soprattutto nel momento in cui bisognerà ripetere l’intera missione in seguito a numerose morti.
Contribuisce ad alzare un po’ l’asticella della sfida un sistema di valutazione, che premia il giocatore a seconda della prestazione ottenuta in missione: tempo, nemici abbattuti e anime raccolte sono i principali metri di giudizio con cui ottenere voti da D a S. Ottenendo delle valutazioni alte durante le missioni, si possono sbloccare armi extra per le protagoniste, che possono essere potenziate tramite il fabbro. Per quanto concerne la progressione, questa si sviluppa attraverso il rapporto con Iyo, Hagane e Komini: tramite un sistema di fidelizzazione che premia il maggiore utilizzo delle ninja in battaglia, si ottengono dei punti che livellano la relazione; così facendo Tsumigi otterrà dei discreti benefici e imparerà nuove mosse per il suo stile di combattimento. Questo inoltre denota la componente fanservice, che attraverso la Devoted Heart esibisce delle sequenze amorose.
Ludicamente parlando Samurai Maiden è un titolo discreto, con poche meccaniche di gioco e un level design lineare con qualche collezionabile sparso qua e là, che sfida l’utente a testare la propria abilità piazzando dei livelli di difficoltà extra. Tuttavia il gameplay, per quanto spartano, non si mostra particolarmente solido, poiché i già citati limiti tecnici del titolo rendono tale componente legnosa e lenta da gestire.
Sul fronte grafico Samurai Maiden non pone spunti interessanti, a causa soprattutto delle limitate risorse con cui è stato realizzato. Infatti gli scenari risultano poveri di dettagli, con soluzioni di level design riutilizzate con molta frequenza. Da un punto di vista artistico, dunque, i livelli risultano fin troppo generici, rendendo il viaggio di Tsumigi persino dimenticabile. Graficamente troviamo delle texture in bassa risoluzione, con modelli non particolarmente curati. Anche i nemici non godono di una grande varietà e spesso ci si ritrova ad affrontare i medesimi avversari ma con un’estetica leggermente diversa, rendendo così maggior parte degli scontri indubbiamente monotoni. Solamente le ragazze riescono a spiccare per la loro estetica, sebbene di base sfruttino diversi stereotipi.
Da un punto di vista prestazionale, il titolo su PlayStation 5 gira a 60fps in maniera solida, e fortunatamente durante la mia partita non ho riscontrato particolari bug in grado di rovinare l’esperienza. Sul fronte della localizzazione, il titolo è completamente tradotto in inglese, ma il doppiaggio rimane rigorosamente nipponico. Una menzione d’onore va al buon Takaya Kuroda (Kazuma Kiryu in Yakuza), che qui dona la voce a Oda Nobunaga enfatizzando la sua “saggezza”.
Samurai Maiden dunque si rivela un titolo adatto a una nicchia di giocatori, un prodotto grezzo dal modestissimo fanservice e dalla storia poco coinvolgente. Il suo gameplay è l’elemento meglio riuscito, sebbene rispetto al resto del panorama videoludico non sia così esaltante in qualità di action. Ciò che personalmente mi stupisce piuttosto è rivedere un titolo dalle tinte “ecchi” tornare nel panorama di PlayStation: che Sony sia in procinto di accogliere nuovamente questo genere di titoli?
Special thanks to D3 Publisher
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