Dopo ben tre anni dal dimenticabile Need for Speed Heat, l’IP racing di punta di Electronic Arts torna su PC e console con un capitolo inedito, mirando a tornare ai fasti di un tempo, quando Underground, Most Wanted e Carbon spadroneggiavano nel genere dei racing game arcade. Need for Speed Unbound si pone quindi un obiettivo estremamente ambizioso, considerando specialmente quanto il mercato, ma anche l’intera industria videoludica, siano mutati rispetto a quindici anni fa. Sarà riuscito nell’impresa? Scopriamolo insieme.
Need for Speed Unbound si rende protagonista di un passaggio di testimone importante, con il ritorno di Criterion Games allo sviluppo dopo ben quattro capitoli firmati Ghost Games. La software house britannica, famosa per l’apprezzatissima serie Burnout e per aver sviluppato o co-sviluppato altri capitoli del franchise, torna dopo una decina d’anni nel ruolo di vera protagonista. Già dai filmati promozionali prima dell’uscita era evidente come il titolo pescasse dalla cultura stradale odierna, tra tuning, graffiti e musica hip-hop. Unbound non tradisce queste aspettative, avendo stile da vendere già dalle primissime battute e colpendo per le scelte adottate dagli sviluppatori in termini artistici e musicali.
La struttura base di gioco però l’ho trovata decisamente anacronistica, infatti già dal primo avvio osserviamo come il titolo sia separato in due filoni: uno dedicato alla modalità storia e uno al multiplayer. La narrazione del primo, partendo da un incipit classico per il genere, non riesce purtroppo nell’impresa di coinvolgere il giocatore, con personaggi superficiali e limitandosi ad una sequela di gare e campionati fino all’evento finale contro la propria nemesi. Anche le competizioni che andremo ad affrontare tenderanno nel giro di poche ore a ripetersi inesorabilmente, con tracciati riciclati costantemente, probabilmente anche per colpa di una mappa di gioco non troppo grande e tendenzialmente omogenea. L’ultimo lavoro di Criterion Games mostra quindi il fianco a numerose criticità presenti anche negli scorsi episodi, con una narrativa forzata e poco coinvolgente, sicuramente ben lontana da quanto visto in capitoli celebri come Most Wanted e Carbon, ancora oggi nei ricordi di tantissimi fan.
Pad alla mano, Need for Speed Unbound restituisce un feeling discreto, estremamente arcade, ma non per questo meno interessante. Nel 2022 tuttavia il confronto con titoli come Forza Horizon 5 risulta inevitabile e alcune leggerezze degli sviluppatori sono evidenti. Le auto talvolta tendono a risultare eccessivamente leggere, con un comportamento poco plausibile e slegato dalla loro natura a trazione anteriore, posteriore o integrale. Anche la stessa manovrabilità dei mezzi risulta abbastanza simile tra i vari mezzi, con un costante sottosterzo che spinge inevitabilmente il giocatore ad utilizzare la derapata per forzare il sovrasterzo, anche in sezioni dove se ne potrebbe fare decisamente a meno. Il sistema di guida risulta quindi appagante al punto giusto, ma decisamente poco credibile e ancorato ad un modello datato, simile a quanto visto nei precedenti capitoli, impedendo alla serie di fare il salto di qualità sperato da questo punto di vista.
Un aspetto dove il gioco non delude è indubbiamente quello della personalizzazione e del tuning del proprio veicolo. All’interno del garage avremo modo di cambiare ogni aspetto del nostro bolide, dalla vernice, alle decalcomanie, ai kit estetici per carrozzeria, fari e terminale di scarico dell’auto, senza dimenticare i potenziamenti meccanici veri e propri relativi a motore, sospensioni, cambio e ogni altra componente presente in un mezzo a quattro ruote. All’interno del garage è quindi possibile davvero sbizzarrirsi sfruttando i crediti guadagnati durante le gare, creando il veicolo dei propri sogni.
Unbound, come in già visto in Heat, separa poi l’esplorazione diurna da quella notturna, con la seconda decisamente più remunerativa in termini di crediti ma anche pericolosa, poiché le forze di polizia sono dispiegate in maniera più massiccia e dotate di un livello di allerta maggiore. Gli inseguimenti con gli agenti dispongono di 5 livelli di difficoltà dove, oltre alle classiche volanti da ricognizione, salendo di intensità osserveremo anche l’arrivo di auto corazzate, elicotteri e strisce chiodate. Se la varietà in queste circostanze non manca, lo stesso non si può dire per la sfida, con un’IA abbastanza semplice e prevedibile: è possibile seminare anche le forze dell’ordine più coriacee una volta compreso il loro comportamento in strada e i pattern utilizzati durante gli inseguimenti. Anche nel corso delle gare l’IA degli avversari non si è dimostrata particolarmente avanzata, con la tendenza a creare il classico “trenino” tipico dei giochi di guida.
Menzione assolutamente positiva per il parco auto, numeroso e variegato, che copre auto di ogni epoca e provenienza, dalle nipponiche alle muscle car americane, senza dimenticare noti brand sportivi europei come McLaren, Porsche e Ferrari. Le caratteristiche intrinseche di ogni auto, pur emergendo in termini di accelerazione, velocità e manovrabilità, vengono purtroppo mitigate dal modello di guida sopracitato, che tende ad uniformare il loro comportamento in strada.
Dal lato tecnico Need for Speed Unbound si difende egregiamente, pur mostrando tutti i limiti di una produzione cross-gen. Grazie all’ultima versione del Frostbite di DICE il colpo d’occhio generale è buono, con validissimi modelli poligonali delle automobili, ma non mancano diversi elementi di gioco meno definiti, qualche pop-up di troppo e riflessi in alcune circostanze migliorabili. La vera ciliegina sulla torta però è l’uso allo stesso tempo di cel-shading (usato per i modelli dei personaggi) ed effetti grafici di derapate, salti e acrobazie, che donano al gioco una forte personalità e uno stile unico nel suo genere. Buona anche la distruttibilità di veicoli e ambiente, che fa il verso a quanto visto in Burnout Paradise, sempre dello studio di sviluppo. Su Xbox Series X e Series S il gioco non presenta problemi particolari, con 60 fotogrammi al secondo stabili e una risoluzione 4K sull’ammiraglia di casa Microsoft, puntando ai 1440p sulla console più compatta. Pieno supporto anche ad HDR e Dolby Vision, ben sfruttati dal gioco soprattutto nelle fasi di gara in notturna.
Sul comparto sonoro troviamo una buona riproduzione dei rombi delle varie vetture, seppur privi della profondità necessaria per alcuni modelli. Decisamente più convincente il lavoro svolto sui brani musicali principalmente rap/trap/hip-hop, realizzati in collaborazione con A$AP Rocky, che si integrano perfettamente con lo stile grafico del gioco.
In quanto al multiplayer, c’è da dire solo che la struttura di gioco è in linea con le produzioni passate, ma con garage delle auto, avatar e crediti completamente separati da quelli utilizzati durante la storia, aspetto che sicuramente non gioca a favore della produzione.
Need for Speed Unbound è un racing game con numerose problematiche e purtroppo la sua forte identità e lo stile che lo contraddistingue non riescono a salvarlo completamente. Ci troviamo davanti a un buon titolo che rischia però di perdere mordente dopo poche ore di gioco, a causa di un’eccessiva ripetitività degli eventi e una narrazione che non riesce mai a decollare. Need for Speed è un brand storico che merita di tornare in auge così come Criterion Games dopo un’assenza durata fin troppo. Allo stesso modo però la concorrenza si è evoluta nel corso degli anni, e giungere sul mercato con un titolo concettualmente datato non è sicuramente la migliore delle ripartenze per una serie che necessita di una rivoluzione totale, dalle fondamenta. Sarà, si spera, per la prossima volta.
Un ringraziamento speciale a Black & White
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