Il 2023 promette un’annata all’insegna della riscoperta delle vecchie glorie videoludiche giapponesi. Suikoden, Final Fantasy Pixel Remaster e Dragon Quest 3 HD-2D sono solo alcuni dei grandi ritorni previsti nei prossimi mesi, ma già dal 19 gennaio su console e PC è possibile recuperare Persona 3 Portable, che insieme a Persona 4 Golden permette alla nuova utenza di riscoprire un pezzo di storia dei JRPG.
Persona 3 a suo tempo siglò un grande successo per il franchise spin-off di Shin Megami Tensei, merito soprattutto della direzione intrapresa che segnò un netto distacco dalle sue origini. Tuttavia, ciò che lascia alquanto interdetti è la scelta di Atlus di riesumare Persona 3 Portable anziché l’edizione FES: è stata proprio quest’ultima a dare slancio al brand e al suo terzo capitolo, pertanto è ritenuta all’unanimità come la versione migliore di Persona 3, mentre la Portable pur apportando delle migliorie al gioco base non ha la stessa caratura. I dubbi permangono, ma andiamo avanti.
Persona 3 Portable ci mette nei panni di uno studente (o studentessa) della Gekkoukan High, un istituto scolastico situato a Tatsumi Port Island. In questa città si verifica un evento peculiare definito l’Ora Buia: si tratta di un periodo di tempo situato tra la fine di un giorno e l’inizio del successivo, dove la notte diventa terreno fertile per delle creature misteriose chiamate Ombre. Queste entità vagano nella città quando la Luna prevale in cielo e si cibano della mente degli esseri umani fino a condurli in uno stato vegetativo. Il protagonista, insieme ad una compagna di classe, verrà attaccato proprio da una di queste Ombre mentre si trova nel dormitorio, e in un momento disperato risveglierà un grande potere: la Personae, la manifestazione del proprio io.
Dopo tale avvenimento, il protagonista raggiungerà inconsciamente la Stanza di Velluto, un luogo misterioso del mondo onirico in cui troverà Igor. Quest’ultimo svelerà al protagonista l’importanza del potere appena risvegliato, e farà un patto con lui affinché in futuro possa affrontare una grande e imminente minaccia, invitandolo a stringere e affinare dei nuovi legami. Così il ragazzo entrerà a far parte del SEES (Specialized Extracurricular Execution Squad), gestito da Mitsuru Kirijo e dall’azienda della sua famiglia. Insieme a questo gruppo, che si espanderà con l’avanzare della storia, si scopriranno i segreti celati dietro l’Ora Buia e tutte le macchinazioni legate ad essa, il tutto caratterizzato da un racconto a dir poco coinvolgente.
Narrativamente, Persona 3 Portable rimane un’esperienza piacevole da riscoprire, dove il plot viene accompagnato dall’intreccio di numerose sottotrame che, in base alle nostre scelte, troveranno persino una loro conclusione. Infatti il titolo presenta una grandissima quantità di interazioni, in buona parte costituite dalle tipiche affinità sociali, permettendoci di intrattenere delle relazioni con i vari personaggi che incontreremo durante la storia. I legami non sono mai fini a sé stessi, poiché oltre ad aggiungere maggiore profondità al racconto formano il contesto in cui viene ambientata la storia, risaltando soprattutto la tematica a cui si abbina il titolo: la depressione, che si manifesta anche nell’onnipresente colore blu.
Evitando ulteriori anticipazioni sulla storia, aggiungo solo che Persona 3 Portable propone ancora oggi un ottimo racconto capace di rivolgersi ad un pubblico giovane con tematiche azzeccate e storie interessanti. Questo grazie ad un linguaggio mai banale, una delicatezza ben apprezzata, e la capacità di coinvolgere i giocatori anche con la sua narrazione che riprende la tipica impostazione da visual novel. Tuttavia, il porting compiuto da Atlus mostra inevitabilmente i segni del tempo.
Persona 3 (e in particolare la versione Portable) è un esempio tangibile di quanto si sia evoluta la serie fino ai giorni nostri. Il titolo infatti permette di navigare all’interno degli ambienti esplorabili della città, utilizzando un cursore per attivare le varie interazioni disponibili in uno scenario. Il tutto si traduce in una manciata di luoghi visitabili che, al di fuori dei vari NPC presenti, non offrono chissà quali funzionalità o azioni, limitando dunque anche le attività a disposizione del giocatore. La componente sociale nonostante ciò è presente, sebbene sia alquanto ripetitiva: aumentare il proprio coraggio, fascino o intelligenza richiederà sempre le medesime azioni intervallate a seconda del calendario. Le attività oltre ad essere poco varie purtroppo non sono neanche granché coinvolgenti.
Venendo da Persona 5 tutto ciò potrà risultare alquanto deprimente o comunque meno avvincente, ma bisogna anche considerare che l’esperienza offerta oggi da Persona 3 Portable è un modo utile per comprendere come Atlus abbia raggiunto il punto d’arrivo che ha siglato non solo il successo del quinto capitolo della serie, ma anche la rinascita del brand. Passando invece all’Ora Buia, altra componente fondamentale, qui il titolo riesce ad essere ancora coinvolgente seppur con qualche riserva. Durante l’Ora Buia infatti i personaggi si recheranno nel Tartaro, una gigantesca torre i cui piani pullulano di Ombre, e periodicamente sarà necessario scalare l’imponente complesso per livellare, completarlo e molto altro ancora. Il Tartaro è principalmente composto da dei blocchi, i quali definiscono la potenza dei nemici e le ricompense ottenibili, offrendo così una sfida sempre crescente.
Il sistema di combattimento ha ricevuto un piccolo svecchiamento in questa operazione di porting. Infatti, se nella versione PSP i compagni del party erano completamente controllati dall’intelligenza artificiale, nella nuova il giocatore potrà scegliere se impartire degli ordini diretti o lasciare tale compito all’IA. Quest’ultima opzione rende alcuni scontri più rapidi e indolori, ma riduce veramente all’osso la capacità strategica, costringendo il giocatore a prendere in mano la situazione con mosse più ragionate. In ogni caso il combat system rimane alquanto stratificato, con la possibilità di alternare attacchi base con le abilità delle Personae, seppur con qualche limitazione.
Difatti, rispetto al più recente Persona 5, Persona 3 Portable permette di cambiare una Personae una volta per turno, spingendo così il giocatore a ragionare maggiormente sulla tattica da intraprendere durante il combattimento. Anche qui analizzare e sfruttare le debolezze del nemico permette di ricavare un grande vantaggio strategico, con i colpi critici che garantiscono un attacco extra e danni maggiorati; questo fattore attiva l’assalto, un attacco combinato che coinvolge tutto il party, capace di ferire gravemente il nemico. Al culmine di ogni scontro poi è possibile accedere alla Mano Arcana, un pescaggio di carte che a fine battaglia può ricompensare il giocatore con una serie di bonus come soldi, punti esperienza o nuove Personae.
Il combat system (per quanto meno dinamico rispetto ai capitoli più recenti della serie) risulta ancora oggi piuttosto godibile, e anche la fusione delle Personae rimane alquanto valida. Disponibile unicamente nella Stanza di Velluto, la fusione permette di dare vita a degli avatar sempre più forti grazie all’unione di due Personae in nostro possesso. Le combinazioni sono tantissime e le possibilità offerte dalla fusione permettono di sbloccare dei poteri utili per tutte le situazioni che si presenteranno durante l’esplorazione del Tartaro. Ogni Personae creata può ottenere diversi benefici grazie alle affinità sociali, il cui rango raggiunto moltiplica l’esperienza ottenuta dalla nuova entità così da renderla più forte. Le Personae inoltre possono sbloccare nuove abilità o evolvere quelle già ottenute, permettendoci di uscire dalla Stanza di Velluto potenziati a dovere. Il sistema di progressione dunque passa principalmente attraverso la realizzazione di nuove Personae dato che non sarà possibile migliorare manualmente le statistiche dei personaggi, specie con i che parametri aumentano automaticamente ad ogni level up.
Il porting offre qua e là altri diversi e minuziosi miglioramenti, sebbene il lavoro compiuto da Atlus rimanga piuttosto minimale. Innanzitutto sono stati apportati alcuni interventi sulla quality of life del gioco, come la possibilità di scegliere la difficoltà prima di cominciare la partita e l’introduzione di un salvataggio rapido. Dal punto di vista grafico poi abbiamo una qualità dell’immagine più pulita e modelli poligonali in alta definizione; i modelli 3D hanno dato qualche grattacapo al team di sviluppo, che ha dovuto rielaborare tali elementi dato che in origine non esistevano in alta risoluzione. Questo oltre a restituire una grafica leggermente migliore permette al comparto visivo di amalgamarsi meglio con i 60fps della nuova versione, con il risultato di un gioco più pulito e fluido. Si nota una discrepanza tecnica solo con le illustrazioni 2D, che non riescono a tenere il passo con le migliori prestazioni del titolo.
In tutto ciò però la pecca principale rimane il comparto sonoro, che non solo mantiene il vecchio mixaggio, ma ha anche degli effetti di pessima qualità rispetto alle musiche, che di per sé rimangono di alto livello. Piccola menzione d’onore spetta alla localizzazione: in occasione del porting Persona 3 Portable è stato interamente tradotto in italiano, attenendosi alla traduzione avallata con Persona 5 Royal, così da rendere l’esperienza di gioco ancor più accessibile al pubblico nostrano.
Persona 3 Portable torna con un porting che svecchia uno dei JRPG più amati di casa Atlus. Indubbiamente non parliamo della migliore versione del terzo capitolo del franchise, tuttavia la possibilità di recuperare legalmente il titolo tramite Xbox Game Pass o alla modica cifra di 19,99€ sulle altre piattaforme è un’idea da non scartare, specialmente tenendo in considerazione l’attuale valore di mercato di una copia originale del gioco (o di una delle sue versioni).
Si tratta di un’operazione di restauro non troppo ambiziosa che introduce per il nostro mercato la localizzazione italiana, insieme a piccole migliorie che vanno a influenzare la quality of life. Il titolo purtroppo non è invecchiato così bene e oggi alcune idee di design che si porta sul groppone potrebbero fare storcere il naso, tuttavia la sua storia, la sua direzione artistica e il suo gameplay sono elementi che meritano di essere riscoperti, soprattutto dopo aver giocato Persona 5.
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