“Le regole sono cambiate.” Sì va bene, lo sappiamo, come ogni volta. Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, dopo il fortunato Scream dello scorso anno, tornano alla regia di Scream VI, e anche in questa occasione la longeva saga horror prova a reinventarsi tra nuove regole, nuova location e inaspettati ritorni, provando inoltre a mettere in scena dinamiche e situazioni talmente diverse da risultare quasi grottesche. Ma procediamo con ordine.
È passato un anno dall’ultima tragedia consumatasi a Woodsboro per mano di Ghostface, e le sorelle Sam e Tara Carpenter, insieme ai gemelli Chad e Mindy Meeks-Martin, si trasferiscono a New York lasciandosi il passato alle spalle, peccato che un nuovo Ghostface abbia deciso di seguirli fino alla grande mela, un po’ come fece Jason Voorhees in Venerdì 13 parte VIII (sì, quello più brutto della saga). Questa volta abbiamo modo di conoscere meglio i nuovi protagonisti già introdotti nel precedente capitolo, che vengono approfonditi quel tanto che basta per suscitare più interesse e temere una loro possibile morte; questo vale specialmente per Sam e Tara, promosse a tutti gli effetti a nuove Sidney Prescott della saga.
Jenna Ortega e Melissa Barrera infatti sono il cuore pulsante del nuovo corso, e ormai il loro fare coppia fissa (ecco un’altra piccola novità), con i suoi contrasti e lati oscuri, riesce a sostituire degnamente la storica Neve Campbell. Tornano come di consueto anche dei volti noti della saga: oltre alla sempre presente Gale Weathers (Courteney Cox), ritroviamo Kirby Reed (Hayden Panettiere) direttamente dal quarto capitolo del 2011, diventata agente dell’FBI.
Scream VI è esattamente quello che ci si aspetta: una moderna evoluzione (o involuzione, dipende dai punti di vista) del canovaccio creato da Wes Craven, un teen horror moderno con le sue romance e rimandi ai vecchi film per i fan della prima ora, dove ormai la metanarrazione tipica dei precedenti lascia il tempo che trova. Questo “sequel del requel“, come recita Mindy seguendo lo stile dello zio Randy, non si prende troppi rischi, e l’inedita cornice metropolitana fornisce spunti interessanti per sequenze elettrizzanti e ricche di tensione, come quella in metro o negli alti palazzi di New York, che sostituiscono le tipiche villette di Woodsboro.
La storia, e di conseguenza la caccia per scoprire l’identità del nuovo assassino, è senza dubbio divertente. Le componenti per provare a dare qualcosa di veramente nuovo alla saga, tra mausolei dedicati a Ghostface e fan fin troppo esaltati della serie Stab, sono tutto sommato accettabili, nonostante la trama all’osso risulti sempre la stessa.
Come slasher puro e semplice, Scream VI non fa troppi complimenti, e i vari squartamenti sono piuttosto variegati e spassosi, ben disseminati all’interno di 120 minuti complessivamente ben diretti e scorrevoli. Ma arriviamo anche alle note dolenti: se l’obiettivo è quello di reinventarsi, questo capitolo tutto sommato fa la sua parte, solo che per perseguire questo obiettivo tende a scivolare spesso nel grottesco e nell’improbabile.
Per quanto sia interessante e divertente cercare ancora una volta di scoprire chi si nasconda dietro la maschera di Ghostface, la rivelazione è tanto sorprendente quanto implausibile, e sembra sia stata calcata un po’ troppo la mano nel cercare di sovvertire le aspettative. Inoltre le coltellate (plurime, al petto, alla schiena o addirittura in bocca!) hanno ormai lo stesso effetto delle pallottole di Last Action Hero. Va bene la sospensione dell’incredulità, ma è eccessivo anche per un horror di questo stampo (a meno che non si parli di Michael Myers in Halloween) che certi personaggi non muoiano o riescano a parlare senza dissanguarsi.
A conti fatti, Scream VI rappresenta probabilmente il vero punto di svolta della saga e darà certamente i suoi frutti al box office. Tuttavia si tratta di una svolta che rispecchia nel bene e nel male gli stilemi degli horror contemporanei, allontanandosi dall’obiettivo primigenio di Wes Craven, che non a caso diede vita a un vero e proprio cult.
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