Nel 2021 Paolo Lubinu ha pubblicato con Catartica Edizioni la sua raccolta di racconti Vampiri Urbani. Il libro non rappresenta la prima esperienza per l’autore, infatti le idee di fondo non sono affatto male, tuttavia in alcuni passaggi la qualità della narrazione e della scrittura lascia molto a desiderare.
Sul sito dell’editore una breve sinossi anticipa che le storie narrate si svolgeranno nel fantomatico quartiere di New Orleans, che richiama l’omonima città statunitense famosa per la musica, il voodoo e lo stile di vita non esattamente ordinario. Ed è proprio questa l’immagine che viene fuori dal primo racconto, quella stereotipata che viene proposta in tutti i film, le serie tv e i libri ambientati a New Orleans. Da indizi sparsi qua e là, come gli italianissimi nomi dei personaggi o i riferimenti a luoghi realmente esistenti, capiamo però che New Orleans è una sorta di non-luogo nel quale la vita reale si confonde con lo straordinario, e ci si può imbattere in mostri a metà tra il fantastico e l’umano. A ben vedere, l’ambientazione nella maggior parte dei casi non è menzionata, e non è neppure importante ai fini del racconto.
La raccolta è composta da 14 racconti più o meno brevi, per la maggior parte narrati in prima persona, spesso dal protagonista stesso della storia. Le trame sono praticamente inesistenti, non è presente alcun conflitto che giustifichi lo sviluppo di una vicenda, nessuno spunto interessante, tranne che in pochissimi casi. Uno di questi è senza dubbio Avanti il prossimo, nel quale un uomo si presenta a un colloquio per lavorare in un’agenzia funebre che seppellisce i vivi: le implicazioni narrative (ma anche filosofiche) della tematica sarebbero state estremamente interessanti da portare avanti, peccato che il racconto si concluda nel nulla entro pochissime pagine.
Niente di entusiasmante anche per quanto riguarda i personaggi: si tratta nella quasi totalità dei casi di uomini mediocri, che parlano tutti con la stessa voce, tanto che nel passare dal primo al secondo racconto viene spontaneo pensare che si tratti di due vicende collegate, raccontate dallo stesso protagonista, per poi scoprire (non appena se ne fa il nome) che si tratta di un personaggio diverso. In alcuni casi si tratta di uomini violenti, incapaci di riconoscere le proprie malefatte, e che rimangono sempre impuniti: dei veri e propri mostri che ci si augura di non incontrare mai nella vita reale, ed è forse questo il loro punto di forza maggiore. Anche i personaggi femminili non brillano per originalità: sono sempre donne splendide, mai approfondite dal punto di vista psicologico, la cui unica funzione è quella di stuzzicare gli appetiti del protagonista di turno.
Nella prosa di Lubinu riecheggiano fortemente le sue letture, con richiami agli autori più importanti del nostro passato letterario, ma il risultato non è armonico come ci si aspetterebbe dalle premesse. La scrittura, inoltre, è intrisa di un lirismo che ne appesantisce i passaggi e che talvolta risulta quasi incomprensibile.
La cosa che più mi stupisce, però, è come questo libro abbia potuto vedere la luce in un’epoca nella quale, volenti o nolenti, è necessario essere il più attenti possibile a rispettare le sensibilità di tutti, specialmente delle minoranze: già nel primo racconto, il personaggio narrante scarica sul lettore una tale sequela di pensieri misogini, transfobici e abilisti che mi ci è voluto uno sforzo di volontà non indifferente per non chiudere il libro e dedicarmi ad altro. Molto disturbanti sono anche le scene a sfondo sessuale messe a caso, con mera funzione riempitiva.
Vampiri Urbani è una raccolta che non manca di potenziale, il quale però non viene sviluppato appieno. Mi auguro che Paolo Lubinu continui a lavorare sulle proprie intuizioni perché sono valide, ma è necessario metterle a frutto in modo più appropriato.
Io ho letto il libro e la recensione non rispecchia per nulla il contenuto, i racconti hanno una trama ben definita e descrivono storie e personaggi fuori dal comune. I vampiri non sono veri e propri “vampiri” ma sono una metafora dello stato umano di questi uomini e donne che spesso reagiscono nei modi più bizzarri basta questo per capire l’originalità dei testi, ma evidentemente lei si è limitata a sfogliare velocemente le pagine come fanno gran parte dei recensori della Domenica che il fine settimana si limitano a riversare le proprie frustrazioni sui social o sui blog.
Io da vetero femminista intersezionale adoro questo libro che mette al centro delle storie proprio quelle persone “invisibili” aə più, o meglio, visibili, ma che non si vorrebbero vedere nelle nostre città “berbenino e berbeniste”, figlie, queste sì, di un patriarcato malato, abitate da misoginə, razzistə, classistə, sessistə, abilistə, ecc. E poi, a proposito di pregiudizi, esiste forse una sessualità disturbante, se non in chi la vuol “catalogare” come tale? Leggo in questo giudizio molto moralismo e paternalismo. Un occhio critico deve avere uno sguardo capace di andare “oltre”, e nella critica fatta a “Vampiri Urbani”non mi pare che ci sia questa capacità.
Dispiace leggere queste parole. Io ho letto il libro e non condivido niente di questa recensione. È evidente che il libro non è nelle corde dell’autrice.
È sicuramente un testo coraggioso, non certo accomodante e non certo leggero né superficiale. Ovviamente può piacere o non piacere, ma giudicare i personaggi di misoginia o transfobia mi pare eccessivo.
In particolare preme sottolineare che i personaggi vivono un forte conflitto, con se stessi e con la società, e non sono personaggi mediocri. Sono personaggi che vivono al LIMITE, ma reagiscono, combattono, si trasformano, capovolgono il reale. È evidente che l’autore voglia anche provocare, scuotere in qualche modo il lettore. Ben vengano testi così. Viva i Vampiri Urbani!
Accusare questo libro di misoginia o transfobia è un errore incredibile visto che ne parla con una dolcezza infinita e mette al centro la sensibilità di queste persone. Il libro parla dei diversi e li racconta per sensibilizzare il lettore non per denigrazione. È come accusare Emilio Lussu di essere un fascista per aver scritto la marcia su Roma, ma scherziamo? Ma dove avete trovato questa autrice di recensioni?