Grazie alla casa editrice ReNoir arriva anche in Italia Scurry, la trilogia post-apocalittica scritta e disegnata da Mac Smith che all’estero ha già riscosso un buon successo.
Il primo volume, intitolato La colonia maledetta, si apre con quello che potrebbe essere letto come un richiamo al film Ratatouille: un topolino dalla pelliccia rossa di nome Wix e un ratto chiamato Umf stanno esplorando l’interno di una casa alla ricerca di cibo per la loro colonia. L’idea fa sorridere e intimorisce al tempo stesso: colpire il lettore nei ricordi potrebbe rivelarsi un azzardo vincente, ma anche essere visto come una mancanza di idee. Un tratto caratteristico di Scurry però sono proprio le tante citazioni che si susseguono senza essere mai ridondanti o fini a sé stesse, rivelandosi bensì degli eleganti omaggi ad altre validissime storie (fra cui anche Brisby e il segreto di NIMH).
Scurry – La colonia maledetta dimostra fin dalla copertina un impatto visivo intrigante: il tratto presenta un connubio fra pittorico e digitale dove le atmosfere mantengono un che di etereo, gli sfondi sono curatissimi e i protagonisti animali, nel loro essere rappresentati in modo realistico, raggiungono dei picchi di bellezza inedita. Questo stile ricercato permette inoltre di arricchire la narrazione stessa, denotando meglio un contrasto netto fra dentro e fuori, fra qui e “l’altrove”.
La storia si presenta fin da subito interessante, descrivendo un mondo dove una colonia di topolini ha bisogno di cibo e per trovarne manda gruppi di esploratori a cercarlo in casa degli umani. Alle prime insidie che incontrano, fra cui dei gatti e il bosco (luogo temuto e quasi proibito), si aggiunge il problema che gli umani non tornano alle loro abitazioni da tanto tempo e che da altrettanto tempo non smette più di essere inverno: ogni giorno che passa, quindi, per la colonia diventa complicato sopravvivere e le scorte si fanno sempre più esigue.
Qui avviene la frattura: la scelta è fra resistere, andare in città o andare nel bosco. I saggi temporeggiano, cercando il cibo necessario per sopravvivere fino all’attesa del ritorno dell’uomo, Resher vorrebbe spostare la colonia nell’ambiente urbano (da cui però nessun esploratore è tornato), mentre Pict, la figlia del capo dei topi, spalleggia l’idea di avventurarsi nella foresta.
Questo scenario, che presenta una tensione su tre vertici, viene movimentato ulteriormente da due fattori: l’incognita di cosa popoli il bosco, di cui si hanno pochissimi scorci che generano solo più curiosità e mistero, e i sotterfugi attuati da Resher per riuscire a realizzare il suo piano di andare in città. Così, il ritmo si mostra ben cadenzato, coinvolgente, caratterizzato da parti descrittive e dinamiche che fanno letteralmente volare le 112 pagine del fumetto.
I personaggi sono ben caratterizzati e interessanti, li si scopre tramite le loro parole e azioni senza bisogno di descrizioni, e riescono a risultare realistici anche nel loro essere topi o gatti. Ogni personaggio, anche se secondario, ha un background che lo caratterizza e da cui derivano il suo aspetto esteriore e il suo modo di agire e di parlare.
Alla fine del volume, ad arricchire il tutto, troviamo una nutrita Art Gallery e una sezione dedicata ai personaggi e ai loro studi. Pur conferendo un valore aggiunto al fumetto, l’approfondimento dei personaggi avrebbe dovuto essere effettuato con maggior criterio, perché vengono descritti senza eccezioni tutti quelli che appaiono in questo volume, anche quelli che durante la narrazione non sono stati effettivamente presentati e dovrebbero rimanere ancora un mistero. Questa sezione extra dunque include qualche spiacevole spoiler su dettagli che magari sarebbe stato meglio apprendere direttamente nei prossimi volumi.
Scurry – La colonia maledetta è un validissimo primo volume: incuriosisce, fa immergere il lettore in un mondo diverso e coinvolgente, introduce vari personaggi per cui simpatizzare e si chiude con una conclusione perfetta per invogliare a proseguire nella lettura. È un fumetto adatto sia a un pubblico abbastanza giovane che a uno più maturo, in grado di apprezzare il realismo che lo permea: il veleno, la morte, il rischio di essere catturati… tutti i pericoli che aleggiano sempre sui poveri topolini sono reali e spesso rappresentati chiaramente, senza però mai sfociare nell’esplicito. La colonia maledetta pone infine degli iniziali spunti di riflessione e tanti interrogativi che necessitano di risposte, per le quali non ci resta che attendere i volumi successivi.
Un ringraziamento speciale a ReNoir
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