Con la diminuzione degli abbonamenti e la generale crisi, Netflix negli ultimi tempi ha dato un discreto taglio al budget del suo reparto di animazione, stroncando anche dei progetti che sulla carta sarebbero potuti diventare grandi successi tra cui un film sui Gorillaz. È un vero peccato, considerando che negli anni abbiamo goduto di film e serie fantastiche come She-Ra, ONI, Il mostro dei Mari, Love Death + Robots, Aggretsuko e molto altro, tra cui la prima stagione della serie di cui vi parlo in questo articolo, che spero non verrà interrotta.
Mio Papà a Caccia di Alieni (in originale My Dad the Bounty Hunter), serie originale Netflix scritta e diretta da Everett Downing Jr. e Patrick Harpin, si rivela fin da subito incredibilmente dinamica e travolgente, grazie a tanta azione in un setting fantascientifico intergalattico, con comicità e momenti seri ben amalgamati. Il tutto inoltre è inserito in una storia di formazione sia per i protagonisti più giovani che soprattutto per il loro padre.
Il piccolo Sean di 8 anni e la sorella Lisa di 12 vivono alternandosi tra la madre Tess e il padre Terry, che hanno preso una pausa per capire bene come riuscire a risolvere i loro problemi di coppia. Terry è sempre via per lavoro, ufficialmente come corriere, e finisce per non passare mai tempo con i figli: con loro di conseguenza ha un rapporto un po’ burrascoso, specie con Lisa che comincia a entrare nell’adolescenza e avrebbe bisogno del suo supporto. Quando arriva il weekend che dovrebbero passare insieme, il capo di Terry lo contatta per affidargli un lavoro incredibilmente ben pagato, quindi a malincuore lui è costretto a partire. Lisa la vede come l’ultima goccia, e insieme a Sean si imbuca nella sua auto per fargli un dispetto.
I due non immaginano certo che quella sia in realtà una macchina volante, usata dal padre per arrivare alla sua navicella in orbita, e quando Terry li scopre è costretto a confessare il suo vero mestiere: è infatti un cacciatore di taglie intergalattico, e lavora per una confederazione chiamata La Conglomerazione. Purtroppo o per fortuna, per salire nella sua auto i figli hanno scaricato delle importanti valigette, contenenti le ricariche che permettono il viaggio nell’iperspazio, e quindi non possono tornare sulla Terra fino a che il padre non avrà incassato la taglia e non potrà acquistarne altre. Così parte la loro avventura, durante la quale cominceranno a recuperare il tempo perduto e ricostruirsi come famiglia.
L’animazione, insieme alla regia, è veramente stellare: ogni creatura a schermo ha il suo modo particolare di muoversi e un corpo con caratteristiche diverse; gli ambienti hanno uno stile peculiare e sono incredibilmente vivaci; le scene di combattimento corpo a corpo, le sparatorie e gli scontri con navicelle spaziali sono tutti sempre chiari e belli da seguire, anche grazie alla musica hip-hop che li accompagna e che nel film regna sovrana.
A tal proposito bisogna sottolineare che, oltre alla fantascienza, che si respira anche attraverso diversi riferimenti ai classici usati più che altro per far ridere, l’altra colonna portante della serie è la cultura afroamericana. Molti di coloro che hanno lavorato alla serie sono afroamericani e ci hanno riversato l’amore per la loro cultura, dalla musica alla caratterizzazione dei personaggi e il resto, facendo in modo di renderla ancora più nota e accessibile a tutto il pubblico.
Consiglio possibilmente di guardare Mio Papà a Caccia di Alieni in lingua originale per godersi meglio i dialoghi tra Terry, Lisa e Sean, ed entrare così più empaticamente in contatto con loro, i loro problemi e il loro desiderio di tornare a essere una famiglia unita. Da notare inoltre le critiche al capitalismo e a certi aspetti di alcune grosse aziende e governi, che immagino potranno essere approfondite in futuro. Il finale lascia qualche spiraglio per una seconda stagione, e spero davvero che arrivi e non chiudano forzatamente la serie prima della sua naturale conclusione.
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