Direttamente dal mondo di Samuel Stern arriva un nuovo fumetto Bugs Comics chiamato Singularity. Con il primo numero, Tentacoli, Gianmarco Fumasoli e Salvatore Cuffari iniziano a espandere l’universo narrativo del Rosso di Edimburgo partendo dall’idea di narrare l’orrore seguendo una chiave anni ’90, con palesi rimandi a X-Files e alla cultura pop del tempo, attraverso anche delle piccole chicche grafiche che caratterizzano le ambientazioni.
Singularity, a differenza di Samuel Stern, per ora non ha una periodicità dichiarata sebbene le idee e i materiali per altri numeri ci siano, come detto da Fumasoli stesso in un’intervista con Lo Spazio Bianco. Il periodo dell’ambientazione è lo stesso: mentre Samuel combatte spiriti e demoni, l’Agenzia si muove a sua volta per salvare il mondo da minacce sovrannaturali sconosciute, tant’è che proprio in questo primo numero ci sono rimandi agli eventi che avvengono in Samuel Stern 7 – L’Agenzia.
Secondo l’autore questo primo numero può essere apprezzato anche non conoscendo la testata principale, ma devo dire che mi trovo in disaccordo: chi non conosce già le avventure di Samuel Stern difficilmente potrà comprendere e apprezzare i momenti in cui vengono illustrate cose che avvengono in quella serie, dato che ai nuovi lettori non vengono date le premesse necessarie né vengono presentati i personaggi. Proprio per questo, trovo che Tentacoli abbia alcuni problemi a livello di scrittura: vedere per alcuni tratti Samuel e sentire occasionalmente di un’entità solo nominata, ma di cui non si sa nulla neanche a livello di intenti, è dispersivo. Tutto questo magari potrà far piacere ai fan, ma per tutti gli altri rischia di distogliere l’attenzione dalla trama principale.
Ma la scrittura non è dispersiva solamente per questo. In 160 pagine circa, la trama corre assumendo un taglio quasi da serie televisiva alla X-Files o Fringe, ma a livello fumettistico questa cosa non rende granché: i personaggi sono poco sfaccettati, non si comprende il loro carattere né i pensieri che li muovono, sono solamente lo specchio di ciò che fanno. Le frasi e le azioni che esternano sembrano nella maggior parte scritte solo in funzione della trama, e questo rende ininfluente che abbiano un determinato carattere e una certa storia alle spalle: al loro posto potrebbe esserci chiunque. Un cambio di rotta (almeno per questo primo numero) rispetto a Samuel Stern, dove i personaggi stimolano curiosità non per gli eventi che girano loro intorno, ma per il loro approfondimento psicologico. Qua, invece, tutto si concentra sui fatti anziché sulle persone.
I disegni di Salvatore Cuffari sono chiari, con chine decise e delineate senza confusione nei tratti, sebbene a volte gli sfondi risultino vuoti data l’assenza di retini e di grigi. L’incisività e l’espressività dei personaggi viene trasmessa bene ed è molto gradita la presenza di alcuni particolari che fanno sorridere: per esempio, in una stanza si possono notare i peluche di Darth Vader e He-Man, oltre che il fumetto stesso di Samuel Stern. Considerando il regnante contrasto fra bianco e nero, ci sarebbe stato bisogno di una maggior differenziazione nei primi personaggi che si vedono all’inizio, che fra i capelli bianchi, un taglio simile, età e fisicità affini, sembrano troppo simili fra loro. Bella l’attenzione data alle griglie, che si adattano seguendo la narrazione e assecondando le emozioni e il contesto, senza preoccuparsi di essere canoniche e rigide.
La narrazione per immagini cerca di essere dinamica, ma è troppo sbrigativa: gli agenti entrano in una casa per capire cosa sia successo, dopo due tavole sono caduti sfondando le assi del pavimento e dopo neanche una tavola sono già fuori. Si investe tanto nello spiegare, ma in un modo purtroppo didascalico che rallenta il ritmo, tra i vari flashback e il narratore esterno che illustra tutti gli accadimenti.
In tutto ciò la trama riesce comunque ad essere interessante. L’espediente è semplice, riconducibile a “esiste il male, noi dobbiamo sconfiggerlo“, esattamente come in Hellboy, Men in Black e nelle serie già sopra citate (esempi che anche l’autore porta come sue ispirazioni); questa premessa già da sola permette di spaziare in un mondo enorme da cui potrebbero nascere infiniti spunti, ma bisogna stare attenti a non mettere troppe cose insieme. Tentacoli forse ancora non trova un vero protagonista su cui focalizzarsi (la narrazione, il singolo agente, l’Agenzia, gli eventi singoli, il male, il bene) e per ora, in quanto primo numero, sembra tutto semplicemente preparatorio.
Le ultime tavole sono una buona chiusura per invogliare il lettore a proseguire nella lettura e la sceneggiatura ha dei risvolti che spingono a volerne sapere di più, in attesa di un secondo numero che forse ci aiuterà a comprendere meglio l’identità di questo fumetto. Singularity 1 – Tentacoli in fin dei conti è una lettura interessante con dei validi risvolti, a cui tutti gli amanti dell’esoterico e degli anni ’90 (e chiaramente i fan di Samuel Stern) potrebbero dare un’occasione.
Un ringraziamento speciale a Bugs Comics
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