Nell’arco dei suoi 25 anni il franchise di Atelier, con le sue innumerevoli protagoniste, ha accompagnato i giocatori in avventure spensierate ma non prive di profondità. Parliamo di una saga che si è evoluta nella narrativa, nel gameplay e nella tecnica, offrendo esperienze più ricche e complesse per un pubblico che è sempre cresciuto, fino ad arrivare al successo di cui oggi godono le alchimiste di casa Koei Tecmo e Gust.
I festeggiamenti per il venticinquesimo anniversario ora ci riportano dove tutto ha avuto inizio. È giunto infatti in tutto il mondo Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salburg, rifacimento grafico del primissimo gioco del franchise, mai uscito in Europa, che offre agli utenti PlayStation, Nintendo Switch e PC la possibilità di riscoprire quell’esperienza che ha reso tali gli Atelier. Un ritorno al passato che però potrebbe generare più di qualche sofferenza nei giocatori odierni, vista l’assenza delle novità introdotte nel franchise alle quali molti ormai si sono abituati.
Nella città di Salburg, situata nel Regno di Schigsal, vive una giovane alquanto distratta di nome Marlone, anche detta Marie, che rischia di essere bocciata dalla rinomata accademia di alchimia. Tuttavia, con l’aiuto della sua insegnante Ingrid, seguirà un percorso lungo 5 anni per ottenere la promozione e diventare ufficialmente un’alchimista. Quella di Atelier Marie Remake è una trama molto semplice se paragonata agli attuali canoni narrativi della serie, e si districa attraverso vari test nei 5 anni del racconto. Tuttavia la storia non si sviluppa unicamente negli scambi di battute tra allieva e maestra, ma anche nelle sottotrame che coinvolgono un cast di personaggi secondari piuttosto numeroso.
Difatti Marie verrà accompagnata da diversi avventurieri che lei stessa potrà assumere nei suoi viaggi fuori città, sviluppando infine un rapporto di amicizia con loro. L’avventura prevede diversi eventi speciali, grazie ai quali si potrà conoscere al meglio la città che fa da sfondo al percorso di studi di Marie, così come le ricorrenze e i festeggiamenti che avvengono all’interno di essa. La storia inoltre può intraprendere strade diverse a seconda di alcune azioni compiute durante la partita, determinando così il tipo di finale a cui si andrà incontro. Questo spinge il giocatore ad esplorare ogni aspetto narrativo del gioco, tra cui le storie dedicate a ogni singolo comprimario, e in più a differenziare quelle che possono essere le route della trama. Ciononostante, la breve durata dell’avventura (circa 4 ore per portare a termine la partita) riassume quello che si può definire un racconto semplice e senza troppe pretese, rimarcando soprattutto quella che è l’esperienza del titolo originale.
Atelier Marie Remake si basa sulla meccanica del calendario: la storia ha un tempo limite (i già menzionati 5 anni) entro il quale Marie deve superare tutti i test dell’accademia e ottenere la promozione, raggiungendo così uno dei tanti finali disponibili nel gioco. In questo periodo, ogni azione ha un peso sulla gestione del tempo, tant’è che sarà necessaria una pianificazione nei minimi dettagli. Il giocatore dunque è portato a decidere su cosa focalizzarsi durante l’avventura, così da non sprecare giorni, settimane o addirittura mesi in azioni superflue. Difatti il problema principale di questo sistema è da ricercarsi nelle tempistiche richieste sia nella creazione di oggetti che negli spostamenti da Salburg a un dungeon, azioni che rubano fin troppo tempo al giocatore, il quale deve pensare soprattutto alla raccolta di materiali per il crafting.
Dato che per una parte dell’utenza il limite di tempo potrebbe risultare uno scoglio piuttosto importante, in questo remake Koei Tecmo e Gust hanno voluto inserire una modalità alternativa a quella classica, chiamata Unlimited, che permette di godersi l’esperienza senza alcuna pressione. La modalità classica chiaramente ripropone l’esatta esperienza del titolo originale, mentre la Unlimited va più incontro a coloro che sono abituati ai canoni attuali della serie, con la possibilità di decidere quando concludere l’avventura. Ne trarranno beneficio anche i completisti, che in questo modo potranno realizzare tutti gli oggetti che desiderano e completare il bestiario in pieno relax.
Il sistema di combattimento di Atelier Marie Remake riprende i connotati dei più classici turn-based, con meccaniche di gioco decisamente essenziali. Difatti oltre ai comandi dedicati all’attacco, alla difesa e al lancio di magie, vi è unicamente l’opzione adibita all’utilizzo degli oggetti. L’unico fattore da tenere assolutamente in considerazione è la disposizione a scacchiera del party: se un personaggio viene disposto nell’avanguardia, al centro o nelle retrovie, riceverà dei bonus piuttosto importanti. Oltre a quanto elencato, il party composto da tre personaggi giocabili (inclusa Marie) non dispone di ulteriori opzioni in battaglia, rendendo quindi tale sistema di combattimento piatto e irrilevante ai fini dell’esperienza. A questo bisogna aggiungere la possibilità di poter automatizzare i combattimenti e aumentarne la velocità, così da rendere ogni scontro rapido e indolore.
L’esplorazione a sua volta non offre grandi emozioni. Per spostarsi al di fuori di Salburg il calendario andrà avanti a seconda della destinazione scelta, tenendo in considerazione sia l’andata che il ritorno, aumentando così il tempo speso in questa attività. Le aree di raccolta, di cui soltanto 7 su 10 esplorabili, sono divise in 3 livelli in cui poter raccogliere i materiali necessari, visibili nella mappa del mondo. Senz’altro, viste le dimensioni contenute e tutti gli strumenti di cui è munita Marie, la raccolta dei materiali risulta immediata, inoltre ogni dungeon proporrà dei materiali rari in base alla stagione, dando così maggior importanza al calendario del gioco.
Il sistema di crafting riprende esattamente quello dell’Atelier Marie originale. Infatti, prima ancora di introdurre elementi come la combinazione di più materiali, i tratti, le statistiche, la qualità e gli effetti, il sistema alchemico si limitava alla realizzazione degli oggetti utilizzando direttamente le risorse necessarie. Questo ovviamente rende più semplice e diretto creare i vari oggetti necessari, ma siamo ben distanti dalla profondità e varietà di situazioni raggiunta oggi dalla serie. Il tipo e la quantità di oggetti sintetizzabili tramite alchimia è piuttosto limitata, e al contrario di quanto accade attualmente negli Atelier il crafting e il sistema di combattimento viaggiano su due parallele destinate a non incrociarsi, rendendo dunque la realizzazione di oggetti alquanto fine a sé stessa.
Atelier Marie Remake è essenzialmente un rifacimento 1:1 della prima opera del franchise. Pur non essendovi sostanziali aggiunte oltre alla modalità Unlimited, questa riedizione riesce ad offrire uno svecchiamento del comparto ludico e un restauro grafico apprezzabile. In particolar modo dà identità al comparto artistico del gioco, riprendendo i toni spensierati della serie che si manifestano attraverso i vivaci colori che caratterizzano i pochi livelli esplorabili. Inoltre va considerata la ricostruzione degli ambienti, che risultano più plausibili e dettagliati. Possono far storcere il naso i modelli dei personaggi, realizzati in formato chibi, che snaturano il loro aspetto reale ammirabile negli sprite 2D dei dialoghi (ricreati per l’occasione), i quali rievocano il character design di Kohime Ohse. La colonna sonora infine è quella originale, presente sia in versione classica che riarrangiata, e l’utente può scegliere l’una o l’altra a seconda delle proprie preferenze.
Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salburg è un remake senza infamia e senza lode, che non si sforza di apportare grandi migliorie né al sistema di gioco né alla quality of life. Senza dubbio è stato fatto un buon lavoro di svecchiamento ed è interessante riscoprire da dove ha avuto inizio quello che negli anni è diventato uno dei migliori sistemi di crafting in circolazione, ma in fin dei conti è poco per giustificare realmente l’esistenza di questo remake. Un restauro discreto, che però per celebrare i 25 anni del franchise avrebbe potuto offrire qualcosa di più.
Special thanks to Koei Tecmo
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