Capcom sta vivendo un periodo davvero incredibile: ogni videogioco pubblicato dalla casa di Resident Evil, Devil May Cry e Monster Hunter si rivela un successo sia economico che di critica, elevando così l’azienda a beniamina del pubblico. In una simile sequela di vittorie non è mai facile prevedere quando verrà commesso un passo falso, ma ultimamente i campanelli d’allarme si erano attivati con un certo anticipo e il loro suono non faceva che evocare un nome: Exoprimal.
Questa nuova IP sci-fi a tema dinosauri incontra il mondo dei Game as a Service, con il conseguente disinteresse del grande pubblico: dopotutto il mercato dei GaaS oggi è complicato, e anche le formule che sembrano vincenti spesso vanno incontro a un triste destino. Exoprimal non fa eccezione e si ritrova a fare i conti con un mercato infausto da cui è difficile emergere, persino arrivando al lancio sull’acclamatissimo Game Pass. Cosa ha portato Capcom a prendere questa cantonata?
Exoprimal cala i giocatori in un contesto ingarbugliato di viaggi temporali e dimensionali, mettendo alla base di tutto un futuro distopico in cui l’umanità si serve di speciali tute definite exocorazze per fronteggiare una minaccia che arriva direttamente dal passato: i dinosauri. Le antiche creature vengono catapultate nel futuro attraverso dei varchi creati da una potentissima intelligenza artificiale nota come Leviathan, che per qualche arcano motivo confina l’equipaggio di un’aeronave sulla misteriosa isola di Bikitoa.
Sperduta nel mare meridionale, Bikitoa era il quartier generale di un’importantissima azienda tecnologica, la Aibius Corporation, creatrice dell’IA che sta distruggendo il mondo. L’equipaggio naufrago sull’isola vede tra i suoi membri il nostro protagonista, un pilota di exocorazze nonché ultima speranza per salvare l’umanità dall’imminente estinzione. Lui, insieme a piloti provenienti da altre dimensioni e linee temporali, viene richiamato da Leviathan e intrappolato all’interno di una simulazione, il cui scopo è quello di raccogliere dati bellici per motivi inizialmente ignoti. In queste complesse simulazioni, i piloti dovranno fronteggiare orde di dinosauri per sopravvivere, finché l’intelligenza artificiale si riterrà soddisfatta dei risultati ottenuti.
Il racconto di Exoprimal fa solo da contorno all’impianto ludico. Infatti, la storia viene frammentata nel centinaio di file che si sbloccheranno dopo diverse partite, risultando dispersiva e poco incisiva. Neppure l’esiguo cast di personaggi o gli eventi che avvengono casualmente durante le partite possono risollevare le sorti di un impianto narrativo a dir poco deludente, che non riesce ad appassionare nemmeno per un attimo. La frammentazione poi mescola gli eventi ignorandone l’ordine cronologico, mettendo infine sul piatto un quadro confuso e poco d’impatto.
Exoprimal è un titolo che si concentra particolarmente sul gameplay, proponendo una modalità di gioco PvPvE. 2 squadre da 5 giocatori si fronteggiano nella simulazione creata da Leviathan, dove dovranno completare una serie di obiettivi prima di accedere alla missione finale. I compiti da portare a termine potranno spaziare dallo sterminio di dinosauri alla difesa di un punto d’interesse, variando di poco l’esperienza di ogni partita. Nella missione finale, a seconda della modalità di gioco (che ricadrà tra PvE e PvP), le due squadre potranno scontrarsi direttamente in obiettivi appositi, o indirettamente come accade nel resto della partita.
Durante i match potranno verificarsi degli scenari speciali, dove le due squadre si alleeranno per fronteggiare una minaccia ancor più grande. Questi combattimenti avvengono perlopiù per soddisfare delle esigenze narrative, ma probabilmente è qui che si può apprezzare maggiormente il gameplay. Infatti di tanto in tanto vi saranno delle vere e proprie calamità, con i varchi spaziotemporali che assumeranno proporzioni enormi liberando una quantità indefinita di creature: è proprio in questi momenti che lo spirito di sopravvivenza prevale, e bisogna fare fronte unito con gli alleati per resistere alla gargantuesca e letale orda di dinosauri.
Il gameplay del titolo, che riprende i classici connotati di uno shooter in terza persona, mette al centro le exocorazze. Distinte per classe come DPS, Tank e Healer, queste speciali armature sono dotate di funzionalità peculiari che permettono un approccio diversificato, rendendo così l’esperienza leggermente più complessa. Ogni corazza inoltre vanta una propria progressione, che a sua volta sblocca moduli di potenziamento con cui migliorare le prestazioni sul campo di battaglia ottenendo così una maggiore efficienza. Tuttavia è sconveniente focalizzare la propria esperienza su una singola exocorazza: l’aumento di livello non ne migliora le statistiche e i potenziamenti disponibili si sbloccano molto presto, pertanto continuare a utilizzarne una per portarla al massimo livello allo stato attuale comporta solo una grande perdita di tempo. Il gioco spinge l’utente a cambiare frequentemente la tuta da combattimento, grazie soprattutto alla possibilità di farlo in qualsiasi momento durante la partita.
Exoprimal nonostante tutto pone alla base un gameplay interessante che richiama i più conclamati hero shooter, dando però al giocatore una serie di elementi che non trovano un’utilità ai fini dell’esperienza. Primo tra tutti il PvP, che si rivela fin troppo fine a sé stesso. Sebbene lo scopo ultimo del gioco sia quello di raccogliere dati sulle prestazioni degli exocombattenti, lo scontro tra giocatori durante la missione è un fattore che non trova alcuna rilevanza nel gameplay, al punto da non fornire particolari ricompense per l’eliminazione degli altri. Il titolo premia maggiormente lo sterminio di dinosauri, al punto da rendere più conveniente giocare nel PvE, dove lo scontro tra squadre rimane parallelo. Infatti il titolo dà il meglio di sé nei momenti in cui entrambe le squadre sono chiamate a collaborare nelle istanze speciali architettate da Leviathan, nelle quali viene emulata la struttura dei tipici raid che caratterizzano titoli come Destiny e affini.
Un altro fattore che ha poco impatto sull’esperienza è la struttura Game as a Service. Nelle prime settimane del lancio, Exoprimal si ritrova ad avere una quantità piuttosto scarna di contenuti, i quali si esauriscono nel giro di poche ore. Non basta la presenza di un battle pass che eroga i consueti oggetti cosmetici e casse premio, e neanche i crediti di gioco trovano un’utilità se non per acquistare e potenziare gli appositi moduli per le armature. Pertanto siamo lontani anni luce dai GaaS più riusciti, poiché l’esperienza di gioco si limita soltanto alle due modalità presenti attualmente, la cui rotazione di mappe e obiettivi è decisamente pessima.
Infatti spesso e volentieri l’esperienza sarà totalmente incentrata su 3 di 6 mappe disponibili, con obiettivi che tendono a ripetersi fin troppo spesso. Sebbene al primo impatto il titolo risulti decisamente ripetitivo, bisogna però menzionare la presenza di una varietà di missioni più accentuata. Purtroppo la sensazione che si percepisce nell’ultima fatica di Capcom è che tutto venga proposto senza alcuno scopo preciso, lasciando l’utente in balia di un titolo che non sembra neanche ambire a durare nel tempo. Nonostante l’arrivo di una modalità sopravvivenza più ostica intitolata Sfida selvaggia, al momento è difficile stabilire se potrà essere un valido motivo per restare in quel di Bikitoa.
Exoprimal è un titolo always online, che lega dunque ogni suo contenuto all’attività multigiocatore. Il matchmaking con tanto di cross-play attivo risulta abbastanza rapido e l’infrastruttura di rete è particolarmente buona. Inoltre, in caso di carenza di giocatori, il titolo tenderà a inserire nella squadra dei bot, la cui intelligenza artificiale mi è parsa piuttosto competitiva. Tuttavia per quanto riguarda il discorso matchmaking, il titolo pone delle limitazioni – al momento – sulla formazione della squadra, non permettendo di formare in maniera volontaria un team composto da utenti provenienti da più piattaforme. In questi casi infatti il party potrà essere costituito unicamente da utenti del medesimo ecosistema, altrimenti bisognerà tentare la fortuna col matchmaking per poter giocare con amici provenienti da altre console o PC. Un cross-play che quindi funziona soltanto a metà, penalizzando la scelta della piattaforma su cui giocare, e rischiando anche di creare un forte disinteresse da parte di coloro che spesso e volentieri giocano in gruppo.
Il gioco è stato realizzato col RE Engine, che ancora una volta si riconferma incredibile ed estremamente versatile. Il motore proprietario dell’azienda giapponese non tentenna neppure davanti alle densità poligonali più elevate, soprattutto quando il numero di dinosauri su schermo diventa incalcolabile. Al di là della solidità grafica del titolo, le prestazioni – soprattutto nella versione PlayStation 5 da me testata – si sono dimostrate fluide e granitiche, riuscendo così a stupire sul fronte tecnico. Anche gli scenari, seppur non particolarmente vasti, offrono un’estetica interessante e alquanto densa, con un risultato complessivo sufficiente. Tuttavia non è possibile scegliere la modalità grafica del titolo, che viaggia su una risoluzione dinamica e 60fps. In quanto all’audio infine ho riscontrato problemi di mixaggio, con alcuni personaggi che parlano in inglese e altri che parlano in italiano, creando così confusione nonostante la presenza della localizzazione nella nostra lingua.
Exoprimal è il sintomo che i Game as a Service hanno iniziato a stancare il pubblico: nonostante la disponibilità su un servizio come il Game Pass, il suo lancio è stato afflitto da una scarsa presenza di giocatori nei server, e tutte le criticità che affliggono il titolo non rappresentano un buon biglietto da visita. Quanto Exoprimal riuscirà a sopravvivere prima di andare incontro a una possibile chiusura è ancora difficile da prevedere. Non rimane che sperare in nuovi contenuti che possano accendere l’interesse verso il titolo.
Un ringraziamento speciale a Plaion
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