Diciamoci la verità: dopo Saw Legacy e soprattutto Spiral nessuno sentiva il bisogno di un nuovo film su una saga che già 13 anni fa, con il settimo capitolo, pareva aver chiuso l’intera storia con le sue sottotrame. Ma si sa, the show must go on, soprattutto quando si parla di un genere remunerativo come l’horror dove il rapporto costi-guadagni finisce quasi sempre per premiare. E quindi come rinvigorire il franchise? Facciamo tornare John Kramer e Amanda Young, puntiamo sulla nostalgia e proviamo a scrivere una storia decente.
Il titolo più adatto per Saw X sarebbe in realtà Saw 1.5 dato che si tratta a tutti gli effetti un midquel, una storia di approfondimento dei personaggi ambientata tra il primo e il secondo capitolo. John Kramer, malato terminale, si reca in Messico pensando di aver trovato una miracolosa e sperimentale cura al suo male, salvo poi scoprire che l’intera operazione è solo una squallida truffa orchestrata dalla Dottoressa Pederson per raggirare persone disperate e ancora speranzose come lui. Come la prenderà il nostro Jigsaw?
Questa volta siamo di fronte a una storia semplice, lineare, il più classico dei revenge movie, dove ad essere punito non è semplicemente “chi non sa apprezzare la vita” ma chi ha fatto un grave torto proprio al protagonista. Saw X ha il vantaggio di non doversi collegare a nulla, di non dover proseguire sottotrame iniziate in altri capitoli, e questo ha il pregio di renderlo probabilmente molto più fruibile di qualsiasi altro sequel, nonostante però ci siano quelle due o tre cose da dover necessariamente sapere per potersi approcciare al film.
Alla regia ritroviamo Kevin Greutert, già noto alla saga come regista ma soprattutto montatore di quasi tutti i film precedenti, che mette in scena una regia pulita, chiara, cercando di riportare lo spettatore alle atmosfere dei primi 2-3 capitoli. Ad aiutarlo in questo, oltre alle musiche, è anche una sceneggiatura modesta, senza troppi fronzoli, che permette alla pellicola (la più lunga della saga con 118 minuti) di scivolare via senza troppi intoppi.
Come ogni revenge movie che si rispetti, Saw X ha a tutti gli effetti un “villain”: la Dottoressa Cecilia Pederson (Synnøve Macody Lund) è talmente stronza e cattiva da portare lo spettatore a empatizzare forse un po’ troppo con John Kramer che, ricordiamolo, pur non essendo fondamentalmente malvagio è comunque un pazzoide… e anche piuttosto sadico. Certo, non è la prima volta nella saga che si arriva a comprendere e per certi versi a capire la psicologia di un malato terminale come Jigsaw, ma probabilmente, essendo questa un’avventura “personale”, si è deciso di non preoccuparsi troppo della questione, facendolo apparire alla fin fine quasi come l’eroe che salva la situazione.
Saw X non è il ritorno col botto che qualcuno si potrebbe aspettare, ma nonostante tutto nella sua semplicità risulta uno dei migliori sequel dell’inarrivabile capostipite (non che ci fosse poi tutta questa agguerrita concorrenza), con le sue squilibrate e ingegnose trappole ai limiti dell’inverosimile, la sua abbondante dose di splatter e il suo solito twist finale, anche se questa volta meno eclatante di altre. Saw X non è neanche un lavoro di reale approfondimento dei personaggi, visto che si sapeva già tutto ciò che si doveva sapere sulla psicologia del protagonista, ma esclusivamente un’avventura ex novo inserita nella mitologia di Saw, che al massimo ci permette di osservare meglio il “backstage”, una diverso punto di vista sul lavoro di squadra di John e Amanda.
È dura credere che un ottantenne Tobin Bell e una cinquantaquattrenne Shawnee Smith qui possano avere 20 anni in meno (ricordiamo che la pellicola è ambientata dopo il primo Saw), ma una volta chiuso un occhio su questo, rimane come sempre una spettabile interpretazione da parte due attori che hanno reso iconica la saga, ed è un grandissimo piacere di rivederli all’opera come nelle origini. Dubito che gli spettatori usciranno esultanti ed estasiati dalle sale, ma sicuramente potranno dirsi soddisfatti dall’aver visto un film godibile, quadrato, un altro interessante (seppur superfluo) tassello del puzzle della vita di Jigsaw. In attesa di vederne ancora un altro.
Un ringraziamento speciale a Eagle Pictures
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