Audrey Hepburn. Chi, al sentire o leggere questo nome, non rievoca immediatamente il volto della famosa attrice? Lei però non era solo questo: era anche donna, madre, compagna, e prima di tutto ciò era anche una ragazza inesperta e umile, piena di sogni e ben consapevole delle sue fortune. Ma come raccontare di un’artista tanto famosa, di cui si è già ampiamente parlato, senza essere noiosi e ripetitivi? Michele Botton e Dorilys Giacchetto, con Audrey Hepburn edito da BeccoGiallo, ci hanno provato e ci sono riusciti.
La prima cosa da notare è che il fumetto è stato pubblicato previa revisione di Luca Dotti, figlio di Audrey Hepburn, che ne ha scritto anche la prefazione. Avere un familiare della famosa diva come “garante” dell’opera le conferisce non solo una solida nota di veridicità, ma permette anche di approfondire il personaggio dell’attrice nelle piccole cose, nelle sue tenerezze e nella sua discreta intimità, umanizzandola.
Questo fumetto, in effetti, si prefissa proprio la missione di fondere l’idolo con la donna, di ricordare Audrey non solo come una figura bidimensionale su uno schermo o come ambasciatrice Unicef, ma come persona a tutto tondo, con i suoi punti di forza e le sue debolezze, con il suo presente ma anche con un passato da bambina vissuta durante la seconda guerra mondiale.
La figura di Audrey Hepburn viene narrata scegliendo dei momenti chiave, dei punti di svolta che non coincidono unicamente con i suoi film, ma che vengono scanditi anche dagli uomini di volta in volta al suo fianco (che siano compagni, amici o maestri). La storia inizia dal principio, fin da quando la Hepburn, da bambina, soffriva la fame a causa della guerra e aiutava i poveri soldati. Lei, essendo d’animo sensibile, è ben consapevole di cosa voglia dire soffrire e non se n’è mai dimenticata.
Viene rappresentata una Audrey Hepburn molto umile, ben conscia delle sue fortune ma anche della sua capacità di non gettare al vento le occasioni giuste; anziché agire con superiorità cerca di apprendere il possibile, donando tutta sé stessa al suo lavoro e alla sua arte, accettando critiche sia positive che negative. Soprattutto, vengono rappresentati con tenerezza e rispetto la sua fragilità, la sua necessità di costruirsi una famiglia e di sentirsi madre, la sua insoddisfazione, i suoi problemi alimentari e la depressione.
Lei ha tanto da insegnare e la sua vita può essere un esempio per tante persone, uomini o donne che siano, non tanto dal punto di vista della fama e dalla carriera, quanto piuttosto per l’approccio stesso alla vita, che al successo predilige il trovare una propria serenità e il saper capire cos’è davvero importante. Michele Botton e Dorilys Giacchetto si fanno portatori di messaggi importanti, che non possono e non devono essere fraintesi. Non scadono nella retorica scontata, non denunciano, ma suggeriscono, mostrano, fanno riflettere.
Per quanto riguarda invece il lato formale, i dialoghi danno voce ai personaggi in modo naturale, senza essere scontati o perdersi in lunghi discorsi retorici. Il disegno racchiude nei suoi tratti la stessa eleganza di Audrey Hepburn e così riesce a rappresentarla al meglio: lo stile risulta dolce e delicato, sempre morbido nonostante i neri molto marcati, mentre i colori sono compatti e donano alle figure spessore e maggior carattere.
Audrey Hepburn è stata tante cose, e bisogna ricordarlo. È una di quelle figure che non va dimenticata e che troppo spesso viene rappresentata sotto un unico aspetto. Allo stesso modo, questa lettura non è una monotona biografia, ma è tante cose insieme, e la sua lettura non può far altro che arricchire chiunque vi si approcci.
Un ringraziamento speciale a BeccoGiallo
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