The Holdovers – L’Attimo Fuggente di questa generazione

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Voto:

Chi più chi meno, per tutti nella propria vita può arrivare un momento in cui ci si sente uno scarto. Questo può avvenire per mille motivi: alle volte si tratta di cose sulle quali non abbiamo controllo come l’orientamento sessuale o il colore della pelle, mentre in altre occasioni sono le nostre convinzioni e azioni a condurci all’isolamento e al malessere. Ma la realtà è complessa e promiscua, e non si può ridurre a un banale rapporto di causa-effetto: le concause che ci portano ad avere una certa vita sono potenzialmente infinite, e alla fine di tutto a definirci è ciò che scegliamo di fare anche quando ci troviamo nel nostro punto più basso.

The Holdovers – Lezioni di vita, parla proprio di questo: è un film divertente, delicato e toccante, che racconta di persone all’apparenza parecchio diverse, ma che condividono l’essere sole e messe da parte, e che le vicissitudini della vita portano a farsi compagnia e legarsi.

the holdovers paul giamatti

Siamo nel 1970 presso la Barton Academy nel New England, un istituto per giovani di famiglie perlopiù facoltose. Giungono finalmente le vacanze di Natale e purtroppo non tutti gli studenti possono tornare a casa per le feste: tra questi c’è Angus Tully (Dominic Sessa, al suo debutto sul grande schermo), la cui madre si è risposata e ha deciso di andare in luna di miele proprio in questo periodo, tradendo la promessa fatta al figlio che, per diversi motivi, non se la passa bene. Come se non bastasse, a fargli da guardiano rimane il professore più inflessibile e apparentemente sadico della scuola, l’esperto di storia classica europea Paul Hunham (Paul Giamatti), costretto ad accettare dal preside questo incarico come punizione per aver tenuto fede ai suoi principi bocciando uno studente carente e sfrontato, nonostante fosse il figlio di un importante senatore.

Con loro c’è anche Mary Lamb (Da’Vine Joy Randolph), capo cuoca della scuola che ha da poco perso il figlio (neanche ventenne) nella guerra del Vietnam, e cerca di tirare avanti bevendo spesso e dedicandosi al lavoro. I tre, parecchio distanti tra di loro, nelle settimane a seguire si ritroveranno a condividere parti di loro stessi, ridere, fare pazzie, piangere, e imparare a vicenda.

the holdovers personaggi

Il periodo in cui è ambientato il film è ben contestualizzato innanzitutto dalla colonna sonora, composta in gran parte da canzoni anni ’70, nonché dai brani originali di Mark Orton che ricalca le sonorità dell’epoca. Poi in questo senso c’è stato un grande lavoro anche a livello di riprese: il direttore della fotografia Eigil Bryld ha raccontato che lui e il regista Alexander Payne hanno ragionato a lungo su come dare la sensazione di trovarsi davanti a un film di cinquant’anni fa; dopo qualche esperimento con camere da 16 e 35mm, infine hanno optato per il digitale invecchiando il tutto in post-produzione. In certe inquadrature l’immagine sembra un po’ tremare come se fosse davvero stata impressa su pellicola. Da menzionare anche il pregevole lavoro svolto sulle scenografie e i costumi.

Quello che però ho apprezzato sopra ogni altra cosa di The Holdovers è la scrittura. Il film è pieno di battute tanto divertenti quanto delicate, pur nella loro ricorrente scurrilità, e sono seguite da momenti seri e drammatici che per quanto potenti non sono mai “estremi”. Vengono trattati temi come la depressione, il lutto e la paura di non farcela, ma l’atmosfera non è mai pesante e il film mantiene una sua coerenza, risultando godibile e apprezzabile da parte di chiunque.

the holdovers paul angus

Paul è fedele a sé stesso e ama la storia perché convinto che lo studio del passato possa dirci chi siamo oggi e aiutarci ad essere migliori, ma predica bene e razzola male visto che non insegue i suoi sogni e non si apre mai al prossimo; Angus è irrequieto, si sente responsabile per la sua famiglia andata a scatafascio, e a un grande impegno nella scuola accompagna forti gesti sconsiderati, per poi pentirsene essendo fondamentalmente un bravo ragazzo. Il professore e il ragazzo capiranno di somigliarsi, e di poter imparare l’uno dall’altro l’importanza di credere in sé stessi. Mary invece cerca le risposte al suo dolore in fondo al bicchiere, allontanando il resto della sua famiglia e vivendo nei ricordi, finché non coglierà al volo un’occasione per provare a rimettere sulla giusta rotta la sua vita.

Al netto di qualche piccola sbavatura di regia, penso che The Holdovers meriti pienamente i premi già ricevuti ai Golden Globe e altri che eventualmente riceverà. Vedetelo in solitaria, con la famiglia o semplicemente con le persone a voi care: credo che troverete almeno un personaggio o una sequenza che vi arriverà al cuore.

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Diplomatə al corso e al Master di Sceneggiatura alla Scuola Internazionale di Comics di Torino, laureatə in Letteratura Giapponese a UniTO e felice di essere qua :)

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