Se la Blumhouse si è guadagnata una certa reputazione nel corso degli anni è sicuramente grazie alla produzione di una serie di pellicole di un certo livello, basti pensare a Sinister, The Visit, Split, l’ultima trilogia di Halloween (ad esclusione dell’ultimo capitolo) o il godibilissimo M3GAN. D’altro canto però ha anche prodotto una serie piuttosto cospicua di mediocrate più o meno celebri o, fortunatamente, finite nel totale oblio cinematografico.
Purtroppo stavolta ci toccherà parlare di un film appartenente a quest’ultimo nutrito gruppo. Fino ad oggi abbiamo conosciuto case possedute, bambole possedute, persone possedute, addirittura auto possedute, quindi perché farci mancare una bella piscina posseduta?
Night Swim prende vita da un corto del 2014 dello stesso regista Bryce McGuire, che quindi ha avuto ben 10 anni per pensare a una storia con la quale riempire il tempo necessario per farne un lungometraggio. Nonostante questo, l’idea migliore che gli è venuta per l’incipit è: una famiglia si trasferisce in una nuova casa.
Ray Waller (Wyatt Russell) è un famoso giocatore di baseball che si ritrova a dover combattere contro una malattia degenerativa. Insieme alla moglie Eve, la figlia maggiore Izzy e il figlio minore Elliott, Ray decide di acquistare una casa con piscina ad un prezzo fin troppo vantaggioso (senza che questo gli desti alcun sospetto), dove poter eseguire parte della riabilitazione, in una cittadina dove ha trovato lavoro la moglie. Ben presto tutta la famiglia inizierà ad avere esperienze singolari e sinistre con la piscina, ad eccezione proprio di Ray, che invece ne trarrà beneficio (se avete presente Cocoon, qualcosa del genere).
Battute a parte, c’è da dire che il regista le prova tutte per creare una certa suggestione, e in alcuni casi ci riesce anche, con la piscina che riesce a trasmettere apprensione soprattutto attraverso le immagini viste dall’acqua, che scompaiono una volta riemersi. Ma grosso modo la tensione (se così possiamo chiamarla) nei primi due terzi di film è tutta qui, accompagnata qua e là da qualche jumpscare e nulla più.
L’unica sequenza degna di nota è posizionata nell’ultimo atto: una scena dalla tensione crescente, ben girata, dove ci si ricollega al prologo e si viene a scoprire la verità su cosa realmente ha colpito la famiglia. Alla fine però lo schema è sempre il solito, trito e ritrito: prologo, calma apparente, escalation di terrore, rivelazione, conclusione. Ad accompagnare il tutto ci sarebbe anche un cast di protagonisti valido, con le facce giuste e con una caratterizzazione tutto sommato decente, ma che si rivela in fin dei conti sprecato per una storia che ha ben poco da dire.
È proprio il concept di base ad essere misero, e di certo la sceneggiatura (ricordiamo: 10 anni per capire cosa inventarsi) non aiuta a costruire una storia che nessuno pretendeva essere memorabile, ma perlomeno degna di nota e intrigante.
Come già detto, Bryce McGuire alla regia ci prova come può a valorizzare la sua creatura, ma oltre alle discrete sequenze acquatiche e una manciata di scene dove riesce a creare una sorta di inquietudine, tutto si riduce ad una storia che non solo non regala nulla di nuovo, ma si rivela del tutto inconsistente, evanescente.
Anche il finale, quantomeno sensato, risulta frettoloso e approssimativo; un finale sul quale non posso esprimermi troppo per non incappare nello spoiler, ma che lascia i protagonisti quasi indifferenti di fronte a ciò che succede, senza un minimo di emozioni umane credibili che valorizzino l’epilogo della storia. Insomma, Night Swim non sarà il male assoluto, sia chiaro, ma chi cerca una qualche ventata di aria fresca nel genere (tra l’altro sempre più rara) di certo ne rimarrà deluso. Il film affonda inevitabilmente nelle torbide acque delle produzioni Blumhouse più mediocri. Peccato.
Un ringraziamento speciale a Universal Pictures Italia
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