The Outlast Trials, un incubo da affrontare in compagnia (Xbox Series X)

the outlast trials

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A 11 anni di distanza dal primo Outlast, che si è guadagnato un posto nel cuore di molti appassionati, The Outlast Trials trascina nel vortice dell’internet le atmosfere che hanno reso celebre la serie, abbracciando la sovrastruttura del live service. Prova superata, anche se purtroppo solo in parte.

L’espediente narrativo con il quale si viene catapultati nel mondo di gioco si adagia in modo convincente sulla sua natura cooperativa: nei panni di un senzatetto, veniamo reclutati dalla famigerata Murkoff Corporation per sottoporci come cavie a esperimenti di vario genere. Dopo uno scarno editor del personaggio e una prima sezione che funge perlopiù da tutorial, si effettua l’ingresso nel dormitorio, vero e proprio hub di gioco. Qui è possibile personalizzare la propria stanza, acquistare potenziamenti di vario tipo per affrontare al meglio le prove, nonché giocare a braccio di ferro oppure a scacchi con altri “pazienti” durante la coda per il matchmaking.

La componente narrativa finisce qui, ponendosi quindi come mero scheletro contestuale all’esperienza. Il loop di gioco consiste nell’affrontare, da soli o con un massimo di altri 3 giocatori, esperimenti di varia durata al superamento dei quali si riceveranno ricompense a seconda di quanto si è stati abili. Tornando al dormitorio quindi si investe quanto guadagnato in abilità passive e attive, per poi ricominciare, delineando un percorso di salvezza oppure, nelle parole della spietata multinazionale, di ascesa.

The Outlast Trials percorso

Poco da criticare, fin qui. Rendere la storia coerente con la struttura ludica aperta e reiterativa di una produzione online non è cosa da poco: troppo spesso le esperienze di questo tipo sono caratterizzate da una dissonanza di fondo, dovuta alla ripetizione (più volte) di sezioni di gioco concepite per essere godute una volta sola. È una problematica presente anche in questo The Outlast Trials, ma quantomeno non dal punto di vista narrativo e di lore.

Le prove si ergono a quintessenza della struttura tipica della serie, ognuna con una quest da portare a termine se si desidera fare ritorno al dormitorio: scenari tentacolari e disseminati di trappole dove è impossibile l’impiego di qualsivoglia strumento d’offesa. Si ha l’oscurità come unica compagna fidata, oltre al visore notturno e la fuga a gambe levate verso nascondigli temporanei, che siano armadietti o barili vuoti.

La costante e sottile tensione che si prova nell’esplorazione, seguita da pugni di adrenalina quando si viene scoperti, torna prepotente anche in quest’ultima iterazione di Outlast, complice una certa maestria ormai raggiunta dallo studio di sviluppo, che non si risparmia nel mettere in scena momenti davvero cruenti. L’atmosfera claustrofobica e angosciante è sorretta inoltre da un design degli ambienti che riesce nell’intento di mordere lo stomaco del giocatore, lasciandolo respirare per pochi attimi prima di ripartire alla ricerca dei vari strumenti sparsi per la mappa, cruciali per la sopravvivenza durante gli esperimenti.

The Outlast Trials nemici

Superato l’entusiasmo iniziale, tuttavia, ci si rende conto di come il quest design sia concepito quasi esclusivamente per un’esperienza multiplayer, lasciando pochissimi spiragli per godere dell’intera produzione da soli. Se non si hanno amici con cui giocare, dunque, sconsiglio fortemente l’acquisto di The Outlast trials, poiché diverrebbe frustrante; basti pensare che in singolo occorre quasi il doppio del tempo per il completamento delle prove, dato che la struttura di quest’ultime è evidentemente studiata per giocare insieme a qualcun altro, e all’occorrenza dividersi per soddisfare simultaneamente le condizioni di superamento della quest.

Insomma è in compagnia, magari con la possibilità di comunicare a voce, che il titolo offre i suoi momenti più alti. La cooperazione fa scemare per forza di cose molta della tensione che si accumula nell’avanzare verso l’uscita, ma crea situazioni a volte anche esilaranti, in un misto di risate e genuina paura che spinge a desiderare ancora momenti del genere.

Outlast lore

Durante l’esperienza multiplayer si notano di più piccole falle nella IA dei nemici, non sempre reattivi come ci si aspetterebbe e in alcune situazioni fin troppo facilmente aggirabili, così come un’eccessiva complessità degli ambienti in alcune sezioni. Credo che dietro questa scelta si celi un espediente per garantire il fattore rigiocabilità, che tuttavia da solo, insieme al rimescolamento degli oggetti e degli obbiettivi sparsi per la mappa, non basta a far sì che lo stesso scenario venga giocato più volte mantenendo inalterate le emozioni della prima run.

La ripetitività, croce e delizia di questo tipo di produzioni, arriva presto anche in The Outlast Trials, e la varietà e la bellezza degli scenari come il luna park oppure il tribunale non basta ad allontanarne lo spettro. Un’aggravante non da poco all’interno del giudizio, se si considera che la tensione dovrebbe essere il filo conduttore dell’esperienza. Le missioni da svolgere durante le prove, infine, presentano lo stesso tipo di struttura, che sia prendere tre chiavi per aprire altrettante porte, oppure prendere tre taniche di benzina per bruciare tre cadaveri.

Per il futuro auspico l’introduzione di modalità che permettano di godersi almeno qualche porzione di gioco in singolo (banalmente anche riducendo gli obbiettivi assegnati nelle quest già presenti), nonché un’operazione di snellimento del matchmaking, considerando che ora è impossibile accedere tramite ricerca del gruppo a missioni non ancora giocate, allungando a dismisura i tempi di attesa.

Outlast Co-op

Dal punto di vista tecnico The Outlast Trials si presenta solido, con un uso sapiente dell’Unreal Engine 4 che rimane stabile a 60 FPS durante tutta la durata dell’esperienza. Nulla che faccia gridare al miracolo, ma gli ambienti sono relativamente ricchi di particolari e l’illuminazione, componente fondamentale, fa il suo dovere nell’alternanza luce-buio. Solo le animazioni risultano in alcuni frangenti un po’ legnose.

Sulla scia di altri horror cooperativi di successo, come Dead by Daylight o Phasmophobia, Red Barrels consegna ai giocatori di tutto il mondo un’esperienza divertente da giocare in compagnia e forte di tutta la lore e le atmosfere che hanno fatto di Outlast una serie di punta per gli appassionati, frenata però da alcuni inciampi strutturali e da limiti insiti del particolare genere a cui fa riferimento.

Special thanks to Red Barrels and Dead Good

Boligno Articoli
Videogiocatore da che ho memoria e lettore accanito, ritengo il videogioco una delle massime espressioni di arte al pari della letteratura e della poesia, altra mia grande passione. Divoro tutto il divorabile, con una predilezione per i giochi di ruolo e gli sparatutto.

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