Pubblicato nel 2006, La Strada è probabilmente il romanzo più famoso di Cormac McCarthy – nonostante sia tra gli ultimi – e una delle storie post-apocalittiche più celebrate del 21° secolo. Una storia entrata nell’immaginario collettivo anche grazie alla trasposizione cinematografica del 2009, diretta da John Hillcoat e con Viggo Mortensen e Kodi Smit-McPhee come protagonisti.
A un anno dalla morte dell’autore, il fumettista francese Manu Larcenet (già famoso per Blast e Il rapporto di Brodeck, quest’ultimo tratto dal romanzo di Philippe Claudel) dedica a La strada una nuova trasposizione, questa volta in forma di graphic novel pubblicata in Italia da Coconino Press, che in sole 160 densissime pagine riesce a riproporre appieno l’atmosfera nichilista e senza speranza di questa storia.
In un mondo post-apocalittico che continua a bruciare, e in cui piove costantemente cenere, un padre e un figlio senza nome viaggiano lungo una Interstate americana, un’infinita autostrada che i due percorrono per arrivare al sud, in un luogo dove non debbano più soffrire il freddo e la fame del nord. Lungo il loro percorso i protagonisti faranno numerosi incontri che metteranno alla prova non solo la loro sopravvivenza, ma soprattutto la loro moralità. Il padre infatti, nonostante sia spesso costretto a scelte difficili, cerca sempre di dire al figlio che loro sono “i buoni” e che ci sono moltissime persone cattive lungo la strada. È un mondo in cui qualsiasi bussola morale è andata persa, in cui l’innocenza e l’ingenuità del figlio sono le uniche cose che permettono al padre di andare avanti, dopo aver scelto di non farla finita e provare comunque a sopravvivere.
La storia del fumetto ricalca molto fedelmente quella del romanzo, senza modificare nessun evento principale della narrazione originale, ma riuscendo al contempo a mantenere lo stile molto personale di Larcenet. I disegni sono talmente curati da soverchiare il lettore di dettagli, mescolando delle pulite e ricche linee a matita, per i personaggi e i paesaggi, a delle sporche e caotiche chiazze a spugna per rappresentare la cenere, la sabbia, la neve, lo sporco e qualsiasi tipo di intemperia. Le vignette passano dagli enormi paesaggi alle strettissime caselle dei volti, e si ripetono ossessivamente in una griglia che, pur non essendo mai omogena e anzi, diversa per ogni tavola, riesce perfettamente a comunicare il senso di ripetitività e ossessività della loro esistenza. Anche i colori non sono omogenei, ma si alternano in base alle condizioni atmosferiche e persino agli incontri che i protagonisti faranno durante il loro viaggio: un gruppo di predoni di passaggio ad esempio porterà con sé anche delle pagine arancioni, che torneranno grigie una volta andati via.
Questa alternanza di stili e di colori permette all’autore di rappresentare ancora meglio il messaggio nichilista della storia, esplicitato anche da un dialogo del padre, che dice al proprio figlio spaventato dalla morte che se appunto dovesse morire “sarebbe l’ultimo giorno della Terra”. In questo senso la morte della soggettività, ormai impossibilitata a qualsiasi tipo di socialità che non sia regolata dall’homo homini lupus, diviene la morte dell’intero mondo. Ognuno vive la sua piccola realtà, con i propri colori e le proprie usanze, e se quella piccola realtà (padre e figlio) dovesse terminare, allora l’intero mondo finirebbe, perché non ne è possibile nessun altro.
Un altro tema indagato dalla storia è sicuramente il rapporto padre-figlio, che soprattutto nel fumetto emerge come completamente asimmetrico, con il figlio relegato al volere del padre, che non è mai in grado di spiegargli precisamente le proprie azioni e convinzioni, la proprio moralità. Il padre non riesce mai a rendere autonomo il figlio, da un lato per un innato senso di protezione, dall’altro perché lo vede come la sua unica luce in un mondo d’oscurità, e più di una volta dichiara di essere pronto a togliersi la vita se lui dovesse morire. Questa relazione morbosa è ciò che porta il ragazzo a rispondere molto spesso con “e vabbè” a qualsiasi spiegazione possa proporgli il padre, senza mai un pensiero critico, e questa sua mancanza si fa enorme nell’ambiguo finale, esemplificatore di questa tematica.
Manu Larcenet realizza una delle migliori trasposizioni a fumetti di un romanzo così famoso e premiato come quello di McCarthy, un’operazione sicuramente riuscita di uno dei maestri della bande dessinée. L’edizione italiana nel maxi formato cartonato 25×32 rispecchia quella originale dell’editore francese Dargaud, e la qualità dell’opera e dei materiali è così alta che vale ogni centesimo dei suoi 28€.
Sperando quindi che Coconino continui a portare opere di qualità come i fumetti di Larcenet o i manga di Furuya, per continuare ad avere una proposta di autori sempre interessante e stimolante, non posso che promuovere la trasposizione de La Strada come uno dei migliori fumetti occidentali degli ultimi tempi.
Un ringraziamento speciale a Coconino Press
Commenta per primo
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano le Norme sulla Privacy e i Termini di Servizio di Google.