Godzilla: Hic Sunt Dracones

godzilla hic sunt dracones saldapress

Voto:

Due cose per cui provo da sempre un’attrazione spontanea sono i pirati e i mostri, e quando ho visto che un fumetto sul Re dei Mostri per eccellenza metteva insieme le due cose mi sono detto che dovevo assolutamente averlo.

Godzilla: Hic Sunt Dracones, scritto da Frank Tieri e disegnato da Inaki Miranda, è ambientato nel XVI secolo e rivisita in chiave kaiju la vera impresa di circumnavigazione del globo compiuta da Sir Francis Drake. L’idea di base, semplice ma brillante, fa leva proprio su quel “hic sunt dracones” (“qui ci sono i draghi”) usato in alcune mappe dell’epoca, in alternativa al più diffuso hic sunt leones, per indicare luoghi ancora inesplorati e quindi potenzialmente abitati da creature pericolose, che qui per l’appunto diventano Godzilla e gli altri mostroni del suo pantheon.

godzilla hic sunt dracones henry hull

La storia non è raccontata direttamente dal punto di vista di Francis Drake, ma da quello del suo ex sottoposto Henry “Occhio Solo” Hull, detenuto dalle autorità britanniche nei Caraibi e in attesa di essere giustiziato per diversi crimini. Il pirata aveva partecipato alla missione di Drake e sa che l’obiettivo in realtà non era semplicemente circumnavigare il globo, bensì recuperare per conto della Regina Elisabetta un inestimabile tesoro sepolto sull’isola dei mostri. Rivelando queste informazioni agli inglesi, Hull cerca così di risparmiarsi la forca, ma già dalle prime pagine sorgono un paio di problemi vistosi.

Uno è che gli inglesi, che disprezzano il loro prigioniero vedendolo solo come un criminale alcolizzato, non hanno davvero motivo di iniziare a fargli raccontare la sua storia su Francis Drake, la Regina Elisabetta e un “drago sputafuoco”, difatti prima lo deridono ma poi rimangono ad ascoltare cos’ha da dire, dandogli persino del rum. Un condannato a morte si inventerebbe di tutto per rimandare la propria ora, e i carcerieri sembrano esserne ben consapevoli, eppure ascoltano il pirata aspettandosi chissà quale informazione preziosa. Questo avrebbe avuto anche senso se si fosse collegato bene al colpo di scena finale, cosa che però non avviene considerando chi sembra più interessato a lasciarlo parlare (pur dandogli del ciarlatano per tutto il tempo).

Poi c’è una questione di date che non tornano, perché si parte dal 1556 con Hull che racconta di questi avvenimenti passati. Peccato che nella storia vera Francis Drake sia nato attorno al 1540, la regina Elisabetta I sia salita al trono nel 1558 e la circumnavigazione sia avvenuta tra il 1577 e il 1580. Forse sono un tantino puntiglioso io per quello che in fondo è un fumetto di Godzilla, ma avendo scelto un contesto storico preciso e dei personaggi realmente esistiti perché perdersi in un bicchier d’acqua in questo modo?

godzilla hic sunt dracones regina elisabetta

Al di là di questo la commistione di kaiju e XVI secolo ha il suo perché, e funziona bene all’interno di quella che è una classica avventura piratesca con un tesoro da recuperare esplorando un’isola misteriosa. Per certi versi anche fin troppo classica, se non fosse per una componente di occultismo che riprende il concetto (familiare al franchise) dei kaiju temuti e adorati come divinità in tempi antichi, dando alla storia dei risvolti più intriganti e facendo da unico collante tra le due anime del fumetto: senza di questo, si sarebbe potuto sostituire Godzilla con un drago qualsiasi e in pratica non sarebbe cambiato nulla. In tal senso una piccola nota di demerito però va alla cafonata di far vedere GODZILLA scritto a caratteri cubitali all’interno di un tempio abbandonato, di cui capisco l’intenzione a inizio capitolo, ma che con tanto di indecifrabili scritte antiche intorno è abbastanza un pugno nell’occhio.

E a proposito di pugni non mancano ovviamente le care vecchie botte da orbi, sia tra mostri e umani, con Godzilla che normalmente accartoccia carri armati, figuriamoci velieri di legno, sia tra mostri e mostri mettendo in scena anche soluzioni particolarmente inaspettate e divertenti, che risultano sopra le righe in senso buono. A livello concettuale mi è piaciuto il parallelismo tra due combattimenti che si svolgono in contemporanea, uno tra pirati e uno tra mostri, che vede Godzilla paragonato al capitano di una nave in quanto “sovrano” dell’isola.

In quanto ai disegni Inaki Miranda ha svolto senza dubbio un ottimo lavoro, ma lo stile di per sé rimane entro i confini di un classico fumetto americano senza grande personalità, e di conseguenza non mi ha entusiasmato granché. Ho sentito la mancanza di una marcia in più specialmente nel design di Godzilla e degli altri kaiju, soprattutto a fronte di una cover gallery finale che mostra delle alternative di gran lunga più interessanti. Tuttavia almeno due o tre tavole le ho trovate molto belle, e in diverse occasioni mi ha piacevolmente colpito il modo in cui le vignette assecondano la narrazione, ad esempio diventando tonde quando si fa uso di un cannocchiale o venendo sbatacchiate dentro la pagina quando i mostri se le danno di santa ragione.

godzilla hic sunt dracones kaiju

Godzilla: Hic Sunt Dracones purtroppo si è rivelato molto meno avvincente di quanto mi aspettassi. Si tratta tutto sommato di un racconto d’avventura gradevole, ma indipendentemente da Godzilla, la cui presenza in realtà non è particolarmente significativa rendendolo un mostro come un altro. È un fumetto con tanto potenziale sprecato sia nella sua componente kaiju che in quella storica, trattate entrambe troppo alla buona e mai davvero amalgamate tra loro.

Un ringraziamento speciale a saldaPress

RocketSimoon Articoli
Appassionato di film e videogiochi da quando c'erano ancora videocassette e floppy disk, da meno tempo anche di serie tv. Sono curioso per natura e per questo non specializzato in un unico genere, ma tendo a preferire horror, thriller e azione.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano le Norme sulla Privacy e i Termini di Servizio di Google.