Se dovessimo valutare questa generazione videoludica in maniera oggettiva, difficilmente potremmo farla rientrare tra le migliori. Non prendiamoci in giro: questi ultimi 4 anni di “next-gen” non sono stati per nulla emblematici, e anche se di tanto in tanto abbiamo visto qualche diamante brillare, tendenzialmente abbiamo avuto più delusioni che soddisfazioni. Basti solo pensare che, probabilmente, in questa generazione c’è stato il più grande riciclo di idee di sempre. Di giochi nuovi (sequel compresi) infatti ce ne sono stati pochi, mentre hanno abbondato remastered e remake, motivo per cui ormai quando riemerge l’ennesimo gioco dal passato l’entusiasmo non è esattamente alle stelle.
Ogni tanto però accade che il ritorno di qualche vecchia opera riesca comunque a stuzzicare una curiosità particolare, e questo è il caso di Shadows of the Damned, un piccolo cult che durante la settima generazione di console ha saputo regalare immensi momenti di gioia e soddisfazione ai giocatori. In più, considerando che la versione originale è introvabile sugli store attuali, una remastered aveva più che senso.
Tuttavia in un periodo come quello che viviamo oggi, dove la ricerca del profitto sovrasta su tutto, un gioco come Shadows of the Damned: Hella Remastered può davvero incontrare le esigenze dei giocatori? Non è la prima volta quest’anno che un prodotto simile cerca di far leva su una determinata fetta di pubblico: l’abbiamo già visto ad esempio con Lollipop Chainsaw RePOP, che però è stato perlopiù uno spreco di potenziale. Quello che mi chiedo principalmente è: non saremo un po’ fuori tempo massimo per riportare un gioco del genere? Ironicamente, la risposta a questo mio dubbio sta in un misto di nostalgia, rispetto per i suoi creatori, ma anche un forte senso critico, e se da un lato tornare nei panni di Garcia è stato sicuramente divertente, dall’altro non sono affatto mancati dei problemi.
Due amici, una ragazza e un milione di demoni
Se siete videogiocatori con una certa esperienza, sicuramente i nomi Suda51 e Shinji Mikami non vi saranno nuovi. Da una parte abbiamo uno dei game designer più folli al mondo, dall’altra un vero e proprio visionario che ha creato pilastri del settore. La fusione di queste due menti ha dato vita a una delle produzioni più assurde dell’epoca PS3/Xbox 360: Shadows of the Damned rappresenta l’intera essenza delle loro opere, e questo si nota in particolare nella narrazione.
La storia è semplicissima: il cacciatore di demoni Garcia si trova a dover fare un viaggio negli inferi perché l’anima della sua amata Paula è stata “presa in ostaggio”. Accompagnato dal suo fidato amico Johnson, il protagonista quindi dovrà fare una strage di creature oscure nella speranza di poterla salvare. Nonostante sia tutto molto lineare, c’è da dire che non ci si annoia mai. Infatti Shadows of the Damned ha uno dei racconti forse più folli e divertenti di sempre, grazie specialmente a Garcia e Johnson che sono degli “eroi” estremamente carismatici. Il primo è il classico macho latino che spesso si dimostra intelligente come un muro di mattoni, l’altro è la classica spalla con la battutina pronta che in più occasioni salva la pelle al proprio amico.
Il tutto ricorda un po’ quei film di serie Z che alla fine sono così divertenti da diventare dei cult. Insomma la storia qui è talmente trash (e a tratti brutta) da fare il giro e diventare geniale, tant’è che oggi anche le battute e i temi trattati sono invecchiati molto bene e in grado di rendere l’esperienza molto piacevole.
Dannato gameplay
Ad essere invecchiata come un cartone del latte aperto invece è la parte ludica. Ammettiamolo: già nel 2011 Shadows of the Damned risultava estremamente limitato nel gameplay, apparendo semplicemente come un Resident Evil 5 con qualche meccanica in più (ma la stessa legnosità). Quello che speravo di trovare in questa Hella Remastered era quantomeno una limatura delle imperfezioni, come il sistema di mira, invece mi duole dirlo ma dal lato del gameplay siamo davanti a un disastro ferroviario. Vedere nel 2024 un sistema di puntamento ancora così impreciso e in grado di costare intere sezioni di gioco fa davvero arrabbiare, e come se non bastasse il sistema di checkpoint rimane un mezzo casino, con le posizioni dei punti di salvataggio del tutto incoerenti. Certe volte ci si ritrova a dover ripetere intere sezioni di 5/10 minuti solo perché il gioco decide di non avere un checkpoint dove dovrebbe.
Potrebbero sembrare imperfezioni minori, ma il problema è che si incontrano davvero troppo spesso. Tra mira imprecisa, checkpoint caotici, danno dei nemici sbilanciato a qualsiasi livello di difficoltà e un level design estremamente piatto, la creatura di Suda e Mikami fatica a stare in piedi nel 2024. So che stiamo parlando di una “reliquia” del passato che comunque non si prendeva sul serio, e so anche che parliamo pur sempre di un gioco a basso budget, ma pur con queste premesse è difficile valutare in maniera positiva questa riedizione.
Anche i demoni piangono, ma per colpa del frame rate
Senza girarci troppo intorno, Shadows of the Damned: Hella Remastered è probabilmente uno dei lavori più pigri mai visti in termini di “restauri” videoludici. Dal lato tecnico il gioco è imbarazzante, a partire dalle texture originali leggermente upscalate per gli schermi moderni. Definire il frame rate “ballerino” poi sarebbe un complimento: per tutta la durata dell’avventura ho sperimentato cali drastici, arrivando a toccare persino i 20 FPS se non meno. Preciso però che ho giocato su PS5, dove non ho trovato alcuna modalità grafica a disposizione.
Il gioco dovrebbe supportare la risoluzione 4K, però ho avvertito del downscaling in moltissime zone, quindi non penso sia nativa. L’unica cosa che potrei davvero salvare del comparto tecnico è l’audio, dal momento che sia il doppiaggio che le musiche create ad hoc da Akira Yamaoka sono ancora piacevoli da ascoltare. Anche per il missaggio siamo di fronte a un prodotto più che decente.
Difficile consigliare Shadows of the Damned: Hella Remastered. Da un lato si tratta comunque di un gioco molto particolare, dall’altro questa sua versione “aggiornata” è estremamente pigra e mantiene intatte delle meccaniche invecchiate piuttosto male. Il carisma della storia e dei personaggi in tutto ciò non riesce a fare da contrappeso alla pessima esperienza data da un comparto tecnico insufficiente. Bello riscoprire alcune glorie del passato, ma se la strada dev’essere così tortuosa forse è meglio non partire nemmeno.
Se amate intensamente il trash e non siete schizzinosi vi direi di dargli lo stesso una chance, perché comunque per voi potrebbe rivelarsi una bella sorpresa (e poi costa solo 25 euro). In caso contrario, potete tranquillamente evitare di riesumare il buon Garcia.
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